Balletto-melodramma
in due atti, dodici quadri
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Libretto |
N.D.
Kasatkina e V.Iu.Vasiliov
da A.Dumas figlio |
Coreografia |
N.D.
Kasatkina e V.Iu.Vasiliov |
Musica |
Giuseppe
Verdi
nella trascrizione di P.
Salnikov |
Scenografie |
L.
Solodovnikov |
Costumi |
E.
Dvorkina |
Numerosi
sono stati i tentativi di rendere
in danza
il dramma di A. Dumas figlio,
su musiche di compositori diversi,
da Schubert a Liszt e Chopin.
Per quanto attiene, invece,
alle pagine immortali, scritte
da G. Verdi con la "Traviata",
sono da citare l'allestimento
del New York City Ballet con
la coreografia di A. Tudor (1951),
quello del Chicago Ballet, col
titolo "Camilla" e
la coreografia di R. Page (1957)
e, infine, quello del Teatro
Regio di Torino col titolo "Rita
Gauthier" e la coreografia
di F. Termanini (1957).
Kasatkina
e Vasiliov, pur utilizzando
la musica di Verdi come i loro
predecessori, hanno elaborato,
tuttavia, una loro versione
con soluzioni originali e innovative.
Innanzitutto,
hanno creato un loro libretto
che utilizza il materiale letterario
dell'autentica storia de "La
Signora delle Camelie",
partendo dal romanzo di Alexandre
Dumas figlio e non dalla sua
versione teatrale, che ne costituisce
una successiva rielaborazione.
In piena
aderenza alla musica della "Traviata",
che è riflesso speculare
dei costumi e della società
di quel tempo, i due coreografi
sono riusciti a creare, attraverso
la danza
e la plasticità, un grande
quadro d'epoca, all'interno
del quale si sviluppa la vicenda
dei protagonisti. Nel loro spettacolo,
l'epoca volteggia frivola nei
valzer,
si scatena nei cancan
e nei galop, si lancia alla
forsennata ricerca di nuovi
e sempre più raffinati
piaceri, compra e vende tutto
e tutti. Abbiamo di fronte un
largo ventaglio di normative
estetiche, morali, etiche della
Francia della seconda metà
del XIX sec. e ciò spiega
la ricchezza e la varietà
delle situazioni e dei personaggi
che si riflettono nello spettacolo.
Questo avrebbe potuto spezzare
l'unità musicale-coreografica
della drammaturgia, ma Kasatkina
e Vasiliov si sono rivelati
autentici maestri di regia.
Sono riusciti a concepire elaborate
soluzioni coreografiche, sviluppando,
con precisione e chiarezza d'intenti,
lo scheletro scenico dell'opera
che viene poi riempito di multicolori
contenuti plastici.
La
drammatica vicenda dei protagonisti
non si svolge sullo sfondo dell'epoca,
rappresentata dalle danze d'insieme,
bensì all'interno di
questa. Lo sfrenato cancan,
che di volta in volta interrompe
i dialoghi intimi di Marguerite
e Armand e che li riporta dalla
profondità e sincerità
dei sentimenti alla frivolezza
e convenzionalità della
società, diventa premonitore
del dramma incombente. E' la
stessa forza che fa del vecchio
Duval un essere cinico e crudele,
non per sua natura, ma perché
incapace di sottrarsi alle convenzioni
sociali, di cui è egli
stesso vittima. Non sono semplici
circostanze o i caratteri dei
protagonisti che portano alla
tragedia, ma è la logica
stessa della vita dell'epoca,
con la sua ipocrisia, la sua
falsa morale, i suoi pregiudizi.
Estremamente
originali sono le visioni di
Marguerite Gauthier, veri e
propri intermezzi lirici, che
fanno da collante narrativo
all'intera vicenda, collegando
i diversi quadri dello spettacolo
che da essi prendono spunto
e vengono resi con una tecnica
di flash-back. Le quattro visioni
non sono solamente un espediente
di regia, ma introducono una
intima riflessione sulla caducità
delle cose terrene di fronte
all'eternità.
I
due coreografi
sembrano aver applicato la formula
di Vakhtangov, per il quale
il personaggio è una
somma di rapporti. I caratteri
dei loro eroi vengono resi appunto
in questo modo che, nel balletto,
significa danza
articolata nelle forme e nelle
strutture più svariate.
Ai monologhi e ai duetti si
alternano grandiose scene con
tutto il corpo
di ballo, ma sempre mantenendo
una esatta tonalità emotiva,
rispettando il dettato musicale
e sottolineando la "vocalità"
delle soluzioni coreografiche.
Anche gli
eleganti costumi e le ottime
scenografie, che spesso riprendono
motivi dei lavori di Degas,
contribuiscono a far raggiungere
l'intento che i coreografi si
sono posti. Talvolta, elementi
di scenografia assurgono a simboli
precisi e diventano parte inscindibile
della coreografia stessa. E'
il caso dell'enorme scala che
quasi "organizza"
gli atti e rappresenta una specie
di soglia dell'ignoto. Qui nasce
l'amore di Marguerite e Armand,
qui Marguerite muore durante
il Carnevale, mentre sotto di
essa danza e si diverte la folla
indifferente. Ma, forse, per
qualcuna delle ragazze che ballano,
il destino ha stabilito lo stesso
percorso attraverso quegli stessi
amari gradini della vita
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