Il tango
divenne intenso, drammatico,
malinconico. Il giro di bassi
cadenzava la situazione di inerzia
impotente che si rivelava agli
occhi di quei suonatori del
"ghetto" mentre la
melodia traduceva le emozioni
di coloro che la canzone cantava.
La lotta per superare l'inerzia
delle circostanze e la bramosia
di una nuova libertà
si trasferivano prepotentemente
nella musica del tango, come
lava eruttata da un vulcano.
Un famoso tango di Canaro e
Mores, "Adios Pampa Mia",
esprime perfettamente questo
stato d'animo.
I
parolieri descrivevano una visione
fatalistica delle loro sfortunate
condizioni sociali, cui spesso
associavano la vergogna di deludere
e tradire la loro classe sociale,
la famiglia, gli amici e la
nostalgia per i tempi perduti
e gli amori sfuggiti. Il tango
divenne così, quasi automaticamente,
una metafora della vita stessa.
Uno
dei più famosi tanghi
è "La Cumparsita"
di Gerardo Matos Rodriguez,
scritta nel 1916, che descrive
una piccola banda o processione
di strada come quelle che si
vedono durante il periodo di
carnevale. Un altro famoso tango
è "Il Choclo",
di Angel Villoldo, composto
nel 1905. In Sspagnolo "choclo"
significa pannocchia di granoturco,
ma nel gergo colloquiale sta
ad indicare anche una parte
dell'anatomia maschile. In questo
caso, però, molto probabilmente
"El Choclo" era il
soprannome di un amico di Villoldo,
così soprannominato per
il particolare colore dei suoi
capelli. "Caminito"
di Filiberto, 1926, è
invece dedicata a un vicolo
del quartiere portuale di Buenos
Aires, La Boca, dove approdavano
gli immigrati. Nonostante i
vent'anni che separano la composizione
di questi tanghi, tutti e tre
raccontano di uomini traditi
dalle donne che amavano. "A
Media Luz" del 1925, composta
da Edgardo Donado, ritrae la
visione nostalgica di una camera
col sottofondo musicale di un
grammofono che suona vecchi
tanghi della gioventù
del cantante vicino ad una tavola
perennemente apparecchiata in
attesa del ritorno della donna
amata.
Discepolo,
uno dei primi compositori di
tango, disse:"Il tango
è un pensiero triste
espresso in forma di danza".
Ma il tango non è solo
un pensiero, è un'emozione,
una sensazione, un enigma. E'
una danza non solo del momento,
ma della potenzialità
del momento. E' la danza con
centinaia di segreti, migliaia
di ombre, milioni di misteri.
E' la danza della velatura azzurrina
della nebbia e dello sfavillio
del riflesso delle luci dei
lampioni sui mosaici di petra
delle strade; è la danza
di uno sguardo scambiato, di
uno stiletto in una mano invisibile.
Il
Tango univa la sua persone e
divenne quasi un inno alle loro
aspirazioni. Leone Tolstoi,
il grande scrittore russo, descrisse
il tango come l'"inno di
morte" del capitalismo.
Essendosi attirato addosso la
disapprovazione delle autorità
costituite, il tango divenne
una forma di espressione underground.
L'adolescenza
del Tango era passata nelle
osterie e nei bordelli di Buenos
Aires. Gli adepti si incontravano
in oscuri bar per bere, suonando
e ballando in angoli scarsamente
illuminati. La sensualità
e l'eroticità del Tango
fecero ben presto nascere l'identificazione
fra la capacità di ballarlo
bene e la mascolinità
e il machismo. Gli uomini si
insegnavano trucchi e segreti
l'uno con l'altro, esercitandosi
fra di loro prima di mostrare
la propria abilità per
attrarre e sedurre le ragazze
nei bordelli. Jorge Luis Borges,
il grande scrittore sudamericano,
così esprimeva questo
concetto: "Nessuno può
dire in quale città il
tango sia nato, Buenos Aires,
Rosario o Montevideo, ma tutti
sanno in quale via - la via
delle prostitute".
La
Legge per il suffragio universale
del 1912 condusse ad una maggiore
integrazione delle classi popolarie
il tango conquistò una
nuova libertà. Ma nonostante
lo si potesse nuovamente danzare
alla luce del sole, il tango
aveva ormai acquisito il sapore
di un frutto proibito. Ognuno
voleva ballare. Ognuno voleva
essere visto ballare. Era diventato
più popolare di prima,
aveva conquistato l'alta società,
per cui vennero organizzate
feste di tango e aperte sale
da ballo per soddisfare la crescente
domanda e la sua fama ben presto
varcò i confini del Sud
America. Nel 1911, mentre a
Londra George Grossmith e Phyllis
Dare si esibivano al Gaiety
Theatre, nella New York Revue
per la prima volta negli Stati
Uniti si sentiva parlare del
tango. A partire dal 1912, i
due danzatori americani Irene
e Vernon Castle ballarono una
loro personale reinterpretazione
del ballo e in Europa il tango
furoreggiava nei Tango Café
e nelle Tango Tea Rooms.
Le
caratteristiche audaci del tango
ovviamente fecero in modo che
non venisse approvato da tutti.
Nel 1913, il teologo americano
Campbell Morgan espresse una
curiosa ipotesi insinuando che
il tango fosse la conferma della
teoria di Darwin, ovvero della
discendenza dell'uomo dalla
scimmia. Contemporaneamente,
in Europa, l'Arcivescovo di
Parigi, il Cardinale Amette,
dichiarava che "I Cristiani
non dovrebbero in buona coscienza
prendere parte al tango".
L'anno successivo, lo stesso
Papa Benedetto XV si scagliò
veementemente contro il tango,
"è oltraggioso che
questo ballo indecente e pagano,
un assassinio della famiglia
e della vita sociale, sia anche
ballato nella residenza papale!".
Il tango si diffuse in tutta
Europa, causando problemi ovunque
veniva danzato. Nel 1914, il
Kaiser Guglielmo II proibì
ai suoi ufficiali di ballare
il tango in uniforme considerandolo
lascivo e contrario alla pubblica
decenza. Il capò della
polizia di Monaco di Baviera
bandì il tango una volta
per tutte alle festività
primaverili, sostenendo che
"... ha molto più
a vedere con la stimolazione
sensuale ed erotica che con
la danza".
Rodolfo
Valentino nel film "I
quattro cavalieri dell'apocalisse"
rese popolare una versione piuttosto
melodrammatica e teatrale del
tango,
ma il più grande impulso
alla sua diffusione venne da
Carlos Gardel. Figlio di una
stiratrice di origine francese
che era emigrata in Argentina,
Gardel crebbe con il tango e
ne condivise le umili origini.
La prima partitura di tango
fu pubblicata nel 1888, contemporaneamente
alla nascita di Gardel. Famoso,
di bell'aspetto, popolarissimo
cantante di tanghi, compositore
e stella cinematrografica, Gardel
divenne ben presto popolarissimo
in Argentina. Nel 1930 l'esercito
prese il potere e la gente perse
la libertà politica e
il diritto di voto. Il tango,
la voce del popolo, fu ridotto
al silenzio. Gardel emigrò
da Buenos Aires a Parigi seducendola
prima di essere tragicamente
ucciso, vittima di un disastro
aereo, a Medellin in Colombia.
E ancora oggi la sua tomba,
al cimitero Chacarita di Buenos
Aires, è meta di pellegrinaggi.
Negli
anni Trenta, George Raft, che
mostrava alcune delle autentiche
emozioni del tango, colpì
l'immaginazione di milioni di
spettatori cinematografici.
Il ballo che George Bernard
Shaw considerava "...essere
l'unica danza sociale moderna
che è riduttivo chiamare
un ballo" era entrato nella
fase della sua maturità.
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