Quello con la pittura è un lavoro ricco di simbologie: il contatto con l’elemento umido, colloso, con la materia stessa ha il potere di evocare le più lontane esperienze infantili dell’individuo; per questo spesso si integra la pittura operando sui materiali più svariati, come inchiostri colorati, gessetti, creta, gesso. L’attività creativa è stata solitamente appresa e praticata durante l’infanzia per poi essere dimenticata dalla maggior parte degli individui adulti; riprendendola dopo tanti anni, il soggetto sente riaffiorare emozioni e ricordi provenienti dal suo primo periodo di vita.
Per favorire questo processo, il laboratorio avviene in un clima molto rilassato nel quale il paziente è lasciato totalmente libero senza alcun condizionamento, infatti in questo contesto dipingere equivale ad abbandonarsi alle proprie fantasie, a immagini difficilmente esprimibili a parole, e anche questa è una capacità che ritroviamo prevalentemente nei bambini. In queste condizioni la materia evoca dunque la regressione all’infanzia, ma allo stesso tempo comporta un piacere molto più semplice, quello provato nel manipolare i materiali più svariati che il paziente può plasmare, toccare, accarezzare.
Questo lavoro determina anche un particolare rapporto fra il disegno e il disegnatore, che, riguardando la propria creazione, riesce a ritrovare parte del suo io immaginario, perciò il foglio su cui il paziente esterna aspetti significativi della propria realtà psichica, diviene uno spazio di proiezione nel quale è possibile dare vita e forma a immagini simboliche e metaforiche. Infine, oltre a favorire una nuova modalità di osservazione di se stessi, il mezzo artistico consente la comunicazione fra il paziente e il terapeuta, che promuove la creatività individuale e aiuta a elaborare e contenere le sensazioni emotive scaturite da eventuali ritualizzazioni di antichi o recenti eventi traumatici.
Osservando il tipo di malattia e la personalità del paziente, si valuta la forma terapeutica più adatta: l’individuo troppo chiuso e rigido verrà incoraggiato a lasciarsi andare, dando libero sfogo alla propria vena creativa; la personalità priva di struttura, attraverso il sostegno del terapeuta, troverà l’orientamento e il rafforzamento necessario; lo psicotico, che concepisce spesso la parola come un elemento aggressivo, potrà comunicare molto di sé a livello simbolico. L’atelier di pittura può dunque risultare funzionale nei contesti più svariati: dalla riabilitazione al disagio, dalla psicosi all’ handicap.
A cura di Rossella Bruzzone