Il contesto famigliare e la formazione artistica
Mats Ek nasce il 18 aprile 1945 a Malmö, in Svezia, in una famiglia già pienamente immersa nel mondo delle arti performative. La madre, Birgit Cullberg (1908-1999), è una delle pioniere della danza moderna svedese, fondatrice della celebre Cullberg Ballet Company e figura di spicco nel rinnovamento della coreografia del XX secolo. Il padre, Anders Ek (1916-1979), è un attore teatrale e cinematografico di notevole rilievo, noto per la sua collaborazione con il regista Ingmar Bergman. L’ambiente in cui Mats Ek cresce è dunque fortemente permeato di cultura, teatro, danza e sperimentazione artistica, elementi che influenzeranno in modo decisivo la sua sensibilità creativa.
Fin dall’infanzia, Mats Ek è esposto a molteplici forme d’arte: assiste a prove, spettacoli, discussioni su progetti coreografici e teatrali. Tuttavia, inizialmente non sceglie la danza come ambito di formazione primaria. Negli anni Sessanta, Ek studia infatti teatro e letteratura, interessandosi alla regia drammatica e all’analisi testuale. Frequenta la Marieborg Folkskola tra il 1966 e il 1973, dove matura un interesse per il teatro sperimentale e la regia, acquisendo una visione complessiva dell’atto scenico come dispositivo drammaturgico complesso. Questa fase formativa è particolarmente rilevante, poiché la sua futura attività di coreografo sarà caratterizzata da un approccio drammaturgico assai raffinato, capace di integrare movimento, narrazione e caratterizzazione dei personaggi.
L’avvicinamento alla danza come pratica professionale avviene in un secondo momento, verso la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, grazie anche all’influenza di figure come la madre Birgit Cullberg e la coreografa e pedagoga Donya Feuer. Mats Ek inizia a studiare danza con una mentalità aperta, interessandosi tanto alle tecniche moderne, ereditate dall’ambiente della madre, quanto all’espressività teatrale che, fino a quel momento, aveva esplorato più sul versante della drammaturgia che su quello del movimento puro.
Gli esordi con il Cullberg Ballet
La svolta nella carriera di Mats Ek avviene nel 1973, quando entra a far parte del Cullberg Ballet, compagnia fondata dalla madre nel 1967 e già allora considerata uno dei principali poli per la danza contemporanea in Europa. Inizialmente ingaggiato come danzatore, Ek si distingue per le sue qualità interpretative, la spiccata personalità scenica e la capacità di calarsi in ruoli dal forte taglio teatrale. Ciò non sorprende, considerata la sua formazione interdisciplinare e il milieu culturale familiare.
È proprio lavorando a stretto contatto con la madre e con altri importanti coreografi che Ek matura gradualmente il desiderio di creare proprie opere coreografiche. La possibilità di sperimentare in un contesto aperto e innovativo come il Cullberg Ballet lo incoraggia a sviluppare un vocabolario personale, che progressivamente si afferma come uno dei più originali e riconoscibili sulla scena internazionale. Mats Ek eredita da Birgit Cullberg la convinzione che la danza non debba mai ridursi a mero esercizio estetico, ma debba saper parlare alla società contemporanea, affrontando temi esistenziali e narrativi con un linguaggio espressivo diretto, comprensibile e universalmente comunicativo.
L’affermazione come coreografo: gli anni Ottanta e i primi capolavori
La consacrazione di Mats Ek come coreografo di rilievo internazionale si colloca negli anni Ottanta, un periodo durante il quale la danza contemporanea europea vive un momento di grande fermento creativo. Nel 1982 crea una delle sue opere più celebri, “Giselle”, una rilettura del balletto classico ottocentesco dallo spiccato carattere innovativo. In questa versione, Ek non si limita a trasferire la vicenda su un piano contemporaneo, ma ne altera profondamente la struttura narrativa, i rapporti tra i personaggi, i simboli e i significati profondi. La sua Giselle non è più soltanto una giovane contadina morta d’amore, bensì una figura che incarna le tensioni psicologiche e sociali della modernità, con un’attenzione particolare al tema dell’emarginazione e della fragilità mentale. Anche il linguaggio del movimento diviene più frammentato, energico, a tratti istintivo: la coreografia è scandita da gesti netti, carichi di tensione, in cui il corpo non è mai neutro, ma portatore di segni e significati complessi.
Sempre negli anni Ottanta, Mats Ek affronta altri classici: “La Bella Addormentata” (1987) e “Il Lago dei Cigni” (1987) sono esempi emblematici della sua poetica di decostruzione e rilettura. Egli smantella i codici del balletto romantico, rinunciando all’estetica idealizzata di danzatrici eteree sulle punte per immergere le storie in contesti contemporanei, spesso urbani, con costumi e scenografie minimali ma intense. La danza, così liberata da tradizioni rigide, diviene veicolo di messaggi attuali e universali: la tensione tra individuo e società, il rapporto tra corpo e psiche, il conflitto tra aspirazioni e costrizioni esterne.
Direzione del Cullberg Ballet e risonanza internazionale
Dal 1985 al 1993, Mats Ek assume la direzione artistica del Cullberg Ballet, succedendo di fatto alla madre. Durante questo periodo, la compagnia consolida la propria fama, divenendo un riferimento mondiale per chi cerca nella danza un linguaggio espressivo diretto, innovativo e capace di comunicare emozioni profonde. Sotto la guida di Ek, il Cullberg Ballet esplora nuovi territori, invitando coreografi ospiti, creando scambi internazionali e favorendo la crescita di giovani talenti.
La visibilità internazionale di Mats Ek cresce esponenzialmente in quegli anni. Le sue coreografie vengono rappresentate in importanti teatri, festival e stagioni di danza di tutto il mondo, dall’Europa alle Americhe, dall’Asia all’Oceania. Danzatori formatisi sotto la sua guida diffondono il suo stile in altre realtà coreutiche, e l’eredità di Ek inizia a consolidarsi come una delle più influenti degli ultimi decenni del Novecento. Il suo approccio drammaturgico, capace di integrare profondità psicologica e forte impatto visivo, rende ogni suo spettacolo un’esperienza completa, nella quale lo spettatore è invitato a riflettere sul proprio vissuto emotivo e sulla società che lo circonda.
La poetica e lo stile coreografico di Mats Ek
La specificità di Mats Ek come coreografo risiede in alcune caratteristiche-chiave del suo stile. In primo luogo, la narrazione. A differenza di altri coreografi contemporanei che hanno preferito forme astratte di danza, Ek ha conservato e rinnovato la dimensione narrativa, affondando le radici nel repertorio classico per poi sovvertirne i significati. Ciò non implica una narrazione lineare o didascalica, ma piuttosto un intreccio drammaturgico che emerge dai gesti, dalle posture e dalle relazioni tra i danzatori in scena. Il risultato è una danza-teatro, nella quale movimento e interpretazione sono legati a doppio filo.
In secondo luogo, la dimensione psicologica. Nei lavori di Ek i personaggi non sono figure ideali o archetipiche, bensì individui con una complessità interna, attraversati da tensioni, paure, desideri, istanze sociali. Questa prospettiva rende la danza un potente veicolo di analisi dell’interiorità umana. Gli interpreti sono invitati a lavorare sulla qualità del movimento, sulla tensione muscolare, sulla dinamica e sulla resa espressiva, in modo da tradurre in gesto la complessità dell’animo umano.
Un terzo aspetto è la sintesi tra tradizione e modernità. Sebbene Ek sia noto per le sue riletture dei classici, queste non sono semplici modernizzazioni. Egli attinge alla grammatica del balletto e alla danza moderna, ricombinandole in un linguaggio personale, spigoloso, anti-retorico e capace di sorprendere. Gli accenti ritmici, i contrasti tra fluidità e interruzioni del movimento, i passaggi bruschi e le sospensioni inattese, sono tratti tipici della sua cifra coreografica.
Dopo il Cullberg Ballet: progetti indipendenti e collaborazioni
Conclusa la direzione del Cullberg Ballet nel 1993, Mats Ek prosegue la sua attività di coreografo come freelance, collaborando con alcune tra le più prestigiose compagnie del mondo. Tra queste si annoverano il Balletto dell’Opéra di Parigi, il Nederlands Dans Theater, la Compañía Nacional de Danza di Madrid e altri ancora. Grazie a tali collaborazioni, Ek ha la possibilità di misurarsi con interpreti di diversa formazione, confrontando il suo stile con altri approcci e contesti culturali.
A partire dagli anni Novanta fino ai primi decenni del XXI secolo, la sua produzione si arricchisce di nuove opere, tra cui versioni riviste di “Carmen“, “La Bella Addormentata” e altri lavori originali. Mats Ek sa anche confrontarsi con coreografie non narrative, esplorando territori più astratti, ma senza mai abbandonare la tensione drammaturgica e l’intenzione espressiva del movimento. Rimane fedele a una concezione della danza come forma d’arte impegnata, capace di stimolare il pensiero critico e la sensibilità del pubblico.
Relazioni con altri artisti e vita privata
È impossibile comprendere appieno l’arte di Mats Ek senza considerare le sue relazioni artistiche e personali. Egli è sposato con la danzatrice e coreografa Ana Laguna, una delle sue principali interpreti e muse, con cui ha dato vita a un sodalizio artistico e umano di grande intensità. Laguna ha incarnato molte delle eroine contemporanee di Ek, dando corpo e anima a figure femminili intense, contraddittorie, lontane dai canoni convenzionali della danza accademica.
Le collaborazioni con musicisti, scenografi, costumisti e lighting designer di alto livello hanno contribuito a creare per le opere di Ek una dimensione visiva e sonora coerente, un microcosmo drammatico in cui ogni elemento – dalla luce al suono, dalla scenografia al costume – partecipa alla costruzione di un racconto in movimento.
Ricezione critica e impatto sulla danza contemporanea
La critica ha spesso sottolineato la capacità di Mats Ek di rinnovare il balletto narrativo, aggiornandone i codici al sentire contemporaneo. Le sue opere sono state accolte con entusiasmo da molti, ma non sono mancate le controversie: alcuni puristi della danza classica hanno talvolta contestato la radicalità delle sue trasformazioni, ritenendole eccessive e dissacranti. Tuttavia, è proprio in questa tensione tra tradizione e innovazione che risiede la forza di Ek: egli ha dimostrato che i classici non sono reliquie intoccabili, bensì materiale vivo, plasmabile, tramite cui esprimere la complessità del presente.
L’impatto di Mats Ek sulla danza contemporanea è profondo e duraturo. Diversi coreografi delle generazioni successive hanno guardato al suo esempio per trovare un equilibrio tra narrazione e astrazione, tra danza e teatro, tra tecnica e contenuto. La sua influenza si è estesa ben oltre i confini svedesi, contribuendo ad alimentare un dibattito internazionale sul rapporto tra passato e futuro nella danza.
Ultime fasi della carriera e lascito artistico
Negli anni Duemila e Dieci, Mats Ek ha progressivamente diminuito la propria attività creativa, dedicandosi a progetti selezionati e lavorando in stretta collaborazione con interpreti scelti. Nel 2016 ha annunciato il proprio ritiro dalle scene, pur senza interrompere del tutto i contatti con il mondo della danza. Rimane viva la domanda su come il suo lascito continuerà a influenzare le nuove generazioni di coreografi, danzatori e studiosi della danza.
Oggi, la figura di Mats Ek è considerata un punto di riferimento fondamentale per comprendere l’evoluzione della danza occidentale nel tardo Novecento e nei primi anni del XXI secolo. Le sue riletture dei classici – Giselle, Il Lago dei Cigni, La Bella Addormentata – restano pietre miliari nell’ambito della danza contemporanea, capaci di ispirare, stimolare il dibattito e spingere artisti e pubblico a interrogarsi sul senso profondo delle storie che mettiamo in scena con i nostri corpi.
Conclusioni
La biografia di Mats Ek, coreografo e danzatore svedese, si intreccia con la storia della danza contemporanea e con la trasformazione del balletto classico in uno strumento espressivo per la modernità. Figlio d’arte, cresciuto in un ambiente vibrante di stimoli culturali, Ek ha saputo trovare una voce originale, unendo drammaturgia, innovazione coreografica e sensibilità psicologica. Il suo lavoro sul Cullberg Ballet prima, e poi le numerose collaborazioni internazionali, hanno portato la danza svedese all’attenzione del pubblico mondiale, segnando un momento cruciale nella storia della coreografia.
Le sue opere, spesso basate su temi e narrazioni ereditate dalla tradizione ma radicalmente re-interpretate, rappresentano un passaggio chiave per comprendere come la danza del secondo Novecento abbia dialogato con la società, la politica, la letteratura e la psiche umana. Il suo stile, facilmente riconoscibile per le torsioni narrative, l’intensità gestuale e la capacità di fondere tecnica e emozione, ha influenzato generazioni di artisti e continuerà a farlo, mantenendo viva e fertile la ricerca coreografica nel tempo a venire.
In definitiva, Mats Ek incarna il profilo del coreografo contemporaneo che guarda al passato non come a un’eredità immobile, ma come a un repertorio di simboli, storie e movimenti da rielaborare per dare forma a un presente vivo e pulsante. La sua vicenda artistica rimane un esempio paradigmatico di come la danza possa contribuire alla comprensione di chi siamo e di chi potremmo diventare.
A cura di Alberto Soave