"[...]
Alle tre del mattino ebbe inizio
il cotillon. Emma non
era capace di ballare il valzer.
Lo ballavano tutti, anche la
signorina d'Andevilliers e la
Marchesa; c'erano rimasti soltanto
gli ospiti del castello, una
dozzina di persone circa.
Tuttavia
uno dei ballerini, che veniva
chiamato con familiarità
Visconte e indossava
un gilet apertissimo che sembrava
modellato sul suo petto, si
presentò per ben due
volte a invitare la signora
Bovary, assicurandole che l'avrebbe
guidata lui e che se la sarebbe
cavata benissimo.
Iniziarono
lentamente, poi andarono più
in fretta. Volteggiavano; ogni
cosa girava intorno a loro,
lampade, mobili, soffitto, pavimento,
come un disco sopra un perno.
Passando accanto alle porte
la veste di Emma, all'orlo,
sfiorava i pantaloni del suo
cavaliere; le loro gambe si
incrociavano; lui abbassava
i suoi occhi verso di lei, lei
sollevava i suoi verso di lui;
fu presa da un senso di torpore,
dovette fermarsi. Ma poi ripartirono;
e con un movimento più
rapido il Visconte la trascinò
e scomparve con lei in fondo
alla galleria dove, senza fiato,
lei fu sul punto di cadere e
appoggiò, per un istante,
la testa sul petto dell'uomo.
E poi, sempre volteggiando,
ma con più dolcezza,
la riportò al suo posto;
lei si lasciò andare
contro la parete e si mise una
mano davanti agli occhi.
[...] La
notte era buia. Cadeva qualche
goccia di pioggia. Respirò
il vento umido che le rinfrescava
le palpebre. La musica del ballo
le ronzava ancora negli orecchi,
e si sforzava di tenersi sveglia
per prolungare l'illusione di
quella vita lussuosa che avrebbe
dovuto abbandonare presto".
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