(Alla
Signorina di Sevigné) Sévigné, tu che
alle Grazie d'ogni grazia sei modello, tu che in cor ti vanti rigida quanto
splende il viso bello, deh! concedimi attenzione per il tempo d'una favola, nella
quale mostrerò come amor vinse il Leone. Io per
pratica già so che a parlar d'amor a te non si va senza pericolo. Dal
provar Iddio ti salvi quanto Amore sia terribile indomabile padrone! Ma
l'amor messo in canzone, che si umilia oggi al tuo piè, più
terribile non è. In quel tempo che le bestie ragionavan
più d'adesso, i Leoni pretendevano con noi stringer società. -
Non ha forse, - essi dicevano, - non ha forse il nostro sesso intelletto
e forza ed anima come l'uomo, e una criniera per di più che l'uom
non ha? - Un mattin di primavera un Leone in una bella pastorella
s'incontrò, tanto bella che al pastore per isposa dimandò. Dico
il ver che il pover'omo si aspettava forse un genero più modesto
e galantuomo: ma poteva dir di no? Ei temeva che la bestia non andasse
sulle furie: o che, smessa la modestia, non facesse uno sproposito la
fanciulla, a cui non era, come avvien, punto antipatico un amante ardito
e forte e con tanto di criniera. Per venir dunque alle
corte disse il padre: - Anima mia, la fanciulla è così timida, che
temer forse potria delle dure tue carezze, de' tuoi baci troppo ardenti. Fatti
prima rader l'unghia e limare un poco i denti -. Per non
perder la dolcezza d'un amor che cieco il rende, l'animale innamorato al
consiglio acconsentì; ma un leone disarmato è un castello
che si arrende. Quattro cani ed un bastone ammazzarono il Leone. Sempre
Amor, se fuoco prende, tu vedrai finir così. |