Scrivere una storia della danza è un lavoro immane. Non solo perché si può affermare che la storia della danza inizia con la nascita dell’uomo, ma soprattutto perché richiede un notevole sforzo interdisciplinare. Occorre scomodare scienze quali:
- l’antropologia, perché la danza si evolve con l’uomo, con le sue abitudini e con i suoi usi;
- l’etnologia perché è fenomeno che caratterizza, al di là di schemi comuni che si manifestano a tutte le latitudini, le singole etnie;
- la sociologia, perché è un fenomeno collettivo, tipico dello stare insieme;
- la storia, perché la danza – anzi, tutte le svariate forme di espressione artistica – va inserita necessariamente nel contesto dell’epoca in cui si manifesta e si diffonde;
- la linguistica – può sembrar strano… – perché è un mezzo di comunicazione che consente a persone di diversa origine e di diverso idioma di scambiarsi comunque emozioni, sensazioni e speranze;
- l’architettura, poiché nel momento stesso in cui si iniziò a ballare in luoghi chiusi, le forme coreutiche dovettero adattarsi alle diverse tipologie abitative;
- la zoologia, perché è importante capire se si tratti di un fenomeno tipicamente ed esclusivamente umano o se, in natura, esistano altre forme di danza.
E sicuramente dimentichiamo qualche disciplina.
Non possiamo poi considerare disgiunta la storia della danza da quelle della musica, della pittura e della scultura, né dalla nascita delle tecnologie che utilizzano energia elettrica.
Internet, poi, da un lato aiuta il lavoro, perché è possibile affrontarlo in corso d’opera, con aggiornamenti successivi, ripensamenti, revisioni in tempo reale. Ma allo stesso tempo, e proprio per le stesse ragioni, impone un lavoro che non avrà mai fine. Impone anche una pianificazione del testo assai diversa da quella tradizionale del libro stampato, perché necessita di collegamenti ipertestuali, schede di approfondimento, percorsi diagonali, ricerca e approfondimento continui e costanti.
A cura di Alberto Soave