La Belle au Bois Dormant (La Bella Addormentata nel Bosco)

Balletto in tre atti e cinque quadri con prologo e apoteosi
Versione del
Teatro Accademico Statale dell’Opera e del Balletto di Kazan
per gentile concessione dell’ A.C Intermusica
Libretto M. Petipa e I.A. Vsevolojski dalla fiaba di Ch. Perrault
Coreografia M. Petipa
Musica Piotr Ilic Chaikovski
Scenografie A. Nejnyi
Costumi A. Nejnaya

Il 13 maggio 1888, il direttore dei Teatri Imperiali Ivan Vsevolojski indirizzò una lettera a Ciaikovski, informandolo della sua intenzione di allestire un nuovo balletto, su temi della fiaba di Charles Perrault “La Bella Addormentata” e proponendogli di scriverne il testo musicale. Persona di grande erudizione, già autore di diversi libretti per altrettanti balletti e fine scenografo, Vsevolojoski era anche un cultore dell’epoca di Ludovico XIV e questa sua passione lo indusse a concepire lo scenario nello stile dei balletti di corte del XVII secolo. La coreografia del balletto che, nelle intenzioni di Vsevolojski, sarebbe dovuto diventare il biglietto da visita e il fiore all’occhiello dei Teatri Imperiali, venne affidata a Marius Petipa, che divenne anche coautore del libretto. La prova generale si tenne alla presenza dello zar Alessandro III.

La prima si tenne il 3 gennaio 1890 al Teatro Marinski di San Pietroburgo, sotto la direzione orchestrale di Riccardo Drigo e con la partecipazione di Carlotta Brianza nel ruolo di Aurora e di Pavel Gerdt in quello di Desiré. Al di fuori della Russia, il balletto venne rappresentato per la prima volta nel 1896 alla Scala di Milano, mentre solo nel 1899, verrà allestito anche al Bolshoi di Mosca.

La trama

Prologo – Il re Florestano XIV e la regina festeggiano la nascita della principessa Aurora. Alla festa partecipa la Fata dei Lillà con il suo seguito di fate, ciascuna delle quali reca un dono alla neonata. Irrompe la malvagia fata Carabosse, furiosa per non essere stata invitata e, curva sulla culla di Aurora, ne predice la morte a causa di una puntura di ferro da maglia. La Fata dei Lillà la allontana e promette la sua protezione alla neonata, ma il re, preoccupato, vieta per editto l’utilizzo dei ferri da maglia in tutto il suo regno, pena la morte.

Primo atto – Sedici anni più tardi, si festeggia il compimento della maggiore età della principessa. Ospiti importanti e pretendenti convergono a palazzo dai quattro angoli del mondo. Aurora danza con tutti, ma non concede a nessuno i suoi favori. Una vecchia le dona un mazzo di rose e Aurora volteggia felice nel valzer ma, improvvisamente, punta da un ferro acuminato nascosto nel mazzo, perde le forze e si accascia a terra. La vecchia si rivela essere la perfida Carabosse che, per sottrarsi alle guardie che si gettano su di lei con le spade sguainate, scompare. La Fata dei Lillà non può annullare l’incantesimo, ma può alleviarne le conseguenze. Aurora non è morta, ma è solo in catalessi. La bacchetta magica della Fata dei Lillà fa allora sprofondare tutto il regno in un sonno secolare.

Secondo atto – Sono passati cent’anni e il principe Desiré, con il suo seguito, è a caccia nel bosco. Quando rimane solo, gli appare la Fata dei Lillà, che evoca la figura di Aurora. Affascinato, il principe corre verso di lei, ma Aurora scompare, lasciandolo con uno struggente desiderio di rivederla. Insieme alla Fata, il principe si dirige in barca verso il castello addormentato, circondato dal bosco silenzioso, nel cui intrico si vedono appena le torri del palazzo reale.

Il parco ormai incolto è il regno della Fata Carabosse, che impedisce a chiunque di raggiungere il castello ma, di fronte alla Fata dei Lillà e al principe Desiré, i suoi malefici si rivelano impotenti. Con un bacio, Desiré risveglia Aurora e, con lei, tutto il reame. Incantato dalla sua bellezza, Desiré ne chiede la mano al re e alla regina.

Terzo atto – Si celebra il fastoso matrimonio di Aurora e Desiré. Tra i numerosi invitati vi sono i personaggi delle fiabe: la principessa Florina e l’Uccello Azzurro, il Gatto con gli Stivali e la Gattina Bianca, il Lupo e Cappuccetto Rosso. Anche le Fate dei Brillanti, degli Zaffiri, dell’Oro e dell’Argento salutano e rendono omaggio agli sposi.

Apoteosi – Nella generale gioia e allegria dei festeggiamenti, emerge su tutti la figura della Fata dei Lillà, personificazione del bene invincibile che trionfa.


A cura di Alberto Soave


Fonti:

  • Scheda gentilmente fornita dall’Associazione Culturale Intermusica

 

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