Balletto
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Coreografia | Milorad Miskovitch |
Musica | Gaetano Pugnani |
Revisione musicale | Ruggero Maghini |
Ricostruzione | Alberto Basso |
Prima rappresentazione | Torino, Teatro Nuovo, Collettivo di Danza del Teatro, maggio 1979 |
Interpreti principali | Jean Pierre Martal (Werther), Loredana Furno (Carlotta), Roberto Nieddu (Alberto), Marina Fisso e Branko Vikich (gli innamorati) |
Scenografia e Costumi | Eugenio Guglielminetti |
Registrazione | Eseguita dall’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino diretta da Bruno Martinotti |
Il balletto si ispira al celebre romanzo epistolare di Goethe. Milorad Miskovitch inizia la trasposizione coreografica di Werther con la disperazione finale del protagonista, che capisce come il suo amore per Carlotta sia irrealizzabile. E lo capisce proprio nel momento in cui Carlotta dimostra di contraccambiare i suo sentimento. Negli ultimi istanti della sua vita lo sfortunato giovane vive a ritroso i momenti più importanti della sua storia. Siamo in un ridente e piccolo paesino ed egli è sereno, in mezzo a gente semplice e senza grossi problemi. Con alcuni amici viene invitato ad una festa con il compito di condurvici anche Carlotta, fidanzata di Alberto. La visione della ragazza, dolce e saggia in mezzo ai fratellini cui fa da madre, è decisiva per Werther: se ne innamora, infatti, perdutamente, nonostante Carlotta sia già promessa sposa ad Alberto.
Alla festa l’incontro fra Werther e Carlotta viene favorito dall’improvviso scoppio di un temporale, ma il momento magico si pezza con l’arrivo di Alberto. Per Carlotta, il fidanzato rappresenta la realtà, la vita con i suoi affetti sicuri e stabili. Werther, comprendendo la situazione e non potendo in alcun modo realizzare i propri sogno d’amore, decide di porre fine ai suoi giorni: “Oh, almeno foste felici con la mia morte! Alberto! Alberto, fa felice quell’angelo!”. Werther muore e Carlotta si dispera, ma Alberto, vigile e calmo, la ricondurrà ai suoi impegni quotidiani.
La coreografia composta da Miskovitch è chiara, limpida, leggibile, più descrittiva che analitica del dramma nella psicologia dei caratteri (ad esempio le divagazioni delle danze di società, degli amici, dei bambini, l’aria spensierata di una comunità rurale di provincia). Il dramma indugia alquanto nell’avvio, ma quando il contrasto dei tre personaggi prende il sopravvento allora si è immessi in un tipo di drammaturgia ballettistica incalzante sino alla catarsi finale con la ricostituzione del gruppo di famiglia all’interno di una società benpensante e piccolo borghese.
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991