Azione letta, recitata e danzata in due parti
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Libretto | C.F. Ramuz |
Musica | Igor Stravinski |
Regia e coreografia | Georges Pitoeff |
Prima rappresentazione | Losanna, 28 settembre 1918 |
Interpreti | Gabriel Rosset (il soldato), Jean Villard (il diavolo, scene recitate), Georges Pitoeff (il diavolo, scene danzate), Ludmilla Pitoeff (la figlia del re), Elie Gagnebin (il lettore) |
Scenografia e costumi | René Auberjonois |
Direttore d’orchestra | Ernest Ansermet |
Tit. inglese | The Soldier’s Tale |
Non è un vero e proprio balletto, ma un'”azione”, come scritto sul frontespizio della partitura stravinskiana. Non essendoci una partitura organica, ogni allestitore mette in scena il suo spettacolo, intervenendo soprattutto a livello registico. La coreografia, quando c’è, è molto limitata ma se regia e coreografia si fondono, riescono a creare il capolavoro, come nel caso di Jerome Robbins a Spoleto. Si era al Festival dei Due Mondi del 1965 (prima rappresentazione 29 giugno) per la regia e coreografia di Lee Theodore e l’interpretazione di Darryl Hickman (il lettore), Ian Tucker (il soldato), J.M. Mc Cord (il diavolo) e Erin Martin (la principessa). L’argomento è rimasto lo stesso ma le possibilità di sviluppi scenici sono sempre state molteplici.
Un soldato fa ritorno a casa per una licenza di due settimane. Si ferma sul bordo di un ruscello per riposarsi e suonare il suo bellissimo violino. Si avvicina a lui un uomo che lo convince a barattare il violino con un libro, dal quale potrà avere denaro, oro e futuro. Poiché non è in grado di suonare lo strumento, l’uomo conduce a casa con sé il soldato. Per due giorni, l’uno studia il libro, l’altro il violino. Al terzo giorno partono e, dopo un viaggio denso di emozioni, il soldato viene ricondotto a casa sua. Ma nessuno più lo riconosce, tutti lo fuggono. La sua fidanzata ha sposato un altro uomo, ha ora dei figli. Il soldato si accorge allora che quei tre giorni vissuti con quell’uomo, erano stati in realtà tre anni. Poco dopo si imbatte in un mercante, in cui riconosce l’uomo del libro. Si arrabbia con lui ma viene severamente ripreso dall’uomo, che lo obbliga a seguire quanto è detto nel libro. In breve tempo il soldato diviene un ricco uomo d’affari, ma ne ha presto sazietà, sente che la vita è vuota. Si avvicina a lui una vecchia che cerca di vendergli vari oggetti, che, come si accorge, una volta gli erano appartenuti. Da ultimo gli mostra il suo violino, ma il soldato non è più in grado di suonarlo e anch’essa scompare.
Il soldato ormai disprezza la vita e dedica tutte le sue forze alla conquista in avvenire in terre lontane. Cammin facendo gli giunge notizia che la figlia del re è malata e gli verrà concessa in ricompensa a chiunque riuscirà a farla guarire. Uno strano tipo gli si avvicina e, spacciandosi per un medico militare, lo invita a tentare la conquista della principessa. Il soldato si mette in marcia per arrivare a palazzo reale. Nell’attesa, gioca a carte per passare il tempo. Avendo appreso che riavrà la libertà se perderà tutto quanto gli ha dato il demonio, il soldato gioca a carte con il diavolo e perde tutto il suo denaro. Momentaneamente è ancora più forte del diavolo. Giunto allla stanza della principessa suona il violino, le dona il suo amore ed ella lentamente riprendere a vivere. Ma anche nella loro felicità si insinua il demonio. Il soldato però, suonando il violino, lo fa danzare fino a che non stramazza.
I due giovani finalmente sono liberi e si sposano, ma ancora ricompare il diavolo a rammentargli che saranno salvi fino a che non varcheranno la frontiera del regno. Poco dopo però la principessa desidera conoscere la città di origine del soldato, e lo persuade a condurvela. Oltrepassata la linea della frontiera rincontrano il diavolo che trascina con sé il soldato all’inferno.
Fra le molte versioni ricordiamo quella del Festival di Edimburgo 1954, regia e coreografia di Gunther Rennert e Robert Helpmann, con quest’ultimo e Moira Shearer; l’allestimento di Eliott Feld per l’American Ballet Theatre (1971); la versione di John Cranko e la sua partecipazione, come coreografo, alla Piccola Scala di Milano (22 maggio 1957) con la regia di Giorgio Strehler. Lo spettacolo di Strehler, sempre alla Piccola Scala fu nuovamente rappresentato il 21 maggio 1962 con la coreografia di Luciana Novaro. In entrambe queste edizioni il protagonista fu Giancarlo Cobelli e i testi vennero recitati dallo stesso Giorgio Strehler.
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991