Balletto in un atto
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Ritmi e Coreografia | Serge Lifar |
Orchestrazione | J.E. Szyfer |
Prima rappresentazione | Parigi, Opéra, 9 luglio 1935 |
Interpreti principali | Serge Lifar (Icaro), Lucien Legrand (Dedalo), Hughetti, Barban, Marie-Louise Didion, Grellier, Nicholas Efimov, Domansky, Max Bozzoni, Guylane |
Scenografia e Costumi | P.R. Larthe |
Il balletto inizia con Icaro, deriso dagli amici, che cerca di adattare alle proprie braccia le ali di cera costruite dal padre Dedalo. Dopo vari tentativi, riesce finalmente a spiccare il volo e punta decisamente verso il sole. Dedalo lo segue con ansia, così come tutti coloro che assistono all’impresa dettata da una smodata ambizione. Icaro si avvicina troppo al cielo e il calore scioglie la cera delle ali. L’ambizioso e temerario personaggio mitologico si abbatte mortalmente al suolo.
Con questo lavoro Serge Lifar, danzatore, coreografo, teorico e sperimentatore di danza, tenta una duplice avventura: la storia stessa di Icaro e il tentativo di danzare senza musica, o, meglio, con e su dei suoni che sono stati dettati dal coreografo al musicista (nel caso della prima rappresentazione il percussionista dell’Opéra di Parigi). Sostanzialmente il balletto è un lungo assolo eseguito dallo stesso Lifar, accompagnato da un piccolo gruppo di danzatori.
Il tentativo del volo di Icaro viene quasi automaticamente ad associarsi al tentativo, altrettanto rivoluzionario e ardito, del choréauteur Lifar di danzare senza musica. Il balletto, infatti, nasce nello stesso anno della pubblicazione del libro dello stesso Lifar Le Manifeste du chorégraphe nel quale viene affermata la convinzione dell’autonomia della danza rispetto alla musica. La danza, infatti, come le altre arti, è dotata di proprie leggi strutturali. L’orchestra a percussione che accompagna il balletto non dà una musica, ma un ritmo quasi allo stato puro, ritmo che appartiene ugualmente alla musica e alla danza, poiché è la loro stessa essenza, la loro base prima e comune.
Lo stesso Lifar riallestì il balletto alla Scala di Milano il 10 giugno 1961 con il complesso dell’Opéra di Parigi, stupendo il pubblico. Successivamente, nel 1962, con le scenografie realizzate da Pablo Picasso, lo affidò al danzatore Attilio Labis.
Altri coreografi nella nostra epoca hanno affrontato lo stesso tema: Lucas Hoving (1963), Vladimir Vasiliev (Bolshoi di Mosca, 1971), Aurelio Milloss (in Daidalos di Guido Turchi, Firenze, 1972). È infine opportuno ricordare che già Salvatore Viganò, nel XIX secolo, aveva rappresentato un suo balletto, Dedalo, il cui primo allestimento fu alla Scala di Milano il 26 dicembre 1817.
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991