Balletto eroico-allegorico in due atti
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Coreografia | Salvatore Viganò |
Musica | Ludwig van Beethoven |
Prima rappresentazione | Vienna, Hoftheater, 28 marzo 1801, ripreso alla Scala di Milano con il titolo Prometeo e con una parte della musica originale espressamente scritta da Beethoven (solo quattro numeri) e un’altra con musica propria di J. Weigl e di Haydn (22 maggio 1813) |
Interpreti | Maria Casentini e Salvatore Viganò (le creature), Cesari (Prometeo), Ferdiando Gioja (Bacco), M.me Brendl (Tersicore), M.lle Cesari (Talia), M.lle Renth (Melpomene) |
Scenografia | Plasser |
Titolo originale tedesco | Die Gesöpfe des Prometheus |
Si tratta di una delle maggiori realizzazioni, anche dal punto di vista della messa in scena, di colui che fu definito “sommo tra i coreografi“, l’estrema e coerente conseguenza di quel coreodramma che lo stesso Viganò aveva tratto dal ballet d’action.
Le creature di Prometeo, derivate dalla tragedia di Eschilo nello spirito dell’Illuminismo, vogliono simboleggiare la lotta dell’Uomo per la conquista della ragione. Soprattutto nell’edizione scaligera, Viganò profuse tutti i suoi irripetibili segreti di geniale uomo di teatro, ma senza lasciare indicazioni coreografiche precise, cosicché nessuno, dopo la sua morte, osò riproporre i suoi balli. Lo spettacolo di Viganò, che rimase in cartellone per circa un anno, facendo accorrere un pubblico enorme di milanesi e di forestieri, fu vivacemente descritto e commentato dal Porta e suscitò l’incondizionata ammirazione di Stendhal, del Foscolo e del Verri.
Di esso ci sono pervenute solo le scene neoclassiche di Alessandro Sanquirico che riflettono, nella loro austera magniloquenza, le intenzioni del coreografo. Dal tempo di Viganò il ballo fu ripreso da Augusto Huss (1844) e, ai giorni nostri, in varie occasioni, da Milloss, che ripristinò il titolo originale e la musica di Beethoven nella sua integrità, con una moderna e geniale interpretazione coreografica.
Il Prometeo milanese, andato in scena alla Scala il 22 maggio 1813, recava (dal programma scritto nel libretto di sala) una quanto mai disparata varietà di personaggi: Ercole, Mercurio, Cupido (interpretato dalla celebre danzatrice Amalia Brugnoli), Marte, ovviamente Prometeo, Minerva, Eone (Antonietta Pallerini, della dinastia dei noti danzatori), Vulcano, Giove. Le arti e le scienze erano così raggruppate: Geografia, Architettura, Astronomia, Nautica, Matematica, Agricoltura, Geometria, Pittura, Letteratura con le tre Grazie e le Muse (Euterpe, Urania, Polimnia, Tersicore, Melpomene, Talia, Clio, Calliope), gli Amorini, le Virtù Morali (Carità, Giustizia, Amore, Temperanza, Valore, Concordia, Virtù, Religione, Prudenza), Imene. Con qualche modifica nella distribuzione, il “ballo grande” era riproposto il 12 ottobre 1813 per un numero incalcolabile di repliche. A questo proposito è interessante riportare i versi che il poeta Carlo Porta dedicò all’avvenimento, per il quale si formavano lunghe code agli ingressi del teatro. In sostanza, ci si recava a teatro «con mezzo mangiare in gola e mezzo in mano!»
Il soggetto fu rimaneggiato spesso e volentieri, per cui è impossibile riportarne una versione definitiva. Possiamo sintetizzarlo soltanto nelle sue linee generali. Prometeo rapisce il fuoco celeste per infondere la vita alle prime creature. Queste sono state modellate nella creta e vivono, ma sono prive di sentimento e ragione. Non solo, si ribellano anche ai tentativi di Prometeo di umanizzarle. Il titano vorrebbe distruggere la sua opera ma viene fermato dal dio Pan che lo persuade a condurre le creature sul Parnaso per formarle alle arti e dar loro quell’educazione indispensabile alla vita. Apollo riceve Prometeo e affida a ciascuna delle Muse il compito, delicato e gravoso al tempo stesso, di educare le creature. Sarà così l’apoteosi delle arti grazie alle quali l’Uomo si nobilita.
Viganò trovò nella danza teatrale uno dei momenti più elevati della sua vita di “poeta muto”. Il dramma danzato si realizza compiutamente con lui, dopo i tentativi di Angiolini e di Noverre, con il risultato di veder risolti in gran parte i rapporti intercorrenti tra azione drammatica, pantomima, danza e musica.
Altre versioni
- Budapest, Teatro dell’Opera, 1913. Soggetto di Sàndor Brody, coreografia di Nicola Guerra.
- Parigi, Opéra, 30 dicembre 1929. Soggetto di Serge Lifar su indicazioni di M. Léna e J. Chantavoine, coreografia di Serge Lifar. Interpreti lo stesso Lifar, Olga Spesivzeva, Suzanne Lorcia, Serge Peretti; scene di F. Quelvéc.
- Augsburg, Städtliche Tanzbühne, 23 settembre 1933, coreografia di Aurelio M. Milloss (nuova libera ricostruzione del balletto e versione coreografica di Milloss). Interpreti Attilia Radice e Ugo Dell’Ara (le creature), Teofilo Giglio (Prometeo), Adriano Vitale (Apollo), Giovanni Brinati (Pan), Filippo Morucci (Bacco), Guido Lauri (Amore), Wanda Silvestre (Psiche). Scene di Gino Sensani; direttore d’orchestra Tullio Serafin.
- Milano, Teatro alla Scala, 31 dicembre 1952, coreografia di Aurelio M. Milloss. Interpreti Olga Amati e Giulio Perugini (le creature), Ugo Dell’Ara (Apollo), Aldo Santambrogio (Prometeo), Mario Pistoni e Giuliana Barabaschi (Amore e Psiche), Walter Venditti (Pan), Gino Pessina (Bacco). Scene e costumi di Salvatore Fiume; direttore d’orchestra Nino Sanzogno.
- Firenze, 19° Maggio Musicale Fiorentino, Giardino di Boboli, 29 giugno 1956, coreografia di A.M. Milloss. Interpreti Sabine Leblanc e Victor Ferrari (le creature), Boris Trailine (Prometeo), Deryk Mendel (Pan), Esteban Cerda (Apollo), Roy Pointer (Bacco). Scene e costumi di Franco Laurenti; direttore d’orchestra Bruno Bartoletti.
- Vienna, Staatsoper, 2 dicembre 1963, coreografia di A.M. Milloss, scene e costumi di Fabrizio Clerici.
- Düsseldorf, Deutsche Oper am Rhein, 1966, coreografia di Erich Walter.
- Tournée estiva 1959 nelle località archeologiche della Sicilia, coreografia di A.M. Milloss.
Queste erano le versioni più simili alla coreografia originale di Viganò. Ne esistono molte altre che, invece, presentano svariate differenze nel libretto. Fra queste ultime:
- Londra, Sadler’s Wells Theatre (Sadler’s Wells Ballet), 13 ottobre 1936, coreografia di Ninette de Valois, scenografia di Johan Banting.
- Bonn, Theater der Stadt, Touring Company del Royal Ballet, 6 giugno 1970, coreografia di Frederick Ashton, scene di Ottowerner Meyer; interpreti Doreen Wells, Kerisson Cooke, Alfreda Thorogood, Brenda Last, Hendrik Davel.
- Una versione venne presentata anche al Teatro Margherita di Genova per la stagione del Teatro Comunale con regia di Beppe Menegatti, coreografia di Loris Gai e con la partecipazione di Carla Fracci, Mrinalini Sarabhai, Milorad Miskovitch e Loredana Furno.
A partire dalla versione del 1929 di Serge Lifar, il personaggio di Prometeo diventa il protagonista indiscusso del balletto. Al contrario, nella versione originale di Viganò, il ruolo principale era svolto dalle creature.
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991