Coppélia, sottotitolato La ragazza dagli occhi di smalto, un balletto pantomimico in due atti e tre scene è il risultato di un lavoro di collaborazione. La collaborazione riguarda il coreografo Arthur Saint-Léon ed il musicista Léo Delibes, studente di Adolphe Adam, compositore di Giselle . A scrivere il libretto sono stati in tandem Charles Nuitter e lo stesso Arthur Saint-Léon che si sono ispirati al primo racconto dei Notturni di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, L’uomo della sabbia, pubblicato nel 1815.
Per comprendere meglio il balletto è opportuno parlare del testo di Hoffmann, in tedesco Der Sandmann, un racconto complesso che affronta innanzitutto il tema dell’ambiguità indagando sull’immaginario dell’automa. Contrariamente alla figura dell’immaginario popolare, Hoffmann rende il Sandmann, l’uomo della sabbia, un personaggio negativo ed inquietante, direttamente collegato ad un trauma infantile del protagonista. Nathaniel è uno studente dalla fervida immaginazione, un poeta e un romantico che incontra Coppelius, un uomo che vende a domicilio “occhi” (cioè occhiali e altri strumenti ottici). Costui gli riporta alla mente un episodio rimosso, quello della morte di suo padre. Da bambino Nathaniel aveva terrore di essere accecato dall’uomo della sabbia, di cui gli parlavano la madre e la governante. Il personaggio del folklore diventa quindi paura viscerale del bambino, che lo associa ad un uomo vero, Coppelius, un alchimista che faceva esperimenti insieme a suo padre.
Un giorno, nascostosi nello studio del padre per vedere cosa mai facesse in compagnia dell’amato genitore, viene scoperto e, ironia della sorta, l’alchimista lo minaccia proprio di cavargli via gli occhi. In un esperimento futuro il padre di Nathaniel morirà a causa di un’esplosione. Il racconto si sviluppa sul tema della crescente follia di Nathaniel, pungolata non solo dall’incontro con Coppelius, ma anche con il professor Spallanzani e la sua strana figlia, Olimpia. Nathaniel si innamora perdutamente di questa fanciulla che poi si rivela essere una bambola senz’anima, un automa. Nathaniel spia con un cannocchiale tascabile acquistato proprio da Coppelius la bella Olimpia, immobile e chiusa nella casa del professor Spallanzani ed a causa di questa modificazione nella vista il giovane non riuscirà più a distinguere la verità dalla fantasia, infondendo in Olimpia un’anima che essa non possiede.
In questa storia in cui Ernest Theodor Amadeus Hoffmann ha usato l’espediente psicologico dell’ inquietante riesce a far insorgere nel lettore il sentimento del sinistro, ed è infatti portato ad esempio nel saggio Il perturbante di Sigmund Freud. Il “perturbante” appartiene alla sfera dello spaventoso, di ciò che genera angoscia e orrore. Perturbante è il dubbio che un oggetto privo di vita sia per caso animato. Tale dubbio può sorgere, ad esempio, davanti a figure di cera, pupazzi e automi.
Nel racconto “Der Sandmann” Hoffmann compare Olimpia, una bambola dotata di vita apparente. Ma essa non è la sola figura che produce l’effetto del perturbante. C’è anche quella del “mago sabbiolino” che strappa gli occhi ai bambini. Hoffmann non prende mai realmente posizione rispetto al suo racconto, ed è questo l’elemento più interessante: ci vengono presentati due punti di vista diversi, quello di Nathaniel “romantico” (perché è la sua mente “creatrice”, tramite la deformazione ottica provocata dal cannocchiale, ad aver infuso vita nell’inanimata Olimpia) e della fidanzata Clara, pragmatica e realista, che tende a razionalizzare e a semplificare tutto, affermando in sostanza che i mostri sono solo nella mente di chi ci crede.
Charles Nuitter e Arthur Saint-Léon della complessa storia di Hoffman prendono solo la parte che riguarda l’innamoramento di Nathaniel per Olimpia che nel balletto diventano Franz e Coppelia, mentre Clara la fidanzata di Nathaniel, diventa Swanilda.
Trama del balletto
Swanilda, uscendo di casa sua, vede qualcosa di strano. Al balcone della casa del Dottor Coppélius che è di frontr alla sua vi è una bellissima ragazza seduta a leggere un libro. Potrebbe essere la misteriosa figlia di Coppélius che nessuno in villaggio ha mai visto. Swanilda cerca inutilmente di attirare la sua attenzione ma vedendo arrivare Franz si nasconde per fargli una sorpresa. Appena Franz entra nella piazza, la sua attenzione è catturata da Coppélia: Franz si dimostra galante e le lancia un bacio. Swanilda esce dal suo nascondiglio e si agita contro Franz in preda alla gelosia.
La sera quando Coppélius esce di casa e si allontana non accorgendosi di aver perso la chiave, Swanilda e le sue sei amiche vedono la chiave per terra decidono di entrare nella casa del Dottor Coppélius: Swanilda vuole assolutamente scoprire chi è Coppélia. Dopo poco Coppélius torna indietro, scopre che la porta è stata aperta e decide di tendere una trappola agli intrusi. Nel frattempo anche Franz, con una scala, si intrufola in casa entrando dal balcone.
Tutto è buio e misterioso, in un angolo vi è una tenda dietro la quale Swanilda trova Coppélia, sempre seduta a leggere un libro. Toccandola, Swanilda scopre che la causa di tutte le sue gelosie è in realtà una bambola meccanica. Esultando di gioia, le amiche mettono in moto tutte le bambole meccaniche presenti nel laboratorio ma proprio in quel momento Coppélius irrompe nella stanza e scaccia le ragazze. Solo Swanilda non riesce a fuggire e si nasconde dietro la tenda prendendo il posto di Coppelia. A quel punto entra Franz dalla finestra e dichiara a Coppélius il suo amore per la figlia. Il mago prima lo caccia, ma poi cambia idea e lo invita a bere del buon vino che in realtà è narcotizzato.
Franz cade addormentato e Coppélius gli porta vicino la sua bambola (in realtà ora è Swanilda) sperando di riuscire, attraverso le arti magiche, a trasferire la vita da Franz a Coppelia. Swanilda sta al gioco e incanta il mago con una danza spagnola e una danza scozzese. Alla fine Swanilda sveglia Franz, lo mette al corrente dell’inganno e scappano dal laboratorio mentre Coppélius abbraccia sconsolato il suo manichino.
Rappresentazioni e versioni del balletto
La prima rappresentazione del balletto fu all’Opéra national de Paris, il 25 maggio 1870, e l’italiana Giuseppina Bozzacchi ballò nel ruolo principale. Nonostante l’enorme successo, le repliche del balletto vennero interrotte innanzitutto a causa della guerra franco-prussiana e dell’assedio di Parigi del 1870-71, quindi della scomparsa della Bozzacchi, morta di vaiolo nel giorno del suo diciassettesimo compleanno.
In questo balletto i riferimenti a spiriti eterei, come silfidi e villi, e al soprannaturale, tanto cari al Romanticismo, scompaiono per lasciare spazio alle avventure, intrise di umorismo, di una bambola meccanica ed alle sue briose danze di carattere. Il balletto rappresenta dunque un’audace rottura con il mondo triste e cupo tipico dei balletti romantici come Giselle o La Sylphide.
Il 1870 segnò la svolta dell’intera storia del balletto, indissolubilmente legata alle sorti della guerra franco-prussiana vinta da Bismark nella città di Sedan. Da quel giorno sorse la moderna Germania e la ritirata delle truppe di Napoleone III coincise con le fiamme di Parigi. Il mondo del balletto visse un esodo senza precedenti alla volta della ricca Russia, destinazione San Pietroburgo e Mosca. E Coppelia fu l’ultimo atto della danza alla francese, peraltro arricchito per la prima volta dall’uso di automi in scena, con bambole e giocattoli protagonisti sul palcoscenico, ripresi in seguito negli altri titoli Lo Schiaccianoci, Petruska e La bottega fantastica su tutti.
A NewYork la prima rappresentazione del balletto si ebbe l’11 maggio 1887, mentre a Londra gli inglesi la videro solo il 14 maggio 1906 all’Empire Theatre. Alla Scala il balletto fu rappresentato la prima volta il 26 gennaio 1896, scenografia di Giorgio Saracco, con la celebre Carlotta Brianza. Nella stagione estiva scaligera al Palazzo dello Sport il 14 agosto 1946 andò in scena l’indimenticata versione di Aurelio Milloss dove ne furono interpreti Milly Clerici, Elide Bonagiunta, Olga Amati, Ugo dell’Ara e lo stesso Milloss.
Dopo svariate rappresentazione in tutto il mondo, il 21 febbraio 1961 Coppelia tornò alla Scala nella realizzazione di Alexandra Danilova, e Frederick Franklin con Carla Fracci (Swanilda), John Gilpin(Franz), Anton Dolin (Coppelius).
George Balanchine, grande coreografo e danzatore georgiano nato nei primi del Novecento a San Pietroburgo, che nel 1974 ne coreografò una versione per il New York city Ballet diceva che se “Giselle” rappresenta la grande tragedia del balletto, “Coppélia” è la sua grande commedia. È un gran complimento e va girato soprattutto al coreografo e danzatore francese Roland Petit che, nel 1975, firmò una propria versione di questo classico del balletto, diventata a sua volta un punto di riferimento della danza del ‘900.
La versione di Petit è assolutamente innovativa, ambientata nel periodo della Belle Époque, fu creata per il Ballet National de Marseille. Petit la pensò inizialmente per la moglie adorata, la celebre danzatrice Zizi Jeanmarie, che si infortunò, così da costringerlo a ideare una scena con una bambola, per non ballare con nessun’altra donna il ruolo che aveva pensato per la sua compagna.
Coppélia, elaborata da Roland Petit, è una reinvenzione di quella originale. In questa edizione, il vero protagonista è Coppélius, non più goffo e vecchio stregone, che i ragazzi del paese sbeffeggiano, ma un elegante viveur, un fascinoso dandy fin de siècle, geniale giocattolaio e attempato scapolone più buffo che aggressivo, più malinconico che perfido. Tra soldati galanti e giovani innamorate, spicca un Coppélius elegante. Il momento del suo valzer con la bambola Coppélia resta ancora oggi una straordinaria invenzione, delicata e ironica”.
La splendida versione di Roland Petit attribuisce dunque al ruolo di Coppelius un importanza maggiore di quanto fu nelle versioni passate. Lui stesso fu interprete di Coppelius che vuole follemente innamorato della svagata Swanilda ovviamente bella giovane e leggera, che a sua volta rincorre il suo Franz.
Un vero è proprio triangolo amoroso se non fosse che fin da subito emerge il quarto incomodo: una figura femminile ambigua e misteriosa che ammicca dall’alto di un balcone irretendo l’ingenuo Franz, per l’appunto Coppelia, un automa, bambola semovente creata dal mago con le stesse fattezze di Swanilda. Franz, dunque, non sa ancora di essere sedotto dall’avvenenza di una fanciulla che in realtà non esiste o, se mai, è l’imitazione di una in carne e ossa che ha già tra le sue braccia.
Mentre Coppelius è un solitario piuttosto decadente, che si costruisce in casa quel sogno che nella realtà non può realizzare. Al chiuso, tra le mura della sua casa, vive con lei una patetica storia d’amore: trasportandola tra le sue braccia, egli conversa, mangia, brinda, danza con Coppélia.
Petit è intelligente a modellare questi tre caratteri e l’ambientazione simbolo di questo strano triangolo (anzi, quartetto: non si dimentichi Coppélia, nella versione di Petit dichiaratamente doppelgänger di Swanilda) è proprio l’interno della Casa di Coppelius, che Frigerio s’immagina abbastanza lineare, ma elegante, togliendo la congerie di automi semoventi che caratterizza la versione originale: un tavolo, un candelabro, qualche separé e il gioco è fatto.
Il Teatro di San Carlo ha visto sei repliche di questa Coppelia nell’ottobre 1977 con il Ballet de Marseille di Roland Petit, in cui lo stesso coreografo sosteneva la parte di Coppelius. La coreografia di Roland Petit è stata poi ripresa da Luigi Bonino sempre al Teatro di San Carlo nell’ottobre 1998 e recentemente il marzo scorso al Teatro San Carlo di Napoli dove mancava dal cartelone da sette anni.
Soimita Lupu in Swanilda, Coppelia atto secondo
Francesca Camponero