Non era particolarmente bella, bruna e piccola di statura, Pierina Legnani aveva però una tecnica perfetta e brillante che si formò alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala dove compì i suoi studi di danza con Caterina Beretta. Pierina nacque a Milano nel 1868 e a 20 anni, nel 1888, debutò alla Scala in “Amadriade” di Danesi. La sua grazia, forza e abilità nell’affrontare con facilità i virtuosismi più difficili, le fecero acquisire in breve tempo grande fama.
Nel 1893, fu invitata infatti a danzare al Teatro Mariiinskij di San Pietroburgo, dove, quasi immediatamente, assunse il titolo straordinario di prima ballerina assoluta. Qui iniziò la sua collaborazione artistica con Marius Petipa oltre ad affinare la sua tecnica acquisendo anche padronanza dello stile russo, studiando con grande determinazione con Nikolaj Legat e Christian Johansson.
Fu il suo talento a contribuire alla nascita di balletti come “Cenerentola” (1893), coreografata da Petipa con Cecchetti e Ivanov, “Le Talisman” (1895), “Le halte de cavallerie” (1896), “La perle” (1896), “Raymonda” (1898) e “Les ruses d’amour” (1900). Con Cecchetti , il secondo coreografo del teatro di San Pietroburgo, riprese, inoltre, “Caterina la figlia del bandito” di Perrot (1894) e “Coppelia” di Saint-Léon (1896) nonchè si esibì nel balletto “Il cavallino gobbo” di Saint-Léon ripreso da Petipa entusiasmando il pubblico per la sua coinvolgente interpretazione del Trepak, una danza particolarmente brillante facente parte del repertorio delle danze popolari e di carattere russe.
Ma il mondo della danza la ricorda soprattutto per la sua esecuzione straordinaria nel ruolo di Odette/Odile ne “Il lago dei cigni”, quando nel 1894, venne rappresentato al Teatro Mariinskij nella nuova coreografia di Ivanov-Petipa. La storia racconta che fu la prima danzatrice ad introdurre i 32 fouettés del cigno nero nel III terzo atto del famoso balletto. Ma la cosa più curiosa a dimostrazione della sua bravura fuori del comune è che pare sia stato tracciato sul palco intorno ad una moneta un cerchietto dal quale la sua punta non fuoriuscì mai.
Ma la Legnani fu, soprattutto, la danzatrice che riuscì a introdurre la scuola italiana, che esaltava la brillantezza tecnica ed il virtuosismo ai massimi livelli, nella tradizione, elegante ma statica, della danza fino a quell’epoca rappresentata nei teatri imperiali russi e studiata nelle loro scuole. Superiore tecnicamente alle ballerine della sua generazione per l’aplomb, l’en dehors, le punte d’acciaio e la facilità nei giri Pierina era assolutamente dedita al suo lavoro, atta a perfezioare sempre più le sue doti. Non offrì pretesti scandalistici per pettegolezzi, non intrecciò liaisons con nobili o artisti di fama e fu di esempio e stimolo per Tamara Karsavina, Anna Pavlova, M. Fokine e F.V. Lopuchov. Insomma la sua vita sociale era tutta rivolta alla sua professione. Pur essendo osannata dal pubblico, non ebbe rivali e fu, anzi, molto apprezzata dalle sue colleghe perché non era presuntuosa bensì veniva considerata una grandissima professionista che non si è mai adagiata sulla fama acquisita.
Nel 1901 fece la sua ultima esibizione al Teatro Mariinskij nel balletto “La Camargo” di Petipa che danzò con Nikolaj Legat. Subito dopo rientrò in Italia per accudire la madre malata e si ritirò a Pognana Lario sul lago di Como. Le sue ultime apparizioni pubbliche furono alla Scala come membro della Commissione esaminatrice della Scuola di Ballo insieme a Virginia Zucchi ed Enrico Cecchetti. Di lei si può senza dubbio affermare che fu la ballerina più completa degli anni Ottanta e Novanta dell’800, annunciando già per forza e virtuosismi il modo di danzare delle ballerine del Novecento. Morì a Milano il 15 novembre 1930.
Francesca Camponero