Origini e formazione
Oriella Dorella nasce il 25 gennaio 1952 a Milano, in un contesto culturale vivace e stimolante, seppur non ancora popolato dal crescente interesse mediatico verso la danza classica che si affermerà nel corso degli anni. La Milano degli anni Cinquanta e Sessanta, immersa nella ricostruzione del dopoguerra, è un centro artistico poliedrico in cui musica, teatro e balletto si intrecciano con la vita quotidiana. In questa cornice, la giovane Oriella trova un terreno fertile per avvicinarsi alla danza, un’arte che, sebbene allora appannaggio di una nicchia colta e raffinata, godeva a Milano dell’eccellenza rappresentata dal Teatro alla Scala. Ed è proprio alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala che la Dorella compie i suoi primi passi formativi.
La Scuola di Ballo scaligera, fondata nel 1813 e fra le più prestigiose al mondo, aveva una tradizione accademica profondamente radicata, basata sul metodo Vaganova e sul rigore stilistico della grande scuola russa e italiana. Oriella Dorella, sin dai primi anni di studio, si distingue per una tecnica salda, una musicalità spiccata e, soprattutto, una naturale eleganza scenica. Il suo fisico longilineo, le linee morbide e al contempo precise delle sue braccia e l’attenzione rigorosa al dettaglio catturano l’attenzione dei maestri. Nel corso della formazione, affinata sotto la guida di insegnanti e coreografi provenienti da contesti internazionali, la giovane danzatrice apprende i fondamenti del repertorio classico: da Petipa a Ivanov, da Gorsky a Balanchine, la sua curiosità e la sua plasticità interpretativa la preparano a futuri incarichi solistici.
Gli esordi nella Compagnia della Scala
Entrata a far parte del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala ancora giovanissima, Oriella Dorella si trova ad operare in un contesto di altissima professionalità. Negli anni Settanta il Corpo di Ballo scaligero viveva una stagione di rinnovamento, grazie alla direzione di figure illuminanti e alla presenza di étoile di rilievo internazionale. In questo humus artistico, la Dorella, che inizialmente danza come membro del corpo di ballo, gradualmente emerge in ruoli sempre più importanti.
La sua danza si distingue per la pulizia dei movimenti, per la grazia con cui passava dai passaggi più lirici alle variazioni virtuosistiche e per la capacità di comunicare con il pubblico. La presenza scenica dell’artista, unita all’intelligenza interpretativa, la portano presto a rivestire ruoli di rilievo in balletti del grande repertorio: da “Giselle” a “Il lago dei cigni”, da “La bella addormentata” a “Don Chisciotte”, il suo nome inizia a comparire sui cartelloni come solista e, in seguito, come prima ballerina.
La consacrazione a Prima Ballerina e il rapporto con il repertorio classico
La consacrazione di Oriella Dorella come Prima Ballerina avviene in un periodo in cui il pubblico milanese e italiano mostrava un interesse crescente per il balletto classico. Se fino a qualche decennio prima la danza era per lo più riservata alle élite culturali, gli anni Settanta vedono l’arte tersicorea acquisire maggior popolarità, anche grazie ai media e a trasmissioni televisive che iniziano, seppur timidamente, ad aprire una finestra sul mondo del balletto.
Come Prima Ballerina, la Dorella si esibisce al fianco di étoiles internazionali e di partner di alto livello, consolidando il proprio status di interprete versatile. La sua interpretazione di ruoli “bianchi” – quelli lirici, legati ai grandi balletti romantici dell’Ottocento – come Odette/Odile ne “Il lago dei cigni” mette in luce la qualità del suo adagio, la morbidezza del suo port de bras e la capacità di passare dalla drammaticità all’estraniazione poetica in pochi istanti. Nei ruoli più virtuosistici, come Kitri in “Don Chisciotte”, la Dorella mostra invece una brillante tecnica di punte, giri sicuri e salti energici, mantenendo sempre un sorriso luminoso e un’impronta personale, lontana da qualsiasi arida esibizione di tecnica fine a se stessa.
La presenza mediatica e il ruolo nella divulgazione della danza
La vera peculiarità del percorso di Oriella Dorella, che la differenzia dalle grandi étoiles internazionali a lei contemporanee, è la sua presenza carismatica nel mondo della televisione e dei media. Negli anni Ottanta, la Rai e altre emittenti nazionali iniziano a dedicare spazi di prima serata a programmi d’intrattenimento che ospitano, accanto a cantanti, attori e comici, anche artisti della danza. Oriella Dorella è fra i primi nomi della danza classica a prestarsi a queste partecipazioni televisive, presentandosi al grande pubblico come un’artista accessibile, empatica e desiderosa di diffondere il balletto ben oltre le mura dei teatri.
La sua partecipazione in popolari varietà televisivi (come “Fantastico” o altri programmi di grande richiamo) non è limitata alla semplice presenza coreografica. Spesso viene intervistata, dialoga con gli altri ospiti, introduce brevi interventi di danza classica e contemporanea, proponendo al pubblico frammenti del grande repertorio e brani meno noti, talvolta adattati al contesto televisivo. Non manca di raccontare l’impegno, la dedizione e la disciplina che stanno dietro la vita di una ballerina professionista, rendendo così più comprensibile al pubblico “profano” il significato profondo e il sacrificio insiti nell’arte della danza.
Questo impegno mediatico è cruciale in un periodo storico in cui la danza classica, in Italia, rischiava di rimanere ancorata alle sue sedi tradizionali. La Dorella, con la sua presenza garbata, ha contribuito a smantellare il pregiudizio della danza intesa come un’arte distante dal grande pubblico, d’élite e incomprensibile ai più. La sua immagine – sinuosa, leggera, rassicurante – e la sua voce, che accompagnava spesso i suoi interventi con spiegazioni semplici ed efficaci, hanno reso la danza più prossima allo spettatore medio, stimolandone la curiosità e, potenzialmente, il desiderio di frequentare i teatri.
Collaborazioni, tournée e interpretazioni memorabili
Accanto all’impegno televisivo, la carriera di Oriella Dorella prosegue sui grandi palcoscenici della danza, in Italia e all’estero. L’artista è invitata in numerose tournée, serate di gala ed eventi speciali, portando il repertorio classico e neoclassico di matrice scaligera in città europee ed extraeuropee. Lavora con coreografi di spicco, fra cui alcuni dei più noti innovatori del linguaggio tersicoreo del Novecento, esplorando anche un orizzonte creativo più ampio rispetto alla tradizione. Ciò non significa abbandonare la tecnica accademica, bensì arricchirla di sfumature interpretative più moderne, con una maggiore attenzione alla drammaturgia del gesto, all’interazione con il partner e alla qualità espressiva dello sguardo.
Fra le interpretazioni memorabili della Dorella meritano di essere ricordate le sue presenze ne “Lo Schiaccianoci”, balletti in stile neoclassico e serate di omaggio a grandi coreografi del passato e del presente. Nel corso degli anni, la sua maturità artistica si consolida, permettendole di affrontare ruoli sempre più sfaccettati, personaggi complessi dal punto di vista drammatico, e di porsi non solo come interprete ma anche come figura di riferimento per i più giovani danzatori. In più occasioni, infatti, la Dorella ha partecipato a progetti formativi, stage e masterclass, trasmettendo ai giovani allievi la propria esperienza e la conoscenza del repertorio.
Il contributo al panorama italiano e la “popolarizzazione” del balletto
Al di là delle singole interpretazioni, il contributo di Oriella Dorella al panorama culturale italiano si fonda su un’azione “ponte” fra due mondi: quello della danza accademica, tradizionalmente relegato all’ambito teatrale e alla cerchia di appassionati, e quello del grande pubblico, raggiunto tramite i mezzi di comunicazione di massa. In anni in cui l’Italia iniziava a riconoscere l’importanza dello spettacolo dal vivo come elemento identitario e formativo per la collettività, il volto e la voce della Dorella hanno fatto sì che la danza non venisse percepita come un’arte elitaria, bensì come un linguaggio universale, una forma di espressione accessibile a chiunque fosse disposto ad ascoltarla e a guardarla con occhi attenti.
Questo ruolo di “ambasciatrice” della danza in televisione non va minimizzato. Sulle orme di quanto stava accadendo in altri Paesi, in cui i grandi danzatori già apparivano in contesti divulgativi, la Dorella ha aperto un varco nel rapporto fra danza e media. I suoi interventi televisivi non hanno mai rinunciato alla qualità artistica, pur dovendo adattarsi a tempi, spazi e formati comunicativi nuovi e, talvolta, semplificati. È stato un delicato equilibrio fra la necessità di preservare la dignità e la profondità della danza come arte e il desiderio di parlare a un pubblico vasto e diversificato, non necessariamente preparato a cogliere le finezze di un passo a due tratto dal repertorio classico.
L’età della maturità artistica, l’insegnamento e la trasmissione della tradizione
Con l’avanzare degli anni, come spesso accade ai danzatori, la carriera interpretativa di Oriella Dorella si è lentamente diradata in termini di numero di spettacoli, ma non ne ha diminuito l’influenza. Fin dalle fasi finali della sua attività sul palcoscenico, la ballerina ha cominciato a dedicarsi all’insegnamento, alla divulgazione e alla consulenza artistica. L’esperienza accumulata in decenni di danza ad alto livello, il contatto con importanti direttori di compagnia, coreografi, registi e musicisti, le hanno fornito un bagaglio di conoscenze da trasmettere alle nuove generazioni.
In questa fase, la Dorella diviene un punto di riferimento per scuole e accademie, sia all’interno sia all’esterno dell’orbita scaligera, contribuendo a formare nuovi talenti e a diffondere la metodologia rigorosa dell’accademismo classico. Il suo approccio, come riportato da studenti e colleghi, unisce la fermezza del metodo accademico alla comprensione della psicologia del giovane danzatore, riconoscendo l’importanza dell’equilibrio fra disciplina, incoraggiamento e creatività. Non mancano partecipazioni a convegni, incontri con il pubblico e tavole rotonde sulla danza, in cui la Dorella offre la propria prospettiva storica e artistica, raccontando l’evoluzione del balletto nel corso dei decenni.
Il lascito culturale ed estetico
Il lascito di Oriella Dorella nel panorama della danza italiana è duplice: da un lato, rimane la sua attività come interprete, che l’ha vista incarnare alcuni dei ruoli più importanti del repertorio classico e neoclassico, arricchendoli di una personalità distintiva e di una tecnica affidabile. Dall’altro, permangono i frutti del suo lavoro di divulgazione, grazie al quale il balletto ha potuto raggiungere un pubblico più vasto, superando barriere culturali e sociali.
In un contesto storico in cui la danza cercava nuovi canali per affermarsi, Oriella Dorella è stata una figura chiave, capace di coniugare eccellenza tecnica e simpatia umana. La sua personalità spiccata, ma mai invadente, ha contribuito a definire l’immagine della ballerina classica italiana come raffinata, colta, dedita alla perfezione del gesto, ma al contempo empatica e vicina al pubblico.
Pur essendo legata a un’epoca in cui la televisione aveva un ruolo preminente nella creazione dell’immaginario collettivo, la testimonianza di Oriella Dorella rimane attuale. La questione della divulgazione dell’arte della danza presso un pubblico non specializzato è ancora aperta, e il suo esempio evidenzia quanto sia importante la disponibilità, da parte degli artisti, a mettersi in gioco su più fronti, per garantire al balletto una presenza vitale e non elitaria nel panorama culturale contemporaneo.
Conclusione
La biografia di Oriella Dorella, in quanto figura artistica complessa e innovativa, ci parla di un momento cruciale nella storia della danza italiana, quando l’apertura a nuovi media e a nuovi pubblici ha coinciso con l’esigenza di preservare la qualità e la tradizione. Dalla formazione rigorosa alla Scala, all’emergere come Prima Ballerina, passando per la notorietà televisiva e il delicato ruolo di divulgatrice, la Dorella incarna la capacità di un’interprete di attraversare i confini fra l’arte pura e il grande intrattenimento, fra la scena istituzionale del teatro d’opera e il salotto televisivo di prima serata.
La sua eredità non è soltanto in ciò che ha danzato, ma in ciò che ha raccontato e trasmesso: un’arte capace di parlare al cuore del pubblico, di emozionare, di disciplinare il corpo e l’anima, e di farsi ponte fra la tradizione delle grandi accademie e la sensibilità del grande pubblico. In questo senso, Oriella Dorella rimane una figura esemplare, che ha segnato un punto di svolta nella percezione della danza in Italia e ha contribuito a scrivere una pagina importante della sua storia.
A cura di Alberto Soave