Michel Fokine è il primo coreografo dei Ballets Russes e uno dei più importanti della sua epoca. Per le sue innovazioni, è il precursore dello stile neoclassico che mette in opera in modo assai vario, grazie alla sua cultura e alla molteplicità dei suoi interessi.
Figlio di commercianti, Fokine entra alla Scuola Imperiale di Danza di San Pietroburgo nel 1889, dove studia con Pavel Gerdt e Nicolas Legat. Nel 1898 entra a far parte del balletto del Teatro Marinski come solista, divenendo primo ballerino nel 1904.
A partire dal 1902 viene anche incaricato di tenere dei corsi alla scuola di danza e inizia a comporre coreografie nel 1905. Quando il suo talento comincia ad essere riconosciuto, se vede conferire l’incarico di sviluppare il programma della stagione di balletto organizzata nel 1909 a Parigi da Serge Diaghilev. Il successo è immediato.
Fokine rimane ai Ballets Russe come principale coreografo fino al 1912, quando ritorna in Russia, dove le sue creazioni sono ormai diventate patrimonio del Teatro Marinski. Nel 1914, ritorna al fianco di Diaghilev per la stagione londines dei Ballets Russes.
Nel 1918, lascia definitivamente la Russia e prosegue la sua carriera come ballerino e coreografo indipendente in Europa – principalmente in Scandinavia, Francia e Inghilterra – e negli Stati Uniti.
Nel 1921, apre una scuola di danza a New York; l’anno successivo crea la sua compagnia e, nel 1923, si stabilisce definitivamente negli Stati Uniti.
Fino alla fine della sua vita, compone balletti per le più grandi compagnie americane ed europee e viene invitato in tutto il mondo a riallestire le più celebri delle sue creazioni per i Ballets Russes. Lavora con i più prestigiosi teatri, fra cui L’Opéra di Parigi, la Scala di Milano, il Teatro Colon di Buenos Aires, per Ida Rubinstein, i Ballets di Monte-Carlo e i Ballets Russes del colonnello de Basil.
Fokine ha ottenuto un notevole successo come ballerino, per le qualità mimiche e la tecnica eccellente. Dopo aver interpretato i ruoli di solista del repertorio classico al Teatro Marinski, interpreta le proprie opere con i Ballets Russes. Inoltre danza in molti recital con la moglie, la ballerina Vera Antonova.
Ma è soprattutto come coreografo innovativo che si inserisce a pieno titolo nella storia della danza. Di spirito curioso, si interessa, a partire dall’infanzia, a tutte le forme di espressione artistica (fra l’altro, dipinge per tutta la sua vita); è sensibile al clima di rinnovamento, al quale contribuisce la tournée di Isadora Duncan del 1904, che regna in Russia all’inizio del ‘900. Pur restando un grande ammiratore di Marius Petipa, percepisce che il balletto deve trovare nuove forme di espressione. Criticando il convenzionalismo ballettistico in vigore al Teatro Marinski, precognizza l’adattamento della coreografia al soggetto trattato mediante la creazione di enchaînements di passi tradizionali e di movimenti nuovi. Elabora, inoltre, a partire dal vocabolario della danza classica che non rinnega affatto, una gestualità corrispondente allo stile del balletto che esprima il carattere dei personaggi. Fokine rinforza l’impatto drammatico per mezzo di opere corte, da cui sono escluse la pantomima e i divertissement che diluiscono l’azione, nelle quali ciascun passo di danza – sia quelli destinati ai solisti che quelli per il corpo di ballo – risponde ad una necessità espressiva. Infine, rivolge un’attenzione particolare all’unità estetica di tutti gli elementi di un balletto, musica, costumi, decorazioni e scenografie, rompendo in particolare con la tradizione delle punte e del tutu per le ballerine.
Fokine mette in pratica le sue idee innovative negli ottantasei balletti che compone. A partire dalle sue prime opere, anche se la tradizione resiste ancora alle spinte delle sue innovazioni, traduce chiaramente nelle sue coreografie i differenti universi messi in scena:
- L’antichità greca in “Acis e Galatea“, 1905;
- il Diciottesimo secolo francese ne “La Tapisserie Enchanté”, 1907;
- la Roma di Nerone con “Eunice”, 1907;
- l’Oriente in “Une Nuit d’Egypte”, 1908;
- l’epoca romantica con “Chopeniana”, 1908.
Crea anche, per Anna Pavlova, un corto assolo, “La Morte del Cigno”, nel quale la danza evoca con grande forza poetica l’agonia di un uccello nei suoi ultimi battiti d’ala.
Per ogni balletto, prepara il suo lavoro per mezzo di una precisa ricerca documentale. Quando manca la documentazione, la sua ispirazione è guidata dalla musica e dall’atmosfera che vuole creare. In ogni caso riesce a coinvolgere il pubblico e incontra un successo che contribuisce alla fama dei Ballets Russes.
Appassionato difensore della danza classica, le ha consentito di rimanere vitale nel Ventesimo secolo e ha contribuito a farla entrare nella modernità, con uno stile che, oggi, chiamiamo neoclassico del quale è stato un grande precursore.
Le sue idee si divilgarono attraverso i suoi insegnamenti. Maître de ballet molto apprezzato, non si accontentava di trasmettere una tecnica perfetta, ma obbligava i suoi allievi a dare un senso ad ogni passo che stavano eseguendo, formando così degli interpreti completi.
I Ballets Russes permisero a Fokine di realizzare pienamente le sue idee, dato che condivideva con Diaghilev la visione del balletto come opera di arte totale nella quale tutti gli elementi dovevano essere in armonia con il progetto artistico. In quanto a Diaghilev, trovò in Fokine il coreografo che poteva apportare alla sua impresa la giusta dose di innovatività necessaria per sedurre il pubblico senza urtarlo.
La riuscita di questo connubio artistico è totale. Il coreografo assicura senza dubbio il successo dei Ballets Russes nei loro primi anni, e compone dei capolavori dei quali una buona parte viene rappresentata ancora oggi nella sua versione originale.
La fertilità e la varietà della sua creatività impressiona il pubblico pilotato nell’universo variegato offerto dai suoi programmi che vedevano opere;
- di ispirazione romantica come “Les Sylphides” (1909), “Carnaval” (1910), “Le Spectre de la Rose” (1911);
- orientaleggianti, “Cleopâtre” (1909), “Shéhérazade (1910), “La Légende de Joseph” (1914);
- ispirate alla tradizione folclorica russa come le danze polovesiane de “Il Principe Igor” (1909), “L’Uccello di Fuoco” (1910), “Pétrouchka” (1911), “Thamar” (1912);
- mitologiche, “Narciso” (1911), “Daphnis et Chloé” (1912).
L’impatto sul pubblico di questi balletti, la maggior parte dei quali è entrata nella nella mitologia della danza, deve molto anche alle qualità eccezionali degli interpreti: Anna Pavlova, Adolf Bolm, ma soprattutto Vaslav Nijinski e Tamara Karsavina che si calarono con grande passione nei ruoli che Fokine aveva creato espressamente per il loro talento in una notevole comunione artistica.
A cura di Alberto Soave
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