La parola venne coniata in Russia agli inizi del ‘900 e, ai nostri giorni viene utilizzata per indicare genericamente un appassionato di danza. Il termine è entrato a far parte del vocabolario occidentale nel 1934, dopo la pubblicazione del libro di A. Haskell, Ballettomania.
Originariamente, invece, designava dei veri e propri “feticisti” del balletto, singoli individui o gruppi di persone che non solo riempivano le sale del Teatro Bolshoi di Mosca o del Marinski di San Pietroburgo ad ogni singola replica, ma giungevano a livelli di esaltazione nei confronti delle ballerine, circondandole di lodi, attenzioni e doni. LA ballettomania percorre tutti gli stadi di una malattia, dall’atteggiamento critico all’isteria selvaggia.
In alcuni casi venivano raggiunti livelli estremi. Si narra infatti di un ballettomane russo che nel 1842, per celebrare l’addio alle scene sanpietroburghesi di Maria Taglioni, acquistò per la cifra di 200 rubli, spropositata per quei tempi, un paio di scarpette da ballo usate dalla celebre étoile, le fece cucinare dal proprio cuoco personale e, insieme ad un gruppo di amici, le mangiò accompagnate da diverse salse e condimenti.
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- American Ballet Theater, online ballet dictionary
- Horst Koegler, Dizionario Gremese della Danza e del Balletto, Gremese Editore, 1995
- Walter Sorell, Storia della Danza: Arte, Cultura, Società, Il Mulino, 1994