L'arte come
modalità terapeutica
ha assunto nell'ultimo decennio
un'importanza sempre più
rilevante. L'Art terapist
è ormai una figura professionale
riconosciuta nell'ambito dell'intervento
psico-sociale, la sua specializzazione
copre una o più attività
artistiche: dalla musica alla
danza, dalla pittura alla manipolazione
di vari materiali o alla drammatizzazione.
Attraverso
laboratori di teatro,
pittura,
musica,
danza si intende rivendicare
il diritto del paziente all'espressione
di sé, in quanto l'attività
artistica si rivela molto efficace
per far emergere i contenuti
più profondi della coscienza.
Da sempre
l'arte ha permesso di canalizzare
forti emozioni, si tratti di
rabbia ed aggressività
o malinconia e depressione ed
il suo carattere fortemente
liberatorio è stato riconosciuto
da molti artisti di questo secolo;
mentre secondo la psicoanalisi
l'espressione creativa permette
la sublimazione cioè
lo spostamento di impulsi sessuali
su attività socialmente
riconosciute, fra cui appunto
l'arte.
Partendo
da questi presupposti gli psichiatri
Tondo e Silvetti suggeriscono
la possibilità di percorrere
il cammino in senso inverso,
utilizzando l'espressione creativa
per entrare in comunicazione
con vissuti profondi che sarebbero
altrimenti inesplorati. Secondo
l'arteterapeuta Axel Rutten
la terapia dell'arte rappresenta
l'itinerario verso la libertà
interiore di ciascun individuo,
trovando però la sua
applicazione più efficace
nel caso della malattia mentale
in quanto permette al paziente
di liberarsi di tutte le sue
angosce e sofferenze per ricostituire
l'io primitivo nell'interezza
della sua personalità.
Muret, esperto in pittura terapia,
sostiene che l'arte è
innanzi tutto simbolizzazione
perché quando un paziente
trasferisce la sua rabbia nel
disegno, attraverso il tratto
ed il colore, rinuncia all'espressione
motrice reale della sua emozione,
per darle una forma. A favorire
i processi di simbolizzazione
pare sia il particolare stato
di coscienza indotto dall'attività
artistica, una sorta di sospensione
della sfera del controllo, della
razionalità e della logica.
L'espressione creativa infatti,
è collegata all'emisfero
cerebrale destro, l'emisfero
del linguaggio non verbale,
dell'intuizione, dell'immaginazione,
delle metafore, dei doppi sensi,
della musica. E' l'emisfero
dei processi primari che rappresenta
anche una via di scarico energetico
di importanza vitale per l'apparato
psichico attraverso attività
come il sogno, le fantasie,
l'umorismo e l'arte.
L'arteterapia
consisterebbe allora nel portare
il paziente ad uno stato di
reverie secondo Bion oppure,
come sostiene Winnicot, nel
creare uno "spazio di gioco"
, uno stato cioè in cui
l'attenzione viene sospesa ed
il soggetto può ascoltarsi
più intimamente. Questo
processo facilita un diverso
tipo di comunicazione tra il
paziente ed il terapeuta, crea
un linguaggio più semplice,
ma più sincero ed autentico,
all'interno di una dimensione
ludica ed artistica. Dunque
sulla scorta degli studi di
neurofisiologia, che evidenziano
le diverse caratteriste che
degli emisferi cerebrali, le
artiterapie sostengono la possibilità
di rivolgersi all'individuo
in maniera alternativa. L'attività
creativa diventa così
una via più diretta per
comunicare, un linguaggio analogico
che permette di rivolgersi direttamente
alla sfera dei processi primari
degli individui.
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