George Balanchine e il balletto neoclassico: la sintesi tra tradizione e innovazione
George Balanchine è senza dubbio una delle figure più influenti nella storia del balletto del XX secolo. Conosciuto come il fondatore del balletto neoclassico, Balanchine è riuscito a creare un equilibrio straordinario tra tradizione e innovazione, trasformando il balletto in un’arte al contempo moderna e profondamente radicata nelle sue origini classiche. La sua visione del balletto ha lasciato un’impronta indelebile non solo negli Stati Uniti, dove fondò il New York City Ballet, ma anche sulla scena internazionale, ridefinendo il linguaggio coreografico e introducendo un nuovo modo di concepire la danza.
Balanchine nacque a San Pietroburgo nel 1904 e fu formato nella rigorosa tradizione del balletto russo. La sua formazione avvenne all’Accademia Imperiale di Balletto, oggi nota come Accademia Vaganova, un’istituzione che rappresentava l’apice dell’educazione ballettistica del tempo. L’ambiente in cui Balanchine crebbe era caratterizzato da una profonda venerazione per la tradizione, dove il balletto era considerato un’arte elevata, degna di massimo rispetto. Il giovane Balanchine mostrò fin da subito un talento straordinario, e si immerse nel repertorio classico sotto la guida di grandi maestri come Enrico Cecchetti. Ma, nonostante il profondo apprezzamento per la tradizione, Balanchine fu sempre animato da una curiosità instancabile e da un desiderio di esplorazione e innovazione.
La svolta cruciale nella carriera di Balanchine avvenne con il suo incontro con Sergei Diaghilev, il fondatore dei Ballets Russes. Diaghilev rappresentava una figura rivoluzionaria, il cui approccio al balletto era audace e sperimentale. Diaghilev diede a Balanchine l’opportunità di esplorare nuove possibilità artistiche, incoraggiandolo a spingersi oltre i confini del balletto accademico. Con i Ballets Russes, Balanchine iniziò a sperimentare con il linguaggio coreografico, creando opere che sfidavano le convenzioni e che integravano influenze provenienti dalle arti visive, dalla musica contemporanea e dal teatro.
Quando Diaghilev morì nel 1929, Balanchine si trovò a cercare nuove strade. Dopo un periodo trascorso in Europa, durante il quale lavorò con diverse compagnie e artisti, Balanchine approdò negli Stati Uniti nel 1933. Fu qui che ebbe inizio la vera rivoluzione di Balanchine. Con il supporto del mecenate Lincoln Kirstein, Balanchine fondò la School of American Ballet e successivamente il New York City Ballet, un’istituzione che avrebbe ridefinito il balletto americano e mondiale. Kirstein, affascinato dall’idea di creare una scuola di balletto che potesse competere con quelle europee, trovò in Balanchine il partner ideale per realizzare il suo sogno.
Il contributo principale di Balanchine al mondo del balletto fu la creazione di uno stile neoclassico, che rappresentava una sintesi perfetta tra la tecnica classica e un approccio moderno e dinamico. Balanchine era fermamente convinto che la danza dovesse tornare alla sua essenza, che il movimento puro fosse il mezzo più potente per esprimere emozioni e idee. Egli spogliò il balletto dei suoi ornamenti narrativi e lo portò a un livello di astrazione che esaltava la bellezza della forma e del movimento in sé. Invece di raccontare storie attraverso la danza, Balanchine preferiva mettere in scena coreografie che esplorassero la relazione tra movimento e musica, creando una simbiosi perfetta tra i due elementi.
Balanchine collaborò con alcuni dei più grandi compositori del suo tempo, tra cui Igor Stravinsky, con cui sviluppò un rapporto artistico particolarmente prolifico. Le opere di Balanchine su musica di Stravinsky, come “Apollo” e “Agon“, sono esempi emblematici del balletto neoclassico. In queste creazioni, Balanchine esplorò le possibilità ritmiche e dinamiche del corpo umano, utilizzando la musica come guida per il movimento, quasi come se il corpo dei danzatori fosse uno strumento musicale che suonava la partitura visivamente. La collaborazione con Stravinsky fu fondamentale per Balanchine, poiché gli permise di esplorare una nuova struttura coreografica, libera dalle restrizioni narrative del balletto romantico.
Uno degli aspetti più rivoluzionari del lavoro di Balanchine fu la sua attenzione alla linea e alla forma del corpo. Egli prediligeva ballerini alti e snelli, con gambe lunghe e flessibili, capaci di creare linee estese e movimenti fluidi. La tecnica Balanchine enfatizzava l’allungamento del corpo, la velocità e la precisione dei movimenti, richiedendo ai danzatori un controllo estremo e una grande versatilità. Il suo stile dinamico e virtuoso richiedeva ai ballerini di muoversi con una velocità e una precisione senza precedenti, portando il balletto a un nuovo livello di atletismo. Questa enfasi sulla fisicità e sulla musicalità rese il balletto neoclassico di Balanchine una forma d’arte profondamente moderna, capace di dialogare con il suo tempo.
Un altro elemento distintivo del balletto neoclassico di Balanchine è l’assenza di una trama definita. A differenza del balletto narrativo del XIX secolo, in cui la storia era il fulcro della rappresentazione, Balanchine preferiva lasciare spazio alla danza pura. Spettacoli come “Serenade” e “Symphony in C” sono esempi di opere in cui non esiste una trama vera e propria, ma la coreografia si sviluppa come un’esplorazione astratta delle possibilità del movimento in relazione alla musica. Questa scelta non solo liberò la danza dalle restrizioni della narrazione, ma permise anche al pubblico di concentrarsi sulla bellezza del movimento e sulla complessità della composizione coreografica.
Balanchine portò anche importanti innovazioni sul piano della struttura e dell’organizzazione del corpo di ballo. Nei suoi balletti, il corpo di ballo non è solo uno sfondo per i solisti, ma diventa un elemento centrale della coreografia, creando figure geometriche, pattern ritmici e un senso di coralità che arricchisce la composizione visiva. Questa visione del corpo di ballo come protagonista e non solo come supporto era rivoluzionaria e contribuì a ridefinire il ruolo del gruppo nella dinamica del balletto.
L’approccio di Balanchine al balletto è spesso stato descritto come “neoclassico” proprio per la sua capacità di fondere elementi classici con un’estetica moderna. Il termine “neoclassico” non è casuale: esso richiama l’idea di una “nuova classicità”, una ripresa della tradizione classica rivisitata con uno spirito contemporaneo. Balanchine non rigettò mai la tecnica del balletto classico, al contrario, la considerò il fondamento su cui costruire il suo linguaggio artistico. Tuttavia, egli seppe alleggerire il balletto dalle sue convenzioni più rigide, creando uno stile più fluido, libero e aderente al linguaggio musicale del suo tempo.
Il lavoro di Balanchine ebbe un impatto profondo non solo sul balletto americano, ma anche su quello internazionale. La sua influenza si estese a molti coreografi che seguirono, tra cui Jerome Robbins, che collaborò con lui al New York City Ballet, e che continuò a sviluppare il linguaggio neoclassico esplorando nuove tematiche e forme narrative. Anche coreografi europei come Maurice Béjart e John Neumeier furono influenzati dal suo approccio, integrando elementi del suo stile nelle loro opere. Balanchine riuscì a rendere il balletto una forma d’arte viva e contemporanea, in grado di comunicare con il pubblico del XX secolo e di oltrepassare i confini culturali e geografici.
Un altro aspetto fondamentale della visione di Balanchine fu il suo approccio alla figura femminile nel balletto. Le sue muse, come Suzanne Farrell e Tanaquil Le Clercq, incarnavano la visione balanchiniana della ballerina: eleganti, raffinate, con una tecnica impeccabile e un’espressività sobria ma intensa. Balanchine spesso costruiva le sue coreografie attorno alle sue ballerine, esaltandone le qualità individuali e ponendo la figura femminile al centro della scena. La ballerina, nel balletto di Balanchine, non è solo una interprete, ma diventa il cuore pulsante della creazione artistica, la manifestazione stessa della bellezza e dell’eleganza.
Balanchine fu anche un abile innovatore in termini di costumi e scenografie. Prediligeva costumi semplici e lineari, spesso composti da tutù essenziali o costumi pratici che permettessero ai danzatori di muoversi liberamente e che non distogliessero l’attenzione dalla danza stessa. Le scenografie erano ridotte al minimo, con un uso spesso scarno di luci e fondali, che contribuiva a focalizzare l’attenzione del pubblico sui movimenti e sulle interazioni tra i danzatori. Questa sobrietà estetica era parte integrante della sua filosofia artistica, volta a esaltare la purezza del movimento.
Nel corso della sua carriera, Balanchine creò oltre 400 balletti, molti dei quali sono ancora oggi parte del repertorio delle più importanti compagnie di danza del mondo. Il New York City Ballet, sotto la sua guida, divenne una delle compagnie più prestigiose e innovative, capace di influenzare la direzione del balletto a livello globale. L’eredità di Balanchine continua a vivere attraverso la sua scuola, il suo repertorio e la sua filosofia artistica, che ha ispirato generazioni di ballerini e coreografi.
Balanchine riuscì a creare una sintesi tra tradizione e innovazione, mantenendo il balletto radicato nella sua tecnica classica ma liberandolo dalle sue convenzioni più limitanti. Il balletto neoclassico di Balanchine è una celebrazione del movimento puro, un’esplorazione delle possibilità del corpo umano in dialogo con la musica, e una testimonianza della capacità dell’arte di evolversi pur rimanendo fedele alle proprie radici. Attraverso il suo lavoro, Balanchine ha ridefinito il balletto per il XX secolo, creando una forma d’arte capace di parlare al pubblico contemporaneo e di continuare a evolversi nei decenni a venire.
[(In alto: 28 Jun 1928, Alexandra Danilova e Serge Lifar (foto © Hulton-Deutsch Collection/CORBIS tratta da Wikipedia)]
A cura di Alberto Soave