L’artista completo: Erik Bruhn come coreografo e direttore artistico
Erik Bruhn è uno dei nomi più affascinanti e leggendari del mondo del balletto del XX secolo. Non solo è stato uno dei più acclamati danzatori della sua epoca, ma anche un coreografo visionario e un direttore artistico di notevole impatto. In tutta la sua carriera, Bruhn è stato spesso definito un “artista completo”, una figura capace di incarnare la tradizione del balletto classico, apportando al contempo una visione moderna e un nuovo senso di innovazione. La sua vita artistica è stata caratterizzata da un profondo impegno nei confronti dell’arte, un impegno che lo ha portato a esplorare non solo le più alte vette della danza interpretativa, ma anche a contribuire significativamente alla sua evoluzione attraverso la coreografia e la direzione artistica.
Nato il 3 ottobre 1928 a Copenaghen, in Danimarca, Erik Bruhn ha mostrato fin da giovane un incredibile talento per la danza. Iniziò la sua formazione presso il Teatro Reale Danese, dove si immerse nello stile classico del balletto danese, noto per la sua eleganza e il suo virtuosismo tecnico. Questo ambiente ricco di storia e cultura artistica fornì a Bruhn la base solida su cui avrebbe costruito la sua futura carriera. Si unì al Balletto Reale Danese a soli diciotto anni, e rapidamente si fece notare come uno dei talenti emergenti più promettenti.
Ma Bruhn non si accontentò di essere solo un danzatore. La sua curiosità artistica lo spinse ad esplorare altre sfaccettature della danza, e il suo desiderio di comprendere a fondo ogni aspetto del balletto lo portò a viaggiare molto, danzando con alcune delle compagnie più prestigiose del mondo, tra cui il Balletto dell’Opera di Parigi, il Royal Ballet di Londra e, soprattutto, l’American Ballet Theatre (ABT). Fu proprio durante il suo periodo con l’ABT che Bruhn consolidò la sua reputazione come uno dei più grandi interpreti maschili della sua generazione, distinguendosi per la sua straordinaria tecnica, il carisma scenico e la capacità di trasmettere profonde emozioni attraverso la danza.
La presenza scenica di Bruhn è sempre stata caratterizzata da una qualità eterea e nobile. Ogni suo movimento sembrava sospeso nel tempo, conferendogli un’aura di leggerezza quasi sovrumana. Era noto per le sue linee perfette, i salti impressionanti e la capacità di dominare ogni aspetto del linguaggio corporeo. Ma ciò che lo rendeva davvero unico era la sua sensibilità interpretativa. Nei ruoli drammatici, Bruhn riusciva a incarnare i personaggi con una profondità psicologica che andava ben oltre la pura esecuzione tecnica, unendo la raffinatezza del gesto alla forza dell’espressività emotiva. Celebri sono le sue interpretazioni dei grandi ruoli del repertorio classico, come Albrecht in Giselle o il Principe in La Bella Addormentata, dove riusciva a esprimere la fragilità, la passione e la tragedia dei personaggi con una verità rara.
Ma Erik Bruhn non era solo un danzatore; era un vero creatore, e il suo contributo al balletto non si fermò all’interpretazione. Come coreografo, Bruhn cercò sempre di esplorare nuove strade, pur mantenendo una profonda connessione con la tradizione classica. La sua formazione danese, influenzata dall’eredità di August Bournonville, si rifletteva spesso nel suo lavoro coreografico, in cui si percepiva una certa leggerezza e un’accentuata musicalità. Bruhn era affascinato dall’idea di mantenere vivi i grandi classici, ma anche di reinterpretarli in chiave moderna per adattarli al pubblico contemporaneo. Le sue coreografie erano caratterizzate da una straordinaria attenzione ai dettagli, dalla cura per l’equilibrio tra tecnica e narrativa, e da una costante ricerca dell’armonia tra movimento e musica.
Tra le sue opere coreografiche più note vi sono le rivisitazioni di balletti tradizionali, come La Sylphide, a cui apportò delle sottili ma significative modifiche, al fine di evidenziarne la drammaticità e la poesia. Per Bruhn, ogni balletto era un’opportunità per esplorare nuove possibilità espressive e per offrire al pubblico una visione fresca di storie già conosciute. In quest’ottica, cercava sempre di valorizzare non solo il danzatore principale, ma anche il corpo di ballo, creando scene di insieme che fossero coinvolgenti e significative, capaci di arricchire la narrazione.
Nel corso della sua carriera, Erik Bruhn si distinse anche come direttore artistico, un ruolo che gli permise di mettere in pratica le sue idee innovative e la sua visione dell’arte del balletto. Fu nominato direttore artistico del National Ballet of Canada nel 1983, posizione che mantenne fino alla sua morte nel 1986. Durante questo periodo, Bruhn si impegnò a promuovere il talento locale, cercando di elevare la compagnia a livello internazionale. Era un fermo sostenitore della necessità di formare nuove generazioni di danzatori, non solo sotto l’aspetto tecnico, ma anche per quanto riguarda l’espressività e l’approccio artistico. Bruhn credeva che un danzatore dovesse essere, prima di tutto, un artista completo, capace di comprendere la musica, il teatro e l’arte visiva, e di portare sul palco tutte queste influenze.
Uno degli aspetti più notevoli della sua direzione artistica fu la capacità di bilanciare repertori classici con nuove creazioni contemporanee. Bruhn sapeva che per mantenere viva la tradizione del balletto era necessario aprirsi a nuove influenze e collaborazioni. Fu durante la sua gestione che il National Ballet of Canada iniziò a commissionare opere a coreografi contemporanei, portando nuove idee e stili all’interno della compagnia. Questo approccio non solo contribuì a far crescere la reputazione della compagnia, ma offrì anche ai danzatori la possibilità di sviluppare una versatilità che è oggi considerata uno dei segni distintivi del balletto moderno.
Il lavoro di Bruhn come direttore artistico era caratterizzato da un profondo rispetto per i danzatori. Non era un leader autoritario, ma piuttosto un mentore che cercava di tirare fuori il meglio da ogni artista con cui lavorava. Aveva una capacità unica di comprendere le esigenze individuali di ciascun danzatore, aiutandoli a sviluppare il loro potenziale senza mai forzarli. Questo approccio empatico contribuì a creare un ambiente di lavoro positivo, in cui i danzatori si sentivano sostenuti e ispirati a dare il massimo. La sua esperienza personale come uno dei più grandi ballerini del suo tempo gli permetteva di capire meglio di chiunque altro le difficoltà e le sfide che i danzatori affrontano ogni giorno.
Erik Bruhn era anche un appassionato sostenitore della collaborazione tra artisti di discipline diverse. Durante il suo periodo come direttore artistico, lavorò spesso con scenografi, compositori e costumisti per creare spettacoli che fossero veri e propri capolavori d’arte totale. Per lui, il balletto non era solo una serie di passi eseguiti su un palco, ma una fusione di tutte le arti, un modo per raccontare storie e trasmettere emozioni attraverso l’integrazione armoniosa di danza, musica, scenografia e costumi. Questo approccio multidisciplinare si rifletteva anche nel suo modo di concepire le produzioni, in cui ogni elemento contribuiva in modo significativo all’impatto complessivo dell’opera.
Un altro aspetto fondamentale del contributo di Erik Bruhn al mondo del balletto fu il suo costante impegno nel preservare e promuovere l’eredità della danza classica. Pur essendo aperto alle innovazioni e alle nuove tendenze, Bruhn era profondamente consapevole dell’importanza della tradizione. Egli riteneva che la bellezza e la purezza del balletto classico dovessero essere mantenute e trasmesse alle nuove generazioni. Questo rispetto per il passato si rifletteva nelle sue coreografie, dove elementi della tradizione si mescolavano con nuove idee, dando vita a un linguaggio coreografico che era sia innovativo che radicato nella storia del balletto.
La carriera di Erik Bruhn fu interrotta prematuramente dalla sua morte nel 1986, ma la sua eredità continua a vivere. Il suo approccio alla danza e alla coreografia ha influenzato generazioni di danzatori e coreografi, e il suo lavoro come direttore artistico ha contribuito a trasformare il National Ballet of Canada in una delle compagnie più rispettate a livello internazionale. Il Premio Erik Bruhn, istituito dopo la sua morte, è un’ulteriore testimonianza del suo impegno verso la danza e verso le nuove generazioni. Questo premio, assegnato a giovani danzatori promettenti, rappresenta l’eredità di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla bellezza dell’arte e al suo potere di trasformare le persone.
In conclusione, Erik Bruhn è stato un artista completo nel vero senso del termine: un danzatore dotato di una tecnica impeccabile e di una sensibilità rara, un coreografo innovativo capace di reinterpretare i grandi classici e un direttore artistico che ha saputo lasciare un segno indelebile nel mondo della danza. La sua vita e la sua carriera rappresentano un esempio di dedizione assoluta all’arte, di ricerca della perfezione e di amore per il balletto come mezzo per raccontare storie e trasmettere emozioni profonde. Bruhn è stato, e continuerà a essere, una fonte di ispirazione per tutti coloro che vedono nella danza non solo una forma di intrattenimento, ma una vera e propria espressione dell’animo umano.
A cura di Alberto Soave