A Cremona la magnifica Cendrillon de Les Ballets de Montecarlo

È un piacere che la storica e prestigiosa compagnia Les Ballets de Monte-Carlo, nata nel 1985 per volontà della Principessa di Hannover e diretta da Jean-Christophe Maillot, arrivi in Italia portando il 17 febbraio al Teatro Ponchielli di Cremona la sua Cendrillon (Cenerentola), una delle coreografie che hanno segnato una svolta nella storia di Les Ballets de Monte Carlo.

Anissa Bruley, al centro

Creata da Maillot nel 1999 su musica di Sergej Prokof’ev, Cendrillon è senza dubbio un balletto lontano da quelli che si è abituati a vedere. Il coreografo francese ha scelto infatti di porre la storia della povera fanciulla riscattata dal destino principalmente nella centralità del rapporto madre/padre, due persone generalmente assenti e ridotte a figure deboli, e che lui trasforma nel motore principale del racconto stesso.

Jean-Christophe Maillot utilizza il contesto di una famiglia fatta di personaggi vanitosi e oziosi che cercano di esistere in un mondo colmo di artifici. Tutto ciò si contrappone alla semplicità e sobrietà di Cenerentola. Maillot si concentra sugli ingranaggi emotivi che si accompagnano al racconto partendo da una Cenerentola che si rifiuta di dimenticare la madre defunta mantenendone il ricordo, e nello stesso tempo allontanando i vivi.

È significativa infatti la prima scena su cui si apre il sipario con Cenerentola che appare stringendo nelle mani l’abito bianco della madre nel quale affonda il viso, ma che poi subito dopo attorciglia in una sorta di corda che rappresenta la complessità del lutto. A Maillot il compito di far rielaborare questo lutto del quale Cenerentola e suo padre sapranno risolvere la sofferenza iniziale. Il padre è il personaggio dal quale la ragazza cerca risposte, e che Maillot rappresenta come una persona ormai rassegnata al nuovo matrimonio e alla quale la matrigna e le due figlie proibiscono di ripercorrere il passato. La matrigna di Cenerentola viene tratteggiata invece come una vera e propria seduttrice che usa questo mezzo per minare l’autorità del marito. Ma anche le sorellastre non sono le “brutte” di sempre, anzi! Hanno anche loro una carica fortemente erotica, che utilizzano come la madre con brillanti risultati. Il personaggio della Fata è introdotto da Maillot per rompere lo schieramento buoni-cattivi. In essa si può chiaramente vedere la reincarnazione della madre di Cenerentola che ha il potere di disperdere finalmente il dolore.

Lo spettacolo si apre con il pas de deux danzato dai genitori di Cenerentola, lo stesso che verrà poi ripetuto dalla fanciulla e il principe durante il ballo in cui si scopriranno innamorati. Come nella favola che tutti attribuiscono a Charles Perrault o ai Fratelli Grimm e che ha in realtà origini antichissime, Cendrillon resta sostanzialmente fedele alla traccia: prevale l’amore umile di cui diventa emblema il piede nudo della protagonista, che è il mezzo tramite il quale il principe, per la prima volta in ginocchio davanti a qualcuno, riconosce il suo amore e la sua identità.

Ma la ventata di novità di questo balletto sta senz’altro nel fare un tutt’uno tra i personaggi ed i loro costumi. Il defilé per scegliere gli abiti delle sorellastre e della matrigna anche se non suscita l’ilarità della coreografia di Ashton, è anch’esso godibilissimo. Grande infatti l’abilità di Jérôme Kaplan che ha messo in risalto la coreografia attraverso la fantasia dei suoi coloratissimi costumi (in particolare quelli dei manichini e della scena del ballo).

Foto di A. Blangero

Semplice, ma innovativa la scenografia di Ernest Pignon-Ernest. Le chiare pareti mobili definiscono di volta in volta spazi sempre nuovi e mai uguali coadiuvati dalla sapiente illuminazione studiata da Dominique Drillot. Elegante la scalinata della sala della festa, dove Cenerentola non sale a palazzo, ma scende per incontrare il suo principe. Magico il momento della magia della polvere d’oro.

Una magnifica  visione onirica come tutte quelle che ci regalano i balletti di Maillot che in questo caso si chiude con l’audace invenzione di far danzare la fata-madre con il padre. Sogno di espiazione e di ritrovata felicità.

Uno spettacolo assolutamente da non perdere.

Francesca Camponero

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