Danzare lo spirito con Matteo Mascolo

Ai primi di maggio dello scorso anno avevamo avuto modo di parlare di Matteo Mascolo e delle due rappresentazioni che lo avevano visto protagonista a Lanzarote. Oltre alle informazioni riportate nel nostro precedente articolo, chi volesse conoscere meglio il coreografo, danzatore e insegnante può visitare il sito dell’artista, con la sua biografia, immagini e contributi sulla tecnica Humphrey/Limón (qui un approfondimento storico).

Danzare lo spirito: Matteo Mascolo – coreografo emergente è il titolo di un’intervista realizzata da Bianca Pasquinelli e qui sotto riportata, nella quale si parla fra l’altro dell’ultima realizzazione del coreografo, lo spettacolo I demoni di Nietzsche, vincitore del bando del Festival a Due Voci di Como. Ecco il testo:

“La danza è rivendicazione della propria libertà, collante per anime e corpo, ambrosia per gli dei; un mezzo per trasferire l’ineffabile dalla coscienza di un individuo a quella di un altro.”

Matteo Mascolo, danzatore e coreografo milanese classe 1990, approfondisce i suoi studi a New York in un programma della Limón Dance Company diventando negli ultimi anni uno dei maggiori esponenti di Tecnica Humphrey/Limón in Italia. Debutta nel 2021 con il solo Movement happens in waves creato in piena pandemia e presentato nel Festival Suelo y Aire a Lanzarote, nelle Isole Canarie. Il suo ultimo lavoro I Demoni di Nietzsche è stato recentemente inserito all’interno di una rassegna di coreografi emergenti di grande prestigio, il Danza in Arte a Pietrasanta (DAP Festival) che si svolgerà quest’estate. Insieme a lui ci saranno anche Adriano Bolognino (Anghiari Dance HUB), Roberta Ferrara (Equilibrio Dinamico Dance Company) e tanti altri.

Ciao Matteo, finalmente ci incontriamo! Innanzitutto vorrei partire proprio dal tuo ultimo spettacolo “I demoni di Nietzsche”, vincitore del bando del Festival a Due Voci di Como e che sta riscuotendo notevole successo. Come è nato? di cosa racconta?
Ho tratto questo assolo dal libro La nascita della tragedia di Nietzsche e attraverso un’esplorazione contemporanea della Tecnica Humphrey/Limón parlo degli estremi opposti apollineo e dionisiaco. Due elementi in contrasto che pur in aperta discordia vanno uno accanto all’altro. Sono due termini che Nietzsche prende dalle due divinità greche: Apollo e Dioniso.
Dentro di me ho sempre sentito due simili istinti in conflitto, da una parte la ricerca di un piacere puramente estetico che dà una soddisfazione apollinea agli occhi e dall’altra il piacere per un abbandono dionisiaco alle proprie emozioni e a quel lato umano che a volte sopprimiamo. Così ho deciso di esternare la mia interiorità creando questa pièce.

Cosa succede all’interno della coreografia?
Inizialmente esploro il piacere del movimento con movimenti curvi sul posto, esibendo il corpo come fosse una statua greca caratterizzata da una bellezza apollinea. Verso la metà dell’assolo, vi è un monologo ricavato dal libro di Nietzche, in cui segno il mio corpo di giallo con un simbolo astratto, contenuto e con una forma chiara. Questo gesto vuole racchiudere in sé lo spirito apollineo per dare spazio a qualcosa di sconosciuto. La danza evolve finché, nell’ultima parte coreografica, esplode lo spirito dionisiaco: uso le mani per sporcare il mio corpo con strisciate di colore nero, segni rapidi e calcati, liberi da una forma precisa come i movimenti che compio in quel momento con grande energia. Nell’ultima parte il corpo sembra quasi mutare forma, come il dio greco Dioniso mutava forma passando dalle sembianze di un demone a un altro.

Hai trovato nella tecnica Humphrey/Limón il modo per raccontare te stesso. Come nasce esattamente il tuo interesse per questa tecnica?
È la tecnica che sento più affine al mio movimento e al mio spirito. Il mio interesse nasce dal piacere di sentire il mio corpo libero di oscillare tra un abbandono e una resistenza alla gravità. La tecnica si basa proprio sui principi di fall and recovery; per Humphrey il movimento, sia di un corpo danzante che dell’universo, accade in onde. Ciò che inoltre mi ha colpito è quello che altre tecniche rifiutano: l’accettazione della nostra umanità, il fatto che cadere, mostrare uno sforzo ed avere debolezze è parte di noi e non dobbiamo nasconderlo. A mio parere, queste sono componenti fondamentali per poter avvicinarsi ad un movimento che sia il più naturale possibile.

Sembra che il lato spirituale sia quindi un elemento importante nella tua danza.
Lo è senza dubbio. Senza lo spirito il corpo sarebbe un semplice involucro vacuo. Le lezioni di tecnica sono solo un mezzo per passare da un’attenta ricerca apollinea di controllo e bellezza del movimento ad un’esplosiva liberazione dionisiaca dello spirito.

In questi ultimi due anni molte persone hanno iniziato a dare maggior valore ai propri bisogni interiori. Tu come hai reagito ai periodi di lockdown?
Noi danzatori seppur estremamente sensibili abbiamo un animo d’acciaio. Ho controbattuto i lockdown con la stessa forza e sono rimasto produttivo. In quel periodo vivevo a Lanzarote e attraverso la mia danza sono riuscito a vincere un video contest d’arte organizzato dal Cabildo, che in seguito mi ha invitato a creare e presentare in teatro il mio primo assolo Movement happens in waves.

Grazie per il tuo tempo Matteo, spero che le tue parole possano essere d’ispirazione ai nostri lettori!

[In alto: Matteo Mascolo (foto di Daniel Cabecera García)]

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