Dora Rivkina e Franceska Mann, due ballerine vittime della ferocia nazista
Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria. Un giorno nato per ricordare le vittime dell’Olocausto o Shoah. Anche il mondo della danza purtroppo non è rimasto esente dal far parte delle pagine di questo terribile periodo storico, che noi vogliamo ricordare riportando due vicende che hanno avuto come protagoniste due ballerine ebree.
Dora RIVKINA era la seconda di tre figlie nate da una famiglia ebrea di Minsk, la capitale della Bielorussia. Prima della Seconda Guerra Mondiale, più di un terzo degli abitanti della città erano Ebrei. Dora e la sua famiglia vivevano in via Novomesnitskaya, nel centro di Minsk. Il padre di Dora lavorava in una fabbrica statale di mobili. Da piccola, Dora era particolarmente atletica ed era molto brava nel nuoto, nel ballo e nella danza. In seconda elementare, fu scelta come PRIMA BALLERINA in uno spettacolo per Capodanno.
Gli invasori tedeschi raggiunsero Minsk nel 1941 e la famiglia di Dora fu confinata nel ghetto della città. Nel 1943, quando il ghetto fu svuotato, la diciannovenne Dora fuggì durante il trasporto e si unì ai partigiani, ma poco tempo dopo i Tedeschi catturarono il suo gruppo.
Quando le guardie ordinarono loro di dichiarare chi fosse Ebreo, all’inizio tutti rimasero in silenzio. Ma dopo che una guardia minacciò di ucciderli tutti se non avessero parlato, una donna indicò Dora.
I Tedeschi legarono le mani di Dora, le annodarono una pietra intorno al collo, la gettarono nel fiume e le spararono senza pietà.
Franceska MANN viene ricordata dagli ebrei superstiti dell’Olocausto grazie a una sua azione eroica nel campo di concentramento di Auschwitz, allorquando, insieme ad un gruppo di nuovi arrivati, la Mann venne portata in una stanza sita accanto a una camera a gas e le venne ordinato di spogliarsi al fine di procedere a un’attività di spidocchiamento.
La Mann si tolse i vestiti lentamente, in modo da distrarre la guardia, riuscendo a afferrare la pistola di una guardia, a cui sparò allo stomaco, causandone la morte. Sparò anche un secondo colpo, che ferì un sergente SS, e la sua azione ispirò le altre prigioniere nell’inscenare una rivolta, che venne debellata solo grazie all’utilizzo di mitragliatrici.
La Mann morì negli scontri. Il 23 ottobre del 1943 finisce quindi la vita e la storia della ballerina Franceska.
In seguito verrà ricordata come l’eroina di Auschwitz, l’unica donna ebrea che alla soglie della camera a gas ha avuto il coraggio di ribellarsi e di ammazzare un paio di SS, e di morire come un soldato: con le armi in pugno. Prima di essere una deportata era una delle più promettenti ballerine di Varsavia.
Si era classificata quarta ad un “Concorso Internazionale di Danza” a Bruxelles, in Belgio, con centinaia di partecipanti, poi la sua carriera terminò nel ghetto.
Per queste preziose testimonianze ringrazio l’amico Michele Olivieri, storico della danza nonché persona di grande sensibilità e cultura.
Francesca Camponero
[Nella foto in alto: Franceska Mann]