L’ultimo giorno di Orizzonti Verticali
Sabato 29 agosto è stata la giornata conclusiva della manifestazione diretta da Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari. Un giorno dai colori e dalle temperature completamente diversi da quelli precedenti. Su San Gimignano è arrivato un venticello che spettinava i capelli e la sera ha fatto tirare fuori dalle valigie di chi era stato previdente, maglie di lana o giacchette.
La kermesse è iniziata alle 19 come sempre con la performance site specific in P.zza Duomo, che è stata il filo conduttore di tutta la manifestazione: “Sentieri di carta”.
Mi sono recata sul luogo con qualche minuto di ritardo e con grande dispiacere ho visto che era già iniziata. In piazza una ragazza, bellissima, dai lunghissimi capelli rossi che il vento si divertiva a far giocare. I suoi movimenti sono lentissimi, misurati, come ogni suo sguardo verso l’infinito. Nessuno dei presenti può sicuramente vantarsi di essere stato accarezzato da quegli occhi che, come quelli di una principessa di un mondo lontano, guardavano oltre. “Ho incontrato finalmente una fata,” ho pensato io, ”una sirena…” perché questo è davvero Camilla Diana, attrice e danzatrice che interpretava quella traghettatrice impalpabile e sfuggente, che trascina con sé (indossando uno straordinario costume) pagine e pagine di scrittura: parole, segni, speranze, sapere, sogni, visoni, appelli. La sua ingombrante coda di foglie e pergamene rappresenta il destino, il percorso di ognuno di noi… indubbiamente un carico prezioso, delicato e faticoso.
Prima il rumore del vento, del mare, e poi la musica di Chopin su cui lei, questa creatura tanto meravigliosa quanto misteriosa, danza senza danzare e cammina danzando, rendendoci partecipi di un respiro lunghissimo e felice atto ad aspirare aria pura per caricare i polmoni di quel buono di cui abbiamo bisogno e da cui attingere la forza di andare avanti. Di questo necessita il proprio percorso vitale che ha ancora, e sempre, voglia di conoscenza.
Questa straordinaria performance, rappresentata per la prima volta nelle foreste secolari del Cansiglio e Somadida, non era perciò una prima assoluta. È già stata allestita all’interno di biblioteche, musei, teatri, spazi urbani e altri luoghi, adattandone di volta in volta movimenti e messa in scena, lasciando però invariato il senso del lavoro.
Alle 20 il programma prosegue in P.zza Pecori con un vero e proprio balletto di danza contemporanea: “Leonardo Da Vinci: Anatomie spirituali”, ideato da e con le coreografie di Raphael Bianco ed interpretato dalla Compagnia EgriBiancoDanza. Una messa in scena molto particolare che vede coinvolti 6 danzatori, tre maschi e tre femmine. Un percorso coreografico dalle prospettive esoteriche, un rituale misterioso in cui emergono molte similitudini tra il mondo umano e quello animale. I ballerini entrano in scena uno alla volta,vestono unicamente mutandine nere. Si muovono sul posto lentamente. Girano su se stessi. Ad accoglierli una voce recitante, molto dopo arriva la musica. Uno di loro comincia ad abbozzare dei gesti, sembra un uccello rapace. La sua somiglianza con un’ aquila o un falco è quasi impressionante. Poi ad avanzare è una figura femminile, poi un altro maschio, poi un’altra donna, e così via. Tutti si muovono sempre lentamente, ma il “rapace” al centro è quello che si nota di più. Indubbiamente la sua gestualità è la più rispondente all’idea di quello che vuole comunicare il coreografo, per questo sta lì, in mezzo a tutti, come se fosse il capo di questo strano gruppo di animali in pena. Il balletto prende vita e diventa più interessante quando il gruppo esegue in sincro gli stessi movimenti e passi. Qui c’è finalmente coreografia. Un canto di uccelli porta verso il finale. Riparte la voce narrante che parla di virtù e vizi dei vari animali. I danzatori si uniscono, si sciolgono, formano file e diagonali, ma non c’è un vero contatto fra loro. Sembrano molto distanti gli uni dagli altri, nel loro essere, nel loro pensare. Un esercizio di stile che sicuramente si rifà ai disegni anatomici del grande genio di Vinci.
Tutto si conclude più tardi in P.zza delle Erbe dopo le 21,30. Una performance attoriale dei vari ospiti della manifestazione. Il titolo è “Sto felicemente dimenticando tutto” e ad essa prendono parte da Sergio Basile a Virginio Gazzolo, rivediamo Carla Tatò, e ancora la bellissima Camilla Diana, e poi Giulia Martini, Alessio Martinoli, Angela Torriani e Patrizia Zuppa Mulas. Tutti raccontano un’esperienza, un ricordo passato, qualcosa di importante che ha fatto e fa parte del loro bagaglio di esperienze. Tutto interessante. Tutti accorati con più o meno enfasi. Ma in questa carrellata di parole e pensieri, alle volte un po’ lunghi per il freddo che si sta cominciare a fare avanti, si rimane rapiti da Giancarlo Cauteruccio nella lettura del testo da lui scritto ”Mi fa Fame”(Edizioni Della Meridiana). Aver fame è una cosa seria, serissima, e ci sono vari modi di avere fame. La si può avere davvero in quanto si è mangiato poco, la si può avere perché nervosamente non si smette di sentire appetito, la si può avere di amore, di affetto, di cultura… insomma, avere fame è qualcosa che sta dentro l’uomo, sempre. Cauteruccio lo ha capito bene, e con il suo fare da attore viscerale ci fa sentire questo bisogno primario ancora più forte e impellente. La sua fame sembra essere inesauribile e di tutto. Molto carnale, molto verace, la sua voce si impasta di suoni che riportano ad una masticazione vera a propria di parole, concetti, ma anche di focaccia. Quella che si porta con sé andando via di scena. Bravo, bravissimo per un finale di serata con i botti.
Francesca Camponero
[In alto, uno scatto dello spettacolo della compagnia EgriBiancoDanza]