Marius Petipa genitore del modernismo del balletto ottocentesco
Nel corso degli ultimi tre decenni dell’Ottocento si assiste in Russia ad una straordinaria stagione di spettacoli di danza. Gli altissimi risultati raggiunti dall’arte coreografica in questo periodo sono principalmente merito del coreografo francese Marius Petipa. Ma se indiscutibilmente Petipa è stato un genio, niente avrebbe potuto se non avesse avuto a disposizione la grande compagnia di balletto del teatro Mariinsky di San Pietroburgo, proprietà dello Zar, e le sue enormi risorse economiche.
Dagli anni ’20 agli anni ’70 del Novecento, il classicismo di Petipa fu spesso salutato come un genitore del modernismo del balletto. “Forward to Petipa!” Fu un grido di guerra nello sperimentalismo di balletto della prima era sovietica. Gli appassionati del ventesimo secolo vedevano i suoi balletti come consacrare danza pura e elevare al sublime aspetti dell’umanità
Nato l’11 marzo 1822 a Mariglia Petipa era figlio di artisti: suo padre, Jean- Antoine, era ballerino, insegnante di danza e, poi, maître de ballet al Grand Théatre di Marsiglia, mentre sua madre, Victorine Grasseau, era un’attrice drammatica. Aveva un fratello maggiore, Lucien, anch’egli danzatore, che avrebbe creato il ruolo di Albrecht in Giselle, e una sorella, Vittoria.
Quando la famiglia si trasferì a Bruxelles, Marius ebbe la sua formazione culturale presso il Grand Collège ove iniziò gli studi di musica presso il Conservatorio, precisamente di solfeggio e di violino, e, dai sette anni, fu avviato agli studi di danza direttamente dal padre, come era successo anche al fratello maggiore Lucien. Debuttò come ballerino a nove anni, sempre a Bruxelles, al Theatre de la Monnaie, in una produzione del padre, che verosimilmente riprendeva La Dansomanie di Pierre Gardel.
Ma fu a Bordeaux, dove si trasferì con l’intera famiglia a causa della rivoluzione belga scoppiata nell’agosto 1830, che Marius completò i propri studi sia generali che di danza, e nel 1838 ebbe il primo ingaggio indipendente addirittura come primo ballerino a Nantes, dove avviò anche la propria carriera di coreografo, creando diversi componimenti brevi, oltre alle danze per le Opere.
Quando raggiunse per la prima volta Parigi, dove già si trovava il fratello Lucien, danzatore all’Opéra, fu impegnato come ballerino al fianco di Carlotta Grisi presso la Comédie Francaise.
Verso il 1842-43, andò a Madrid dove ottenne lavoro come ballerino dal Teatro del Circo, qui ebbe modo di apprendere la tecnica della danza spagnola e di integrare il suo repertorio coreografico con diverse nuove creazioni. Tornato a Parigi nel 1846, Petipa si esibì all’Opéra al fianco di Fanny e Teresa Elssler e del fratello Lucien. Ma il grande successo glielo diede la Russia, quando giunse a San Pietroburgo nel 1847 con l’incarico di primo ballerino, offertogli da Antoine Titus, da tempo maître de ballet dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo.
Qui debuttò come ballerino nella prima produzione russa di Paquita di Joseph Mazilier in cui egli stesso aveva rimontato il balletto, introducendo anche interventi coreutici personali. A quei tempi era Jules Perrot ad avere la carica di maître de ballet e fu proprio Petipa che nel 1850 lo aiutò nella ripresa di Giselle e, per l’occasione, gli fu concesso di introdurre nuova coreografia nella scena delle Villi; avrebbe ripreso più volte il balletto apportandovi cambiamenti di tale rilievo che le versioni odierne del balletto hanno le sue come punto di riferimento, soprattutto la versione del 1884.
Lavorando a fianco di Perrot, Marius apprese come dar risalto alle parti drammatiche, anche con un’eloquente pantomima, acquisì una profonda conoscenza del repertorio contemporaneo francese e apprese le più sottili sfumature dell’estetica romantica, sviluppando il gusto per alcuni elementi caratteristici di quello stile. Avrebbe saputo innestare tali elementi fantastici in un tessuto coreutico di raffinata ed elegante classicità, riuscendo così a differenziarlo da un algido geometrismo. L’esperienza gli sarebbe stata preziosa negli anni a venire, quando avrebbe riproposto molti di questi titoli romantici riuscendo ad aggiornarli con integrazioni di sua ideazione, ma senza mai tradire lo spirito e lo stile originali, appresi lavorando in gioventù con lo stesso creatore.
Ma proprio perché al tempo del suo arrivo in Russia i Balletti Imperiali beneficiavano delle autorevolissime presenze di personaggi come Jules Perrot e Arthur Saint-Léon, Petipa dovette attendere ben oltre un decennio prima di raggiungere la consacrazione a grande coreografo di balletto. L’occasione capitò quando Carolina Rosati, la ballerina principale della compagnia da qualche anno, chiese di dare l’addio alle scene con un nuovo balletto creato per lei proprio da Petipa. Egli superò le reticenze della direzione all’impiego di danaro per una nuova produzione, garantendone l’allestimento nel giro di breve tempo. In sole sei settimane Petipa coreografò un balletto a serata intera per la Rosati, intitolato La Fille du Pharaon, ambientato nell’antico Egitto, su musica di Cesare Pugni, il suo primo vero successo, presentato al Bolshoy Kamenny di San Pietroburgo nel 1862.
Il grande apprezzamento della creazione spettacolare gli valse, sempre nel 1862, la nomina a secondo maître de ballet e da questo momento per Petipa comincia la gra de ascesa che culminerà con la sua collaborazione con l’ emergente compositore Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Fino ad allora le musiche per balletti erano tradizionalmente commissionate a compositori disposti a confezionare una partitura su misura per lo spettacolo. Tchaikovsky mantenne invece una certa indipendenza riuscendo a scrivere musica di grande qualità, piacevole e mai banale.
Il trittico immortale formato da La bella addormentata, Il Lago dei cigni e Lo Schiaccianoci, è ancora oggi fra gli spettacoli di danza più rappresentati nel mondo. Petipa lavorò in Russia per quasi 60 anni, 40 dei quali ricoprendo l’incarico di primo maître de ballet del balletto imperiale di San Pietroburgo. Durante questo periodo creò centinaia di balletti e dozzine di opere. Furono davvero tutte opera sua? Questo non lo si sa di certo, ma di sicuro fu colui che riuscì a preservare l’autenticità dell’arte della danza russa in un periodo in cui il balletto in Europa era sostanzialmente degenerato in semplici show riuscendo a creare la migliore compagnia di balletto del mondo.
Francesca Camponero
[Nella foto in alto La Bella Addormentata]