Addio ad Ulay, il performer in coppia con Marina Abramovic

Ulay (Renais Sense Polaroids, 1974)

Ci lascia all’età di 76 anni, Ulay dopo una vita dedicata alla performing art. Ad annunciarlo, la stampa slovena (l’artista viveva a Lubiana da più di 10 anni) e alcuni amici sui social, lasciando a bocca aperta l’intero mondo dell’arte.

Ulay è indubbiamente stata una figura complessa. Noto per la sua storia con Marina Abramovic, ma quando incontra Marina nel 1976 è già un artista di 33 anni. Alle spalle ha una storia familiare tragica, infatti rimane prematuramente orfano durante la Seconda Guerra Mondiale. Lascia negli anni ’60 la Germania, paese con il quale mantiene un rapporto conflittuale, una moglie e un bimbo piccolo e si trasferisce in Olanda. Qui si dà alla fotografia, con una fascinazione fortissima per le Polaroid, che diventa sempre più intimamente connessa con la performing art. Dopo l’esordio veneziano, Ulay e Marina diventano inseparabili anche se continuano a condurre l’attività artistica anche autonomamente.

MIART 2019, Galleria Saltoun: Ulay

Marina Abramovic, nel suo libro biografico, ma anche nei molti video recentemente esposti a Palazzo Strozzi per la mostra monografica dedicata all’artista di origine serba, ne ricorda il fascino al loro primo incontro: questo giovane con il volto per metà maschile e truccato e acconciato per l’altra metà al femminile ne aveva fin da subito catturato l’immaginazione.

Storiche le azioni realizzate dai due tra gli anni ’70 e ’80 in 12 anni di sodalizio: i famosi Relation Works che turbarono anche l’Italia, esordendo insieme come coppia d’arte nel 1976, in seguito all’incontro al De Appel di Amsterdam, con Relation in Space, alla Biennale di Venezia (dove la Abramovic era stata invitata) di quell’anno.

Dopo Marina Ulay torna al primo amore, quello della fotografia, affrontando ad esempio nella serie Berlin Afterimages (1994-’95), il tema del nazionalismo, ma anche quello della posizione dell’emarginato nella società contemporanea (Homeless, 1992).

Ulay/Marina Abramovic, Relation in Space Performance, 58 minutes, XXXVIII Biennale, Giudecca, Venice, Luglio 1976. Photo: © Jaap de Graaf (Courtesy of the Marina Abramovic Archives)

Ciononostante la performing art rimane fondamentale nel suo modo di agire, portando avanti spettacoli, azioni, e seminari. Negli ultimi anni della sua vita, oltre al Project Cancer, si è interessato molto al tema dell’ambiente, ad esempio nell’Earth Water Catalogue, progetto del 2012. Tra le ultime sue mostre alla Boers Li Gallery di New York nel 2018 e quella nel 2019 da Richard Saltoun a Londra. In mostra alcune delle polaroid degli anni Settanta di Ulay e un film, Relation in Movement, girato nel 1977 a Parigi: qui Ulay e l’ Abramović, alla guida di un furgone, girano in tondo nello spazio antistante il Musée d’Art Moderne di Parigi e il Palais de Tokyo.

“È con grande tristezza“, spiega la Abramovic in una nota ufficiale del Marina Abramovic Institut, “che ho appreso oggi della scomparsa del mio amico e precedente partner Ulay. Era un magnifico artista e essere umano e mancherà moltissimo. Oggi è di grande conforto sapere che la sua arte e la sua eredità vivranno per sempre”.

Lo Stedelijk Museum di Amsterdam ha annunciato di recente una sua mostra che ne ripercorrerà il lavoro prima e dopo la sua collaborazione con Marina e che inaugurerà a novembre 2020.

Francesca Camponero

[Nella foto in alto: Ulay e Martina, The Artist is Present, 2010, MOMA]

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