Brava e sensuale Martina Arduino nel Bolero di Bejart
“Boléro” era il titolo che chiudeva il trittico che conclude la stagione autunnale del teatro alla Scala, in cui i danzatori si sono messi alla prova in stili differenti (Balanchine e Kylian) dando gran prova di sé.
Come sappiamo tutti, star in questa performance era Roberto Bolle, che si era già cimentato nel ruolo del protagonista del capolavoro di Bejart lo scorso anno, ma noi preferiamo soffermarci su un altro interprete, anzi un’altra, in quanto ci riferiamo ad una donna, Martina Arduino.
D’altro canto tornando indietro nel tempo la storia ci ricorda che la creazione che il grande coreografo fece nel 1961 per i Ballet du XXème Siècle era proprio nata per un’esecuzione femminile che fu la ballerina Dufka Sifnios. Dopo di lei tantissime étoile si sono cimentate in questo ruolo in questi ultimi cinquant’anni: da Luciana Savignano a Maya Plisetskaya, Grazia Galante, Sylvie Guillem.
Béjart riprese l’idea della Rubinstein per la sua protagonista che danza su un tavolo in un crescendo violento e sensuale,e spoglia la scena di qualsiasi rimando folclorico. La coreografia è essenziale per regalare un montare di eccitazione e di desiderio sessuale che culmina in un finale di violenza con gli uomini che sommergono la protagonista.
Fu subito un successo mondiale e questo lo si deve alla perfetta rispondenza tra la partitura musicale e quella coreografica. “Una melodia, simbolo femminile morbido e caldo, di una inevitabile unicità si avvolge senza posa su se stessa, – raccontava Bejart – un ritmo maschile che pur restando lo stesso va aumentando di volume e intensità, divora lo spazio inghiottendo infine la melodia”.
Ed è proprio un “simbolo femminile morbido e caldo” quello che offre Martina Arduino nella sua splendida esecuzione di questo brano storico. Ma attenzione in lei non solo morbidezza e calore, ma anche tanto temperamento e sensualità, che rapiscono sin dalle prime battute e ci fanno dimenticare la dolce ragazzina espressa dalla stessa ballerina quando interpreta Giulietta o Giselle. Il suo corpo fluido ondeggia come la sua lunga coda di cavallo che rotea assieme a braccia e gambe in un flusso magnetico di danza e note. Lo sguardo è accativante sembra tirare a sé il pubblico come se dagli occhi partissero dei fili invisibili. Un effetto straordinario di magia.
Indubbiamente la Arduino, pur essendo ancora giovanissima, ha in sé tutte quelle doti di una ballerina matura. Questo veniva fuori già qualche anno fa, quando ancora non era stata nominata prima ballerina, e nell’andare avanti della sua carriera si conferma sempre di più. Martina Arduino è indubbiamente in grado di sostenere con disinvoltura ogni ruolo di repertorio classico e contemporaneo. Brava davvero!
Francesca Camponero