Gli aspetti più spietati della vecchiaia raccontati con ferocia ed ironia dai Peeping Tom
Sala piena ieri sera al Teatro della Corte di Genova per la prima di Vader, lo spettacolo della compagnia belga Peeping Tom, creata da Franck Chartier e Gabriela Carrizo, senza dubbio uno dei gruppi di spicco nel panorama attuale del teatro danza.
Come dice il titolo Vader riflette sul ruolo del padre cogliendolo nel momento, feroce e struggente, della decadenza. Una decadenza che toccherà a tutti se si arriverà all’età della vecchiaia e per questo tutto ciò che avviene sul palco arriva diritto al cuore di ogni spettatore.
Una vecchiaia per di più vissuta in una casa di riposo per anziani, il che rende ancor più triste la visione che si può avere di un periodo della vita che fa paura e che non si affronta mai preparati abbastanza. L’istituto che presenta lo spettacolo è un luogo in cui avvengono cose al limite della follia e non solo da parte dei degenti, ma soprattutto degli operatori di servizio. Una visione singolare di un mondo ovattato in cui il tempo sembra essersi fermato e da cui, come in una prigione, è presumibile sia impossibile uscirne.
Il grosso stanzone è il palcoscenico di quanto accade fra quei poveri vecchi e i loro “aguzzini” schizofrenici. In quella stanza gli ospiti passano la maggior parte del loro ultimo periodo di vita, tra passatempi innocenti e spettacoli dei quali sono protagonisti. La monotonia di quanto accade tutti i giorni, con la rassegnazione di tutti, viene spezzata dall’arrivo di un nuovo degente accompagnato dal figlio.
Un figlio indaffarato che sembra non vedere l’ora di sbolognare il vecchio padre lì dentro per correre ai suoi affari. Il padre se lì per lì sembra terrorizzato dal dover rimanere in quel posto, poi via via si adatta e con l’aiuto di un pianoforte semi scassato ritrova quasi la sua gioia di vivere ed un’illusoria giovinezza che gli ridona vigore. Per quel vecchio, intepretato dal bravissimo attore ottantenne Leo De Beul, quel pianoforte rappresenta la libertà, un sentimento che riesce a trasmettere anche agli altri anziani che sembrano felici di ascoltare le sue esibizioni, dalla nota canzone “Feelings” fino al trascinante concerto di Bach.
Ma la vita è spietata per tutti e anche il figlio inesorabilmente si ritroverà anch’egli nell’isituto costretto a farsi cambiare il pannolone da un inserviente. Questa è la ruota della vita, un crudele gioco delle generazioni che si riverbera di figlio in figlio.
In questo tragico racconto la danza si va ad inserire in quei meandri dei segni lasciati liberi dal teatro e lo fa con grande intensità emotiva. I danzatori-attori sono straodinariamente bravi tanto nelle capacità tecniche (dei veri contorsionisti!) quanto nelle capacità espressive. Con maestria si mescolano fra i figuranti che li accompagnano nell’impresa, creando un universo particolare, dove tutto può essere e dove tutto è concesso in nome della libertà dello spirito. Malgrado l’argomento sia tragico e triste si percepisce indubbiamente una vena di ironia capace a mitigare quel senso di estrema e profonda melanconia che pervade tutto lo spettacolo.
E così tra situazioni deliranti, stupore, fascino e commozione Vader scorre velocemente regalando ai presenti un’ora toccante che mette ferocemente tutti davanti a quelli che sono gli aspetti più spietati e compassionevoli della condizione umana.
Francesca Camponero
[La foto in alto è di Herman Sorgeloos]