Una nuova opera alla Scala, Die tote Stadt di Erich Wolfgang Korngold

Quando sui palcoscenici italiani viene messo in scena qualcosa di nuovo ne siamo sempre felici. Non che non siano graditi titoli come Rigoletto, Tosca, Butterfly, ma se viene dato spazio anche ad autori meno noti è un bene, perché il panorama della musica colta è ben più ampio di quanto si creda. Proporre titoli nuovi è di stimolo non solo al pubblico, ma anche alle nuove leve di musicisti e compositori che se ascoltano qualcosa di diverso, sono in grado di ampliare le loro conoscenze ed ispirazioni.

Erich Wolfgang Korngold

Per fortuna il Teatro alla Scala in questi ultimi anni si è portato avanti in questo senso e dal 28 maggio al 17 giugno porta in scena per la prima volta Die tote Stadt, capolavoro firmato nel 1920 da Erich Wolfgang Korngold, enfant prodige la cui carriera operistica fu drasticamente compromessa dall’ascesa del nazismo.

Nato in una famiglia ebrea, Erich era figlio del critico musicale Julius Korngold. Studiò musica sotto la guida di Alexander von Zemlinsky e Robert Fuchs. Gustav Mahler, dopo averlo incontrato, disse di lui: “è un genio musicale”. Oltre all’opera Die tote Stadt con cui ebbe notevole successo, compose diverse colonne sonore per film che sono state riconosciute universalmente colte nel loro genere. Per il resto, della sua vita si dedicò alla scrittura di musica colta in un ricco e cromatico stile tardo romantico, culminato nel Concerto per violino, sicuramente il migliore dei suoi ultimi lavori.

Un momento dello spettacolo (foto Brescia e Amisano)

Die tote Stadt è un’opera affascinante e struggente, intrisa di psicanalisi sul conflitto tra una sensualità istintuale e liberatoria e le forze oscure che si celano sotto l’ossessione per la purezza passata: un giovane vedovo vive nel culto della memoria della moglie morta finché incontra una giovane e disinibita ballerina estremamente somigliante all’amata perduta, scatenando una spirale fra il i legami del rimorso e del culto del passato e la pulsione carnale verso la nuova fiamma. Materiale drammaturgico intenso per la regia molto attesa di Graham Vick, maestro di originalità e intelligenza teatrale che colloca la vicenda nel quadro delle tragedie del ‘900.

Oltre alle avvincenti tematiche del libretto, l’opera fu immediatamente amatissima anche per la sua straordinaria ricchezza melodica, armonica e strumentale, di impianto classico ma con tutte le lussureggianti palette sonore del primo XX secolo. Alan Gilbert, già direttore principale della New York Philharmonic e oggi dell’orchestra di Stoccolma in attesa di assumere la guida della Elbphilharmonie di Amburgo, sarà sul podio per restituire tutte le sfumature della partitura.

Un momento dello spettacolo

Il cast, fortemente incentrato sulla coppia di amanti, ha due protagonisti d’eccezione: Klaus Florian Vogt è tra i più ricercati tenori tedeschi oggi, grande wagneriano dall’inconfondibile timbro argentino ed emissione flautata, Asmik Grigorian, impegnata a cantare, danzare e recitare in una parte di estrema difficoltà è una delle artiste emergenti più brillanti degli ultimi anni nella scena operistica, vincitrice nel 2016 di un International Opera Awards.

Come avviene per tutte le opere da scoprire e approfondire, 45 minuti prima di ogni recita di Die tote Stadt il Professor Franco Pulcini tiene un incontro introduttivo presso il Ridotto dei Palchi per tutti i possessori di un biglietto per lo spettacolo.

Francesca Camponero

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