Melanie Riccardi presenta a Roma Mute Voli Voci

Ho avuto il piacere di conoscere Melanie Riccardi a Genova nella performance che ci ha trovate “colleghe” al Teatro alla Tosse,  nello spettacolo Total Eclipse  di Chiara Taviani.

Lavorare insieme in uno spettacolo teatrale unisce indubbiamente e già in quell’esperienza è stato facile rendersi conto che Melanie aveva una marcia in più da come usava il suo corpo e la sua anima nell’esprimere quello che la performance della Taviani richiedeva, per altro in pochi giorni.

Melanie con il Kineticos Open Group adesso porta il suo spettacolo Mute Voli Voci a Roma dove sabato 6 aprile si esibirà al Teatro Planet di Via Crema 14 alle 21,30.

Questo è quanto racconta la coreografa  riguardo la sua creazione : “Il pezzo parla di schizofrenia o meglio di allucinazioni uditive. Ho conosciuto due persone che hanno sofferto e soffrono di questo disturbo e mi è sembrato subito coreograficamente interessante. Ho affrontato il discorso con una psicologa, non mi interessava tanto l’approccio psichiatrico-farmacologico-repressivo quanto l’aspetto psicologico.

Quando mi hanno raccontato che il percorso prevede l’accettazione, quindi la convivenza con queste presenze che non necessariamente hanno valenza negativa, mi è stato tutto più chiaro ed ho proiettato tutto su corpi in movimento. Ho avuto la fortuna di lavorare con personaggi fantastici questa estate, mi hanno insegnato molto, senza queste esperienze non sarei mai stata in grado di portare avanti questo lavoro.

Durante le prove

In Mute Voli Voci c’è un corpo, il mio, in preda all’angoscia che alla mia entrata è vestita da mamuthones, stile Marta Graham. Il mio corpo si alterna alla visione di più corpi (le voci) che con semplici azioni sceniche prendono il sopravvento.

Lo spettacolo prevede un gruppo di danzatrici- performer, ma in scena non siamo quasi mai tutte insieme. 

Non c’è musica, solo suoni quelli di  campanacci , orologio, voci nel buio, rumori di passi. Ogni scena è scandita dal buio. L’incontro è molto angosciante, quasi violento, ma da questo ne nascerà un movimento comune, una danza, non gioiosa ma intensa”.

L’argomento è molto interessante nonché complesso se si pensa che parlare di voci in termini di allucinazioni uditive fa pensare subito ad un disagio psichico importante, in cui si immagina una mente gravemente dissociata. Invece bisogna precisare che nella popolazione generale il numero di persone che sentono le voci è di molto maggiore rispetto a coloro che, oltre a sentire le voci, presentano un disturbo mentale.

Durante le prove

Del resto diciamolo chiaro a chi non è successo di “sentire le voci” almeno una volta nella vita. A chi non è capitato di sentirsi chiamare per nome per scoprire che in realtà non era così? Questo perché le voci sono intimamente collegate al mondo interno dell’uditore. Le paure, i desideri, le emozioni represse che non arrivano alla coscienza cercano una via per parlare al soggetto, dandogli la possibilità di prendere contatto con queste parti scisse.

Le voci infatti sono spesso reazioni a disagi non risolti, ed il più delle volte  si collegano a brutte esperienze , magari di aggressioni subite che se a livello conscio vengono rimossi,  restano dentro generando angoscia.

In bocca al lupo a Melanie da InformaDanza.

Francesca Camponero

[Nella foto in alto, Melanie Riccardi]

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