I Leoni d’oro della Biennale non sono più quelli di una volta

La Biennale di Venezia ha annunciato di recente i Leoni per la Danza 2019. Le decisioni in merito come sappiamo sono state prese dal Consiglio di Amministrazione dell’importante manifestazione, presieduta da Paolo Baratta, che ha accolto la proposta della Direttrice del Settore Danza, Marie Chouinard.

Il Leone d’Oro della Biennale di Venezia

Come si sa ogni decisione è inconfutabile e diciamo che merita rispetto, ma quando abbiamo appreso che il Leone d’Oro alla carriera è stato attribuito ad Alessandro Sciarroni, un po’ di perplessità sono sorte.

La biografia di quest’artista dice così: «Alessandro Sciarroni nasce il 25 Luglio del 1976 a San Benedetto del Tronto, nella provincia marchigiana di Ascoli Piceno. Da ragazzo frequenta l’istituto di ragioneria e prende lezioni di pianoforte. Diplomatosi, si trasferisce a Parma per gli studi universitari in “Conservazione dei beni culturali”. Volendo iscriversi a un corso di recitazione, si imbatte in un manifesto della compagnia Lenz Rifrazioni che cercava partecipanti per dei laboratori. Dopo aver superato il primo provino, Sciarroni vince una borsa di studio e inizia a studiare recitazione presso la compagnia. Questo accade nel 1998; la collaborazione durerà ben nove anni, fino al 2006.
In questo lasso di tempo, Sciarroni da attore dilettante diventerà uno degli interpreti principali della compagnia, figurando, tra i tanti, negli spettacoli della trilogia sul Faust di Goethe – Urfaust (2000), Faust II (2001), Faust I (2001) –, come in quelli del progetto sui Fratelli Grimm – Cenerentola (2001), Cappuccetto Rosso (2003), La Sirenetta (2005) – e in Alta Sorveglianza da J. Genet (2006)».

Letto ciò sorge spontaneo domandarsi: se fino al 2006 Sciarroni ha fatto teatro che esperienza ha come danzatore considerando che fino a 30 anni ha fatto dell’altro?

Se poi prendiamo in visione alcuni dei suoi spettacoli come Turning in cui fa girare come trottole dei ballerini professionisti che sicuramente avrebbero potuto essere utilizzati diversamente, viene davvero da chiedersi con che criterio ad oggi vengano dati i premi di tal prestigio come il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia che anni fa erano stati attribuiti a personaggi del calibro di Merce Cunningham (1995), Carolyn Carlson (2006), Pina Bausch (2007), Jirí Kylián (2008), William Forsythe (2010), Sylvie Guillem (2012).

La motivazione del riconoscimento a Sciarroni detta questo: “coreografo italiano che crea in risonanza con l’arte della performance. È il direttore d’orchestra dei danzatori e di tutti coloro che, provenienti da diverse discipline, invita a partecipare ai suoi progetti. Costruisce dei concentrati di vita al limite dell’ossessione disponendoli attorno a eventi scelti delle nostre vite fragili e ordinarie. Mette in scena i nostri corpi quotidiani in uno spazio che amplifica l’insistenza a trovare la falla che ci addolcirà e solleverà”.

Non vogliamo commentare se non dicendo che anche se Sciarroni fosse il nuovo genio della danza a 42 anni si è ancora troppo giovani per ricevere premi alla carriera. E se ora è cambiato il mondo dove tutto si consuma e si brucia velocemente tanto da riuscire a giustificare l’impalmare giovani dalla breve esperienza, beh sarebbe stato un gesto di buon gusto da parte del “giovane” Sciarroni rifiutare il prematuro riconoscimento.

Francesca Camponero

[In alto: Alessandro Sciarroni (foto di Matteo Carratoni)]

Consegna del Leone d’Oro alla Carriera a Pina Bausch

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