Addio a Roberto Fascilla, indimenticabile stella della Scala e grande Maestro
In un’intervista rilasciata ad un collega qualche anno fa, alla domanda che gli richiedeva tre aggettivi per descrivere la danza, lui rispose: ”Fatica, gioia e disciplina”. Tre aggettivi che possono andare bene per descrivere anche la vita di Roberto Fascilla, Primo ballerino del Teatro alla Scala dal 1963 e Primo Ballerino Etoile dal 1969 al 1982, che purtroppo ci ha lasciati oggi, 23 gennaio 2019.
Aveva da meno di un mese festeggiato il suo 81esimo compleanno, ma soffriva di cuore da anni. Questo però non era bastato da allontanarlo dalla sua vita di sempre, dedicata alla danza. Oltre ad essere direttore della Scuola di danza Principessa di Milano, dal 2010 era Direttore Artistico del Premio MAB Maria Antonietta Berlusconi che seguiva con passione, e fino all’ultimo è stato presente nelle giurie di vari concorsi a cui dava lustro con la sua presenza e simpatia.
La sua carriera è stata lunghissima, iniziò quando aveva 9 anni entrando alla scuola della Scala nel 1947 e quando nel 1948 iniziò la scuola maschile fu il primo allievo maschio della Scuola dell’Accademia scaligera a cui poi presero parte anche Bruno Telloli, Amedeo Amodio e Vittorio Biagi.
Nel 1960 è già solista, nel 1963 primo ballerino e nel 1969 viene nominato Etoile del primo teatro italiano. Fascilla ha danzato tutti i ruoli da protagonista del grande repertorio, con tutte le prime ballerine ed etoile della Scala. Come coreografo debuttò a Spoleto al teatrino delle Sette voluto da Alberto Testa con un passo a due di Francis Poulenc “il secondo movimento per clarino e orchestra”. Da lì iniziò anche la sua carriera come coreografo. È stato poi Direttore al Teatro Comunale di Bologna dal 1977 al 1979, Direttore all’Arena di Verona dal 1976 al 1982, Direttore al Teatro San Carlo di Napoli dal 1990 al 1997.
Chi ha lavorato con lui e, in seguito, i suoi allievi lo stimavano profondamente ed il motivo oltre alla sua grande professionalità era che Fascilla era una persona che diceva sempre quello che pensava al diretto interessato senza mai mandare a dire per interposta persona e, non dimenticando mai il suo passato e l’aiuto ricevuto per arrivare, era sempre pronto ad aiutare i giovani facendo in modo che potessero presentare le loro qualità (quando c’erano) negli importanti teatri che dirigeva come il San Carlo, Arena di Verona e l’allora Comunale di Bologna.
Il mio personale ricordo di Fascilla rimane a qualche anno fa quando ci rincontrammo dopo molti anni in Sicilia ad un Concorso di danza che aveva luogo a Caltanissetta. Davanti ad un bel piatto di pastasciutta ai frutti di mare mi disse: ”Vedi Francesca, gli anni passano, e dovrei sentirmi vecchio, ma non è così. Sono felice perchè non ho rimpianti, ho avuto una vita splendida, ho conosciuto persone meravigliose ed ho fatto il mestiere più bello del mondo; adesso, per fortuna, non devo neanche stare attento se mangiare o meno un piatto di pasta e bere del buon vino! Cosa posso volere di più?”. Ridemmo insieme e prendendogli la mano gli dissi: “Per me è lo stesso, Roberto” ed alzammo i calici per un brindisi.
Francesca Camponero
V. anche: Roberto Fascilla, colonna della danza italiana
[Nella foto in alto Roberto Fascilla con una parte importante della storia della danza italiana: Roberto Bolle, Carla Fracci, Luciana Savignano, Anna Maria Prina, Oriella Dorella, Liliana Cosi e Frédéric Olivieri]
Quando sono entrato alla scuola di ballo della Scala, nel 1952, Roberto, giunto quasi al termine dell’apprendistato, era già avviato alla brillante carriera che in seguito ha avuto. Era –e per me lo sarà sempre- un uomo di forte personalità, appassionato del suo lavoro, dotato di buona tecnica e soprattutto ottimo partner, un compagno che non lesinava consigli a chi, come me, stava cominciando a percorrere una strada artistica irta di difficoltà e sacrifici. Mi piace ricordare la sua ristata franca e sincera, il suo modo di mettersi sempre in gioco, la sua fisicità possente e accattivante e, infine, la modestia che, anche nei momenti di maggior successo, non gli è mai venuta meno.
Voglio sperare che l’ultimo, più difficile viaggio lo conduca là dove, su un immaginario palcoscenico, in compagnia di tanti illustri compagni che lo hanno preceduto, lo spettacolo continui per sempre.