La forza delle donne nello spettacolo di Chiara Taviani alla Tosse
Di regola quando si scrive una recensione non si dovrebbe parlare in prima persona, ma questa volta non è assolutamente possibile che mi tenga lontana da quanto ho vissuto all’interno di uno spettacolo di cui sono stata coprotagonista con il gruppo che ieri sera al Teatro della Tosse ha portato in scena Total Eclipse.
La scelta di entrare a far parte del gruppo formato da Chiara Taviani per lo spettacolo che ha già debuttato a Roma e Milano è stata fortemente voluta proprio per poter meglio raccontare l’evolversi di un laboratorio di teatro danza che giunge al suo termine con la forma spettacolare. Una visione totalmente diversa da quella che si ha facendo parte del pubblico che assiste al prodotto finale da fuori e a cose fatte.
Torniamo dunque indietro e raccontiamo come si è formato questo gruppo e come abbiamo lavorato con Chiara. Il gruppo, rigorosamente tutto al femminile, inizialmente prevedeva 8 donne di cui 6 under 30/35 e 2 over 50, ma poi ha raggiunto i 13 elementi di cui 3 over fifty e il rimanente diciamo dai 20 ai 40 anni. Anche i giorni di lavoro inizialmente dovevano essere 6 e invece sono diventati 4. Tutti cambiamenti che hanno indubbiamente modificato tanto il percorso del laboratorio che la resa finale.
Chiara Taviani è una splendida ragazza di 33 anni, genovese, anche se da anni non risiede più nella nostra città, con un curriculum di tutto rilievo. Ha avuto una formazione classica presso l’accademia Princesse Grace di Monaco ed in seguito per quanto riguarda il contemporaneo si è trasferita a Marsiglia frequentando il corso di alta formazione per interpreti contemporanei ‘Coline’. La sua collaborazione dal 2010 con Balletto Civile di Michela Lucenti l’ha portata a questa edizione di Resistere e Creare diretto proprio dalla Lucenti che assieme a Marina Petrillo da tre anni conduce alla Tosse questa fortunata manifestazione dedicata alla danza contemporanea.
Il suo approccio con noi, ovvero con il gruppo di femmine scelto, è stato molto amichevole il che ha creato un clima disteso da subito. Breve la spiegazione della struttura narrativa della performance, un po’ di riscaldamento e via subito con la sequenza coreografica che più richiedeva la memorizzazione in tempi veloci. Considerando il fatto che questo gruppo di 13 performer non proveniva dalla stessa formazione, né esperienza, non è stato facile ottenere gli stessi risultati da tutte sia per quanto riguarda la resa dei movimenti presi singolarmente che per l’intenzione finale del gruppo. Possiamo dire che ce l’abbiamo messa tutta, ma da critico di danza, affermo che si poteva far di meglio. Sempre da critico di danza e da regista (quale sono anch’io) penso che la costruzione di un lavoro richieda ben più di due ore e mezza giornaliere per soli quattro pomeriggi. Interiorizzare uno spettacolo dai contenuti non semplici ha bisogno di tempo, tanto tempo, per fare proprie quelle emozioni che solo con un lungo lavoro arrivano ad essere esternate nella maniera giusta in scena. Questo non è avvenuto e non certo perché la Taviani non abbia ben chiaro questo, ma per l’organizzazione che sta dietro: la programmazione del teatro, la disponibilità della sala prove, i vari impegni di tutti e via dicendo e allora si prende un po’ quel che viene.
Solo l’ultimo giorno il gruppo ha avuto modo di vedere lo spettacolo al completo, come era configurato, quale era la sequenza precisa delle scene e come queste andavano eseguite. Accorgersi solo alla fine di quanto brave fossero Chiara Taviani ed Emanuela Serra, protagoniste di Total Eclipse, è stato un vero peccato. La forza sprigionata dal loro modo di comunicare attraverso la danza era, a mio avviso, quella che da subito andata mostrata al gruppo. Un gruppo che rappresentava le donne ferite nel loro io più profondo, ferite nell’amore, nella fiducia, nel rispetto,che solo dopo un lungo percorso in montagna, in quell’alto dei cieli simbolico, ritrovano il loro coraggio e la forza di credere ancora in sè stesse. Un gruppo che prima rudemente poi sempre più propense all’accettazione, accolgono le due ”novizie”, arrivate anche loro dopo un lungo travaglio di dolore ed illusione.
E così, come in un’eclisse totale, il loro percorso è diviso in tre fasi: immersione-buio-emersione, una presa di coscienza dell’infinite possibilità di rinascita, di riparazione nell’incontro con una comunità che sa rielaborare, ricucire e chissà forse alla fine anche amare.
Sarà arrivato tutto questo al pubblico?… Speriamo, io vivendomi da dentro lo spettacolo non ho potuto valutare a pieno questo. Certo gli applausi sono stati calorosi, le chiamate sul palco tante e allora forse è andato tutto come doveva essere.
Francesca Camponero
TOTAL ECLIPSE (60 minuti)
di Chiara Taviani
con Emanuela Serra e Chiara Taviani
disegno Luci di Violeta Arista
in collaborazione con Compagnie Ma’ di Marion Alzieu
con il sostegno di UOT Parma, Pim Off Milano e Residenza produttiva di Carrozzerie n.o.t Roma
e con il supporto di Balletto Civile/ Michela Lucenti e FuoriLuogo La Spezia.