Matteo Levaggi a Bolzano con Crises
«Che importa se tutti gli uomini piangono di soprassalto, le donne nascondono visi cupi nel loro scialle, a quegli esilaranti tuoni della mia caduta?»., così scriveva il poeta/ soldato Wilfred Owen nel 1916 nella sua Storm (Tempesta) da cui trae ispirazione Crises. Il progetto, firmato dal coreografo Matteo Levaggi e dall’artista visiva, performer e set&costume designer Samantha Stella che con Levaggi collabora dal 2007, avrà luogo giovedì 13 settembre negli avveniristici spazi del NOI, il nuovo parco tecnologico di Bolzano, all’interno del Festival Transart in coproduzione con il Ravello Festival.
Crises, titolo preso in prestito dalla celebre creazione del 1960 di Merce Cunningham, porta in scena alcune opere di compositori che si sono costantemente misurati con l’innovazione e sperimentazione nell’avanguardia musicale, come Francesco Filidei e Simon Steen-Andersen, insieme a protagonisti di fasi storiche e contemporanee tra le più contraddittorie e rivoluzionarie della storia della musica moderna e dei giorni nostri, tra cui Helmut Lachenmann, Sylvano Bussotti e Mauricio Kagel.
Crises vuole rappresentare il concetto della caduta, a cui si associa anche l’idea potente di rinascita. «Una testa bianca di cavallo si staglia sulla scena come se fosse sprofondata dentro il pavimento» – commenta Samantha Stella che ha firmato anche scena e costumi – « e dalla rottura di musica e vocabolario coreografico, una ballerina si muove a tempi sincopati su classiche scarpette da punta, sino a condurci idealmente ad un pallido Beethoven, forse un annuncio di antica e al contempo futura rinascita».
Una prima cellula della creazione è andata in scena il 15 febbraio 2018 negli spazi di Contemporary Music Hub, sede di mdi ensemble, presso la Fabbrica del Vapore di Milano.
In questo contesto, al termine di un workshop/audizione di due giorni, sono stati selezionati i danzatori che hanno eseguito Studio primo per Crises. Questo iniziale progetto ha gettato le basi di un lavoro in grado di adattarsi a ogni luogo, dal teatro di tradizione al museo. «Un’architettura affascinate – ha detto il coreografo Levaggi riferendosi al NOI – così peculiare, dove dominano gli specchi in un gioco di rimandi e riflessi».
Crises cerca di oltrepassare i “limiti” del concerto o della performance teatrale intesa in senso tradizionale, permettendo a musica, danza e arti visive di compenetrarsi, di scambiarsi i ruoli, di fondere i confini che le separano e le rendono percepibili come entità separate. La natura spesso teatrale e gestuale della musica d’avanguardia diventa quindi, in questo progetto, alleata preziosa per una riflessione comune.
Una produzione dallo spirito libero, uno spettacolo che si sviluppa tra linguaggi differenti creando un’opera unica: balletto, danza, musica, teatro. Contemporaneità che usa un vocabolario possibile per guardare ancora una volta in avanti, con una speranza condivisa: quella che il pubblico al termine dello spettacolo, fosse aperto a dare spazio a proprie visioni.
Francesca Camponero