Una bella chiacchierata di fine anno sulla danza. Cosa vuoi di più dalla vita?

Com’era facilmente prevedibile, la presentazione del libro di Francesca Camponero, “Stelle della danza sotto il cielo di Nervi”, alla fine si è trasformata in una chiacchierata fra amici. Non sto parlando solo dell’autrice e del sottoscritto, ma anche di alcuni dei partecipanti che, se già non erano “vecchie conoscenze”, lo sono diventate in corso d’opera.

Francesca Camponero e Alberto Soave

Certo, non c’era un pubblico da grandi occasioni, ma c’era da aspettarselo: la data collocata nel bel mezzo fra Natale e Capodanno; il fatto stesso di parlare di un libro su un argomento molto specifico in un periodo in cui i libri non li legge quasi più nessuno; una giornata bella ma un po’ fredda che ha scoraggiato chi non aveva forti motivazioni, hanno fatto sì che rimasse qualche posto vuoto in sala. Ma non importa. Noi abbiamo la testa dura e la nostra attività di promozione della memoria del Festival Internazionale del Balletto che si teneva a Nervi proseguirà.

Ma forse – ed è quello che più conta – è che alla fine ci siamo divertiti e abbiamo passato un bel pomeriggio a parlare di quel che ci piace. Ne fornisco un breve resoconto, che non tiene conto dell’ordine cronologico in cui sono stati trattati i diversi argomenti.

L’incontro ci ha dato l’occasione di fare il punto sulla situazione della danza in Italia. Francesca ha voluto rimarcare alcuni dati importanti, fondamentali: nel nostro paese c’è una grande tradizione di insegnamento della danza, con molte scuole che, pur tra le ben note difficoltà, riescono a formare talenti; che nel Meridione la danza sta attraversando un momento veramente magico; e che in questo periodo sta avvenendo un fatto inusuale, visto che la maggior parte dei giovani italiani che si stanno affermando in questo periodo sia di genere maschile.

La danza, inoltre, a Nervi ha rappresentato – e in altre località continua a rappresentare – un notevole strumento di richiamo turistico. Lorenzo Cantatore, l’animatore del locale che ci ha ospitato (a proposito… grazie!), nerviese DOC, ci ha raccontato che quando era adolescente, si stupiva di quanta gente riempisse ristoranti e bar fino alle ore piccole della notte e di come si respirasse un clima internazionale. A colpirlo furono soprattutto quelle magnifiche e magrissime ragazze dall’incarnato chiarissimo: le ballerine russe del Bolshoi e del Kirov (il Marinski a quei tempi si chiamava così).

Parlare del Festival, è fin troppo ovvio, significa parlare – e a lungo – di Mario Porcile. Fu un precursore in un periodo di grandissimo fermento culturale nel nostro paese. Basti pensare, infatti, che per alcuni decenni operarono in contemporanea, sebbene in ambiti diversi, quattro figure come Paolo Grassi, Giancarlo Menotti, Ivo Chiesa e, appunto, Mario Porcile. Tutti e quattro erano capaci di intercettare il gusto del pubblico, educarlo, plasmarlo e portarlo ad apprezzare persino le proposte più sperimentali. A Nervi, in un contesto artistico all’epoca fortissimamente settorializzato, oltre al classico Porcile portò molto contemporaneo, danze nazionali e di carattere, persino le marionette di André Tahon.

Non potevano mancare, poi, i ritratti di alcuni dei protagonisti che hanno fatto grande il Festival e che, lasciatecelo dire, sono diventati grandi grazie al Festival. In fin dei conti, il sodalizio artistico fra Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn iniziò proprio all’ombra dei Parchi genovesi, dove il giovanissimo Nureyev trovò la sua musa nella già affermata étoile inglese. Probabilmente, il grande ballerino russo sarebbe diventato la stella delle stelle nel mondo della danza, ma quanto tempo in più gli ci sarebbe voluto? Nessuno può saperlo, per cui, in assenza di controprova e in forte presenza di un attacco acuto di campanilismo, vogliamo credere che Genova abbia giocato un ruolo importante, se non addirittura fondamentale.

Francesca Camponero con Giuseppe Criaco

Parlando della grande danza russa non potevamo dimenticare Vladimir Vasiliev e sua moglie, Ekaterina Maximova. È passata alla storia del Festival l’interpretazione che le Dieu de la Danse diede di Spartacus, balletto molto atipico (Francesca lo ha definito “di regime”) ma molto intenso e movimentato, ma la coppia si esibì a Nervi diverse volte. E qui veniamo al momento forse più interessante della nostra presentazione. In sala con noi venerdì scorso c’era uno di quei personaggi che, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Sto parlando di Giuseppe Criaco, altro nerviese DOC, che per molti anni ha fatto parte di quel mondo dietro le quinte del Festival, quelle figure che nessuno vede ma che sono fondamentali per la riuscita di un grande evento e che, grazie al loro ruolo, sono in grado di raccontare l’aspetto umano dei protagonisti sulla scena. Giuseppe Criaco ha più di ottanta anni e, nella sua vita, ha fatto mille cose, fra cui oltre cento salvataggi in mare e l’istruttore di arti marziali. Quello che interessa a noi, però, è che è stato per moltissimo tempo il massaggiatore ufficiale del Festival di Nervi (e come massaggiatore lo fu anche dello stesso Mario Porcile, nonché del Genoa, la squadra di calcio, e, forse anche della stessa Francesca Camponero) e, in questa veste ha conosciuto molto bene Vasiliev e Maximova, mettendo a posto i loro muscoli in diverse occasioni. Ha sistemato una spalla a Vladimir e un polpaccio a Ekaterina, altrimenti ben difficilmente avrebbero potuto presentarsi in scena al top della forma e ha conosciuto una impressionante quantità di ballerini di tutte le etnie e di tutte le scuole. Una vera miniera di informazioni e aneddoti.

Ma basta, non voglio dire di più perché ho la sensazione che Francesca abbia in animo di dedicargli una lunga intervista. Non le sarà certo difficile, dato che il nostro Criaco (“Pepy”, come lo chiamavano affettuosamente Vasiliev e la Maximova parlandogli in italiano) ha un carattere estroverso e una memoria di ferro. Purtroppo non è stato possibile dedicargli un capitolo del libro perché – ma di questo mi assumo personalmente la responsabilità, perché non ho pensato a lui nonostante sia il padre di un caro amico – Francesca l’ha conosciuto troppo tardi. Magari, se ci sarà una seconda edizione…

Lorenzo Cantatore introduce il dibattito

Voglio concludere questo lacunoso resoconto ricordando il maestro Bruno Verzino al quale abbiamo dedicato l’incontro. Francesca Camponero non lo conosceva personalmente e fu Verzino a contattarla poiché aveva visto che su InformaDanza ogni martedì usciva un pezzo dedicato ai balletti di Nervi. Si sono sentiti, il maestro le ha raccontato la sua storia e poi hanno continuato a tenersi in contatto. Bruno Verzino voleva raccontare della grandezza di Mario Porcile che, percepitone il talento, lo mise in contatto addirittura con la grandissima étoile Yvette Chauviré. Purtroppo, Verzino non ebbe mai modo di danzare a Nervi e per questa ragione – per una scelta editoriale ben precisa – non è stato possibile pubblicare questa bella storia sul libro; potete però leggerla sul sito.

Di Nervi potremmo parlarne ancora all’infinito, e penso che presto lo faremo, ma l’amara constatazione è che si tratta di un evento probabilmente irripetibile in quella forma, non solo per ragioni economiche e perché al momento non s’intravvede nessun Mario Porcile all’orizzonte, ma perché è la fragilità stessa dei Parchi di Nervi a impedirlo, soprattutto dopo la devastante tromba d’aria dell’ottobre 2016.

Approfitto di questo primo post dell’anno nuovo per esprimere l’augurio, a nome di tutto lo staff di InformaDanza, che il 2018 possa essere un anno di serenità, salute ed energia, in modo da consentire a tutti noi di fare ciò che più ci piace.

Alberto Soave

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