“Il Coreografo Elettronico”, al Museo MADRE di Napoli un’edizione di assoluto livello internazionale
Si è da poco conclusa la XXI edizione del “Coreografo Elettronico” al Museo MADRE di Napoli e l’eco è già diffusa in mezzo mondo, anche e soprattutto per la partecipazione davvero internazionale degli artisti. Provenienti da diciotto paesi, i coreografi elettronici di questa edizione hanno forse lanciato il proprio messaggio ben al di là delle più rosee aspettative, convincendo sempre più la direttrice artistica della manifestazione Laura Valente ad insistere ed investire oltremodo sulla geniale idea di Marilena Riccio.
Realizzare nel Museo MADRE il Coreografo Elettronico – dice proprio Laura Valente – è per me motivo di orgoglio e obbliga a guardare al futuro puntando a nuovi traguardi. Oggi grazie alla solida rete di sinergie stabilite in questi due anni con la Fondazione Donnaregina, con l’Università la Sapienza e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, si amplifica il processo di conoscenza e divulgazione della video arte applicata al movimento ed alla danza, percorso iniziato ventuno anni fa da una idea vincente di Marilena Riccio. Lavorare in rete con istituzioni culturali così prestigiose ha fatto sì che in poco tempo si recuperasse quel posizionamento internazionale che oggi ci consente di premiare affermate artiste straniere come Lee Yanor accanto alle eccellenze del nostro territorio come Emma Cianchi.
Obiettivi e finalità conseguiti sin dal primo anno alla direzione di Laura Valente (la scorsa edizione, ndr) con una radicale internazionalizzazione della kermesse e con una sinergia funzionale e trasversale alle peculiarità del “Coreografo Elettronico” pensato da Marilena Riccio di “Napolidanza” e ripreso con vigore dalla direttrice milanese. Che per il secondo anno consecutivo ha scelto per la giuria gli insindacabili Vito Di Bernardi (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), Lea Mattarella (“La Repubblica”), Mariella Pandolfi (Università di Montreal), Elina Pellegrini (C.R.E.S.C.O.), Marilena Riccio (fondatrice del “Coreografo Elettronico”), Roberta Scorranese (“Corriere della Sera”), Andrea Villani (Museo MADRE) e Giulia Poli (curatrice Teatro Danza Centro per l’arte contemporanea “Luigi Pecci” di Prato).
Per arrivare a loro, i vincitori dei vari premi e riconoscimenti messi a disposizione ed in bella mostra al Museo MADRE di Napoli lo scorso 15 dicembre. Cominciando dal premio alla “Miglior opera straniera e percorso artistico” assegnato a Lee Yanor, video-artista, film maker e fotografa israeliana con l’opera “A coffee with Pina”. Gli artisti Cosimo Terlizzi ed Alessandro Sciarroni con “Aurora, un percorso di creazione” ed il pugliese Lorenzo Zitoli con “Too Late” si sono aggiudicati i Premi “Opera Italiana”. Il “Premio alla Regia & Dance in the City” è stato invece assegnato alla coreografa e regista cubana Laura Aguero con “Circunloquio”. Poi sono stati premiati i cortometraggi del francese Philippe Decouflé (“Le P’tit Bal”) e dello spagnolo Ikér Gomez (“The Swan Beauty”), oltre alla coreografa napoletana Emma Cianchi nella sezione “Speciale tendenze” che, con Gilles Dubroca e Dario Casillo, ha realizzato “Caos del 5”. Senza dimenticare la menzione speciale riservata al documentario di Graziano Graziani ed Ilaria Scarpa “Danze nel presente. Robero Castello 1993-2013”. Infine il Premio “Ricerca e Formazione” attribuito a Vito di Bernardi con “Immaginare la danza. Corpi e visioni nell’era digitale”.
La peculiarità del “Coreografo Elettronico” sta, tuttavia, nel rendere sempre vive le opere premiate di volta in volta, proprio per la loro natura digitale, filmica o similare. Come accaduto per il coreografo albanese Angelin Preljocaij, vincitore dell’edizione del 1993, ed in questi giorni tornato ad essere ammirato a Napoli attraverso la sua opera di quella vittoria “Un trait d’union”, catalogata e digitalizzata con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” che, a braccetto con la Fondazione “Donnaregina” e l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, ha reso il “Coreografo Elettronico” ancora più figlio legittimo di Laura Valente, una direttrice artistica davvero 2.0.
Massimiliano Craus