Rolando Panarei e il suo Rigoletto al Carlo Felice di Genova
Dal 6 al 29 dicembre sul palcoscenico del Teatro Carlo Felice di Genova è di scena Rigoletto, opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s’amuse (“Il re si diverte”). Un altro gobbo quindi è protagonista nel teatro genovese dopo il debutto italiano della Compagnia Opera di Astana con il Balletto Notre dame de Paris di Roland Petit per altro anche questo tratto da un altro romanzo di Hugo.
Va detto che Le Roi s’amuse ai tempi non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia. Nell’opera si arrivò al compromesso di far svolgere l’azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova.
Il titolo dato da Hugo al suo dramma nell’opera inizialmente divenne La maledizione, del resto tutto il soggetto dell’opera sta proprio è in quella maledizione di un infelice padre che piange l’onore tolto alla sua figlia, deriso da un buffone di corte, Triboulet. Ed è proprio questo nome del protagonista della tragica vicenda su cui poi cade la decisone finale del titolo, cambiandolo da Triboletto, a Rigoletto (dal francese rigoler, che significa scherzare).
Lo spettacolo che andrà in scena al Carlo Felice porta una firma importante per quanto riguarda la regia, quella di Rolando Panarei, il grande e conosciuto baritono, oggi 93enne, attivo anche come regista, e che proprio al teatro Teatro Carlo Felice di Genova nel 2011 ha diretto Il campanello dello speziale e Gianni Schicchi (di cui ha anche interpretato, alla veneranda età di 87 anni, il ruolo del protagonista in tre rappresentazioni) e che nel 2013 ha già presentato la sua versione di Rigoletto. Una versione che viene riproposta in questo cartellone, ma a cui sono state apportate alcune modifiche pur mantenendo la tradizione.
“Chi verrà a teatro tra il 6 e il 29 dicembre aspettandosi una produzione tutta moderna e rivisitata, rimarrà deluso. – ha detto il regista toscano – Il mio punto di riferimento è lo spartito, dove ci sono le parole del librettista e la musica di Giuseppe Verdi: più di questo non si può volere. Certo, qualche cambiamento l’ho fatto, ad esempio nel primo atto, nel preludio a sipario chiuso ho deciso di mettere in proscenio Rigoletto inginocchiato, e questo l’ho scelto per dare maggior forza al monologo di Rigoletto. Così come in due o tre punti dell’opera ho cercato di mettere maggiormente in luce i duetti tra padre e figlia ed il quartetto finale dell’ultimo atto, un vero capolavoro del genio di Verdi. Va evidenziato che il personaggio di Gilda tra gli altri femminili delle opere di Verdi è senza dubbio quello che esprime l’amore immenso. Le altre eroine muoiono di morte naturale, anche se dovuta a malattia, mentre lei arriva a farsi uccidere per amore. Ma la cosa che va più evidenziata e che voglio far risaltare attraverso le capacità attoriali del soprano, è che Gilda alla fine diventa la madre di suo padre in quanto cerca nella maniera più dolce e affettuosa di rendere a questo meno doloroso il distacco, consolandolo proprio come potrebbe fare una mamma con un figlio. In quel momento è infatti più lui ad avere bisogno di essere rassicurato rispetto a lei, anche se in punto di morte”.
Nel Rigoletto di Panarei è chiaro che i personaggi oltre a cantare devono tirare fuori il massimo di sè a livello interpretativo e il loro svestirsi e rivestirsi in scena dimostra le loro varie sfaccettature interiori. Il travestimento è alla base di quest’opera ed è esplicativo di tutto quanto ci sta all’interno di un dramma tanto complesso quanto attuale.
Questa produzione ha anche una costumista di eccezione, Regina Schrecker, che ha rivelato alcune curiosità importanti sui costumi utilizzati: «I miei costumi rispecchiano in parte il Cinquecento, ma si possono definire senza tempo. Per ragioni di costi i tessuti con i quali sono fatti sono tutti di recupero: pezzi trovati negli Stock House di Prato, che però in scena riescono a dare vita ad abiti che appaiono di gran lusso”. E questo è uno dei pochi casi in cui i costumi non vengono noleggiati, ma sono interamente prodotti dal teatro che li terrà in suo possesso.
Tre i cast che saliranno sul palco: nei panni di Rigoletto saranno Leo Nucci – Amartuvshin Enkhbat – Carlos Álvarez; in quelli di Gilda saranno Maria Mudryak – Leonor Bonilla – Serena Gamberoni; per il Duca di Mantova vedremo Antonio Gandía – Massimiliano Pisapia- Celso Albelo; nelle vesti di Sparafucile ci saranno Dario Russo e Mihailo Šljivić; mentre in quelli di Maddalena sentiremo Anastasia Boldyreva e Kamelia Kader.
A dirigere l’orchestra saranno: Francesco Ivan Ciampa e Dorian Wilson; Maestro del Coro: Franco Sebastiani.
Francesca Camponero
[Nelle due foto in alto: Leo Nucci nei panni di Rigoletto]