Una lectio magistralis quella di Lavia che dice Leopardi
Continua la nostra escursione nell'”universo parallelo” del teatro di prosa con questa chicca che Francesca Camponero ha voluto regalarci. Oggi parliamo di un grande attore e regista che, nel corso della sua lunga e fortunata carriera, ha sempre mostrato una spiccata predilezione per la scena, invece che dedicarsi al forse più remunerativo cinema, Gabriele Lavia che nel suo ultimo spettacolo, in tournée in diversi teatri italiani.
Si imparano un bel po’ di cose ascoltando l’ultimo spettacolo di Gabriele Lavia. E questo perchè il grande attore e regista questa volta ha deciso di non recitare soltanto, ma di condividere una parte del proprio sapere (che è tanto) con il suo pubblico fatto di giovani, di meno giovani, di vecchi e di bambini, che con una vena melamconica nel cuore hanno deciso di rispolverare le loro reminiscenze dei banchi di scuola per ascoltare “Leopardi” detto da Lavia.
Del resto Gabriele Lavia, arrivato anche lui ad un’età piuttosto matura, adesso sembra senza dubbio più interessato ai segreti celati dentro la struttura poetica dell’immortale Giacomo piuttosto che al suono della propria “finzione” (che, come ci ha ricordato proprio lui stesso, deriva dal greco poèyn, termine che poi ha dato origine alla parola poesia e che significa “mettere in opera”) ed ecco che il suo “Lavia dice Leopardi” diventa una lectio magistralis. Lavia prova un immenso piacere, si vede benissimo, nello scavare nei contenuti di quelle poesie che tutti noi abbiamo dovuto, volenti o nolenti, imparare a memoria senza averne mai capito bene il vero significato.
E così partendo da “Il sabato del villaggio”, Lavia analizza gli aspetti manifatturieri e rurali, fino quelli mitici, rivelando agli spettatori come all’interno di ogni poesia di Leopardi ci sia sempre quel profondo senso di morte. Fra questa prima analisi sul “ sabato”e l’ultima che farà con la celeberrima “L’Infinito”, l’attore si diverte ad esibire la sua arte recitativa in un flusso continuo di poesie leopardiane che non hanno un punto l’una dall’altra, ma che il pubblico riconosce dal primo verso, fino ad arrivare a consigliare al pubblico di visitare Recanati.
Quelle che ci presenta Lavia sono creature solitarie e un po’ tristi , come lui, che sente avvicinarsi la fine della vita e ne è così follemente innamorato. Spettacolo che merita senza dubbio di essere visto ed assaporatato a pieno.
Francesca Camponero