In un pomeriggio di luglio ai Parchi di Nervi, seduto su una panchina con un libro in mano
Non ricordo l’autore né dove l’ho letto, ma un bel po’ di tempo fa mi sono imbattuto in una frase che mi ha colpito e che è giunto il momento di usare. Diceva più o meno così: se vuoi recensire il libro di un autore vivente, accertati prima di averlo letto. Francesca Camponero, oltre a essere viva e vegeta, sta benissimo ed è un’attenta e assidua visitatrice di InformaDanza, per cui quello che mi sto accingendo a fare – recensire il suo libro sulla storia dei Balletti di Nervi – è un’operazione assai rischiosa, ma è doverosa vista l’attenzione che l’autrice ha riservato al nostro portale a partire ormai dal luglio dell’anno scorso.
Si poneva poi il problema di come leggere il libro. E allora ho spudoratamente approfittato della fortuna di abitare relativamente vicino ai Parchi di Nervi e mi sono concesso il lusso di andarlo a leggere proprio lì, nel luogo dove questa storia si è consumata. Ho messo il libro nello zainetto e, nonostante il caldo torrido, sono andato nella radura dove venivano allestiti i due palchi, intitolati a Maria Taglioni ed Enrico Cecchetti, ho cercato una panchina all’ombra (va bene soffrire, ma ci sono dei limiti…) e mi sono calato nella lettura. Ovvio, il posto è cambiato, e soprattutto non c’è più quella frenesia tipica dei teatri quando si sta allestendo la scena per lo spettacolo della sera, non ci sono i suoni prodotti dai falegnami, le grida dei direttori tecnici, i rumori prodotti dallo scarico dei materiali, ma tant’è, questo è quello che passa il convento oggi ed è meglio accontentarsi. Ma per il resto, i profumi sono gli stessi, lo sciabordio delle onde si sente ancora, ogni tanto qualche scoiattolo meno timido fa capolino e viene a vedere se hai qualcosa da dargli da mangiare, le luci e i colori sono uguali a quelli di qualche lustro fa.
Comunque, il contesto fa tanto. Leggere Stelle della danza sotto il cielo di Nervi nello scenario stesso in cui è ambientato permette alla fantasia spazi altrimenti immaginabili e così mi sono trovato a saltare dai ricordi narrati da Francesca ai miei, senza soluzione di continuità. Nel libro Tullio Solenghi, intervistato da Francesca, racconta di quando venne chiamato a fare da chauffeur a Vladimir Vasiliev ed Ekaterina Maximova e come impedire quindi alla mia memoria l’immediata associazione di idee con quella volta (saranno stati i primi anni Ottanta) in cui ebbi modo di stringere la mano del grande ballerino russo e valutare la forza della sua stretta. Dietro di lui, a pochi metri di distanza, vedevo la moglie, Ekaterina Maximova, presenza eterea e malinconica. O altri ricordi, che hanno iniziato a susseguirsi nonostante non facciano direttamente parte del libro, come quando partecipai stando nel posto migliore, ovvero dietro le quinte a uno strano evento, probabilmente unico nel suo genere: una serata con due balletti di Béjart che, forse proprio perché stavo sul palco, mi guardava con un’espressione mista di curiosità e rimprovero, frammezzata da una serie di passi a due con alcuni giovanissimi ballerini allora considerati emergenti (su tutti, ricordo Vladimir Malakhov).
Certo, sono piccole cose, momenti insignificanti vissuti da una persona normale che qualche volta ha avuto modo di sfiorare i giganti. Ma sono le sensazioni che ho vissuto leggendo, sotto il cielo di Nervi, i ritratti di alcune delle stelle della danza.
Quello di Francesca Camponero è un libro di schizzi. Con brevi capitoli di due o tre pagine, l’autrice descrive personaggi, situazioni, racconta aneddoti, riesce a tracciare – sarebbe forse meglio dire tratteggiare – la personalità del protagonista del momento. È un album di istantanee, una raccolta di momenti, ma si vede che dietro c’è un grande lavoro di approfondimento, una grande cultura e tanta, tanta passione. Sarebbe anche stato facile cadere nel nostalgico, invece è un’opera carica di speranza, che, attraverso la memoria di chi c’era, racconta la grande storia dei Balletti di Nervi e lancia la provocazione, a un soggetto per il momento non ancora identificato, di riprovarci, di mettersi in gioco per il bene della danza, pur sapendo che la sfida è di quelle toste. Lo stile di scrittura è quello solito, che i lettori di InformaDanza hanno imparato a conoscere e apprezzare. Credo che tecnicamente venga definito “destrutturato”: privo di orpelli, va subito al sodo e dice quello che deve dire lasciando al lettore ampio margine di manovra. Non so se Francesca scriva così istintivamente o scriva e faccia un lavoro di rifinitura successivo, ma, da lettore egoista e “feroce” recensore, non m’importa. In fin dei conti quando leggiamo qualcosa pensiamo a quello che viene a noi, non alla fatica di chi lo scrive.
Si può leggere Stelle della danza sotto il cielo di Nervi tutto d’un fiato, perché – e questo è l’unico difetto che trovo – è breve, oppure a piccole dosi ed è un libro che ogni appassionato di danza e della storia dei Balletti di Nervi deve avere e tenere sul comodino. Ma se è breve non è certo colpa di Francesca e qui sveliamo qualche retroscena. Alcuni degli artisti intervistati da Francesca sono stati contattati direttamente dall’autrice, altri invece, saputo dell’iniziativa, si sono fatti carico di cercarla per poterle raccontare la loro storia. Alcuni, per fortuna non moltissimi, si sono invece rifiutati di parlare dei Balletti di Nervi perché diversamente impegnati con altre iniziative da loro ritenute erroneamente concorrenti. Ci dispiace dirlo, ma si sono sbagliati e hanno perso un’occasione importante, quella di poter onorare la memoria di Mario Porcile e la storia del Festival Internazionale del Balletto, parlando di se stessi, della propria arte, delle proprie emozioni e dei propri ricordi.
Infine, per dare un senso alla parola recensione, alcune informazioni che spero utili: Stelle della danza sotto il cielo di Nervi uscirà a settembre per i tipi di Cordero Editore al prezzo di copertina di 12.50 euro. Non ho informazioni certe sulla possibilità o meno di prenotarlo, ma per questo credo sia possibile scrivere direttamente all’editore, tramite il modulo disponibile alla pagina http://www.corderoeditore.com/contattaci/.
Per parte mia concludo dicendo grazie a Francesca, grazie all’editore e grazie a tutti quelli che hanno reso possibile la pubblicazione di questo libro. Ce n’era bisogno.
Alberto Soave