La poetica di Sieni incanta Genova
Occhi azzurri e penetranti, Virgilio Sieni guarda il mondo con un’attenzione poetica che fa bene al cuore. Questo suo sguardo accorto, interessato, pronto, vigile, prudente e premuroso verso l’umanità lo rimanda al gesto, quello che insegna con amore a chi fa danza, ma anche a chi non la pratica, perché con il gesto si parla senz’altro di più che con il verbo, e lui lo sa bene.
Genova in questi giorni ha avuto il piacere di averlo ospite nei suoi posti più belli dai saloni di Palazzo Reale, all’Aula Magna dell’Università, a Casa Paganini, fino all’Oratorio di San filippo in Via Lomellini, dove ben 150 cittadini hanno condiviso il suo progetto L’Atlante del gesto che si è concluso questo fine settimana con quattro diverse performance aperte al pubblico il 24, 25 e 26 marzo 2017.
Chi ha preso parte ai seminari di Sieni che hanno avuto il loro culmine nella performance dislocate nelle varie location genovesi ne è uscito arricchito e commosso ed era proprio questo l’intento del noto coreografo fiorentino che a Genova è affezionato e vuole tornare ancora.
“Durante la lavorazione di queste performance c’erano una decina di persone che avevano più capacità di altre di muoversi e sono questi elementi che inizialmente hanno fatto da traino agli altri, ma poi tutto è fluito senza problemi. Ognuno ha dato il suo al meglio entrando nello spirito del lavoro. – ha detto Sieni – Questo è un percorso che può continuare sia a Genova che altrove. Il collegamento lo si crea tra i vari luoghi e quindi si tesse come una mappa geografica senza confini. E’ stata una magnifica esperienza che ha avvicinato i partecipanti all’idea del gesto e della danza. Il corpo, si sa, fa risorgere”.
Come non essere d’accordo dopo aver visto nelle sale di Palazzo Reale fantastici gruppi apparentemente disomogenei che via via si uniformano formando figure plastiche aiutati dalle note di una musica che ne agevola gli impulsi. Gli elementi del gruppo si accompagnano nel gesto, si trovano, si comprendono, formando piccoli ammassi amorevoli. Alcuni si toccano, rotolano a terra prima da soli poi aiutati dal gruppo ed infine vengono avanti insieme a braccia aperte come a cercare conferma nel mondo che li circonda. Una poetica dell’amore e della condivisione che riporta alle pulsionali ancestrali dell’uomo.
“La vita non sembra più un fenomeno che emerge nell’universo, ma è l’universo stesso che sembra diventare sempre più vivente” scriveva Erich Jantsch e Virgilio Sieni nel suo lavoro sembra ricordare proprio questo concetto. Leggiamo ciò con estrema chiarezza nel lavoro praticato su cinque coppie selezionate composte da un genitore e un figlio o figlia, che domenica 26 marzo alle ore 11 e alle ore 16 nell’Aula Magna del Palazzo dell’Università (Via Balbi 5) che hanno dato vita a Madri e Figli / Padri e Figli_Pietà, partendo da una tradizione occidentale che associa la rappresentazione di madri e figli a una specifica immagine di intimità, dolore e bellezza, si sviluppa una danza che indaga sulla relazione filiale e sulle origini della vita.
Ogni coppia presente in aula all’interno del suo recinto segnato da un quadrato di scotch bianco ha il suo modo dolcissimo di dire all’altro (o all’altra) ”ti amo”. Un giovane padre parla col piccolo figlio attraverso una forma di gioco delicato fatto di gesti e sguardi in cui tira fuori tutto il sentimento forte che c’è tra di loro. Non meno forte si dimostra il legame tra una madre ed una figlia poco più che adolescente. Qui la gestualità è più timida, meno dichiarata, qualche errore potrebbe addirittura generare un conflitto, ma l’estrema attenzione a non ferire e ad aprirsi porta verso quell’intesa che vuole esserci e ci deve essere perché il legame di sangue è più forte di qualunque conflitto generazionale.
Gli approcci tra le varie coppie variano a seconda dell’età dei componenti, anche questo è palese, ed è bello verificare come ogni situazione abbia bisogno di un avvicinamento differente perché così vuole la storia della vita.
Il pubblico è attento e condivide ogni cosa di quello che vede, questa condivisione chiarifica tanti punti oscuri di quello che è il complicato rapporto tra genitori e figli. Chi tra i presenti non avrebbe voluto essere lì a vivere quell’apertura magica con il proprio congiunto più caro?…
Grazie Virgilio. Genova saluta questo grande artista e ringrazia anche chi ha reso possibile il progetto L’Atlante del gesto ossia il centro di ricerca Casa Paganini – InfoMus del DIBRIS – Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi dell’Università di Genova, Goethe- Institut Genua, Museo Palazzo Reale, Teatro dell’Archivolto e naturalmente Virgilio Sieni Centro di produzione sui linguaggi del corpo/Accademia sull’arte del gesto.
Francesca Camponero
[Foto di Laura Santini]