Il sorriso di Svetlana
Una conferenza stampa non è mai l’occasione migliore per valutare un artista, perché richiede una ritualità, una sorta di liturgia che troppo spesso sconfina in frasi fatte e luoghi comuni. Rappresenta però un’occasione unica per conoscere un’artista al di fuori della scena, per poterla “vedere da vicino”. E in parte questa mattina è andata proprio così, almeno fino a quando Svetlana Zakharova non ha iniziato a parlare di “Amore”, il suo ultimo progetto.
E allora, ecco la trasformazione. Le frasi si sono fatte più lunghe, il volto si è rilassato, gli occhi si sono illuminati ed è sbocciato un gran sorriso. Amore non è solo il titolo di uno spettacolo, ma è la passione che la grandissima ballerina russa di origine ucraina mette in quello che fa. Il titolo nella nostra lingua è un omaggio all’Italia, paese che conosce benissimo perché sovente ospite alla Scala di Milano e in altri teatri (ma mai, prima d’ora, al Carlo Felice di Genova). Il tour mondiale di questo spettacolo è infatti iniziato in Emilia, e Zakharova ha raccontato delle emozioni provate nel danzare il ruolo di Francesca da Rimini nella città dove Francesca nacque nel 1259 o 1260.
Svetlana Zakharova, vista da vicino, rappresenta il modello ideale del fisico della ballerina secondo i canoni dell’Accademia Vaganova: gambe e braccia lunghe, collo lunghissimo e testa piccola. I suoi movimenti sono dolcissimi ma trasmettono grande energia allo stesso tempo. E il suo sguardo comunica le emozioni che prova, nonostante la classica compostezza russa. Emozioni che, domani, saranno trasmesse al pubblico che, ne sono certo, non vorrà mancare all’evento. Io ci sarò e ne darò prontamente informazione sul sito.
Amici che erano al corrente di questa conferenza stampa e che hanno figli che studiano danza, mi hanno chiesto come si fa a diventare come Svetlana Zakharova. Ci sono sicuramente alcuni requisiti di partenza dai quali non si può prescindere e sono il talento e il fisico. Ma non bastano: ci vuole moltissimo lavoro, costanza, forza di volontà e passione. Servono poi buoni maestri, anche loro appassionati, e un po’ di fortuna nel fare le scelte giuste al momento giusto. Solo così si può emergere in un mondo fortemente competitivo come quello del balletto e diventare étoiles internazionali.
Purtroppo sono un pessimo fotografo e le immagini che ho scattato risentono di questa mia incapacità.
Alberto Soave