Al Teatro Regio di Torino sale in cattedra l’Onegin di Boris Eifman
In questi giorni al Massimo torinese vanno in scena gli splendidi danzatori del Boris Eifman Theater di San Pietroburgo nell’ultima rivisitazione dell’Onegin
Onegin è una miscellanea perfetta delle donne e degli uomini russi di primo Ottocento, scelti e firmati da Alexandr Puskin per la letteratura che ha racchiuso in sé l’intera anima russa. Lo stesso scrittore ha più volte ribadito l’intento di parlare alla Russia della Russia, attraverso stereotipi più o meno noti al grande pubblico, con un risultato avvincente e duraturo. Quell’Evgeny Onegin è divenuto nel tempo libretto di opera di balletto, con lo straordinario contributo musicale di Piotr Ilich Ciaikovsky nella realizzazione della coreografia che fu di John Cranko. Personaggi salienti dei rispettivi ambiti artistici per un titolo che è il nome e cognome di un personaggio davvero pregno delle molteplici sfaccettature russe, proprio come nelle originarie intenzioni artistiche e culturali di Alexandr Puskin nel titolo edito nel 1831, qualche annetto prima della trasposizione in opera del 1879 ad opera di Piotr Ilich Ciaikovsky. Libretto e musica poi diventati perno coreografico nelle mani di John Cranko, per il Balletto di Stoccarda nel 1965, caposaldo del repertorio di balletto dell’intero Novecento. Titolo nel quale si consumano i quattro destini incrociati di giovani innamorati. Un girotondo perfetto di amore, rifiuto, delitto, fuga e pentimento: Tatjana che si innamora di Onegin che la rifiuta e fa la corte alla sorella Ol’ga, che è fidanzata di Lenskij. Questi sfida a duello Onegin, che lo uccide. Dovranno passare molti anni perché Onegin e Tatjana si incrocino di nuovo a Pietroburgo, ma la nuova passione di lui non potrà più essere corrisposta dalla autorevole dama della nobiltà della capitale. Storia dalle molteplici sfaccettature, dunque, rimaste arroccate nel proprio libretto fino alle ultime varianti scritte, pensate e musicate degli ultimi anni. Ovvero fino alla maggiore manipolazione del testo possibile, quella delle sapiente mani di Boris Eifman per l’omologa compagnia creata e diretta a San Pietroburgo, in questi giorni in scena al Teatro Regio di Torino.
Onegin: da John Cranko a Boris Eifman
L’Onegin dell’Eifman Ballet Theater è la nuova frontiera russa che rinasce ai tempi del putsch. Il balletto del coreografo Boris Eifman è rappresentato per la prima volta nel 2009 a San Pietroburgo ed è ambientato nel 1991, nei giorni dell’assalto alla Casa Bianca e dell’intervento salvifico di Eltsin, e dell’originale di Alexandr Puskin conserva tutta la forza drammatica. Ora però Lenskij è un dissidente in jeans e chitarra, Onegin un oligarca annoiato, Tatjana e Olga due donne romantiche ed al contempo amanti della bella vita. La pulsione che spinge Onegin a corteggiare Olga, fidanzata di Lenskij, dopo avere respinto le avances di Tatjana, sono portate all’ennesima potenza scenica da Boris Eifman: avviene perché Onegin a sua volta è stato respinto da Lenskij, di cui è inconsciamente invaghito! A questo si aggiunga che la bella Tatjana esce dalla tragedia sposando il ricco Gremin, uomo dal losco passato, ferito negli scontri del ’91 e con una benda nera su un occhio. Grandi scene di eleganza vistosa dei nuovi ricchi, balli scintillanti dove arriva Onegin e si innamora di quella bella donna che aveva respinto da ragazzetta.
Per raccontarci tutto questo, Eifman fa ricorso a un linguaggio coreografico ibrido, molto esigente per i suoi splendidi danzatori. Per le idealistiche esplosioni di libertà tipiche degli anni Novanta il coreografo ha scelto le musiche di Aleksandr Sitkoveckij ed un massiccio ricorso a Piotr Ilich Ciaikovsky, dal quale pesca nella vasta produzione sinfonica, senza tralasciare l’Onegin come per esempio nel grande valzer del primo atto, che qui diventa l’occasione di ballo per i nuovi ricchi russi. Lo stesso Boris Eifman ci spiega la genesi del suo Onegin in piena rottura con la tradizione:
perché ho scelto proprio il romanzo Onegin di Aleksandr Puškin? Cosa racchiude, da attirare oggi la mia attenzione? Il romanzo è stato definito un’enciclopedia della vita russa, in cui Alexandr Puskin ha creato un esempio perfetto dell’indole russa di quel tempo, dandone un’immagine poetica, misteriosa, imprevedibile ed estremamente sensuale.
Ho trasportato i personaggi di Alexandr Puskin ai giorni nostri, in circostanze nuove, più drammatiche, anche estreme, quando il vecchio mondo collassa e la vita ci impone nuove regole. Avevo bisogno di questo esperimento per rispondere a una domanda che mi assilla: cos’è oggi l’anima russa? Ha preservato la sua unicità, il suo mistero, la sua forza d’attrazione? Cosa farebbero i personaggi del romanzo se vivessero oggi? Cosa nel romanzo era un riflesso dei tempi e cosa una traccia del destino di molte generazioni di miei connazionali?
Rottura nella rottura, dunque, con un Onegin da sempre nell’occhio del ciclone della letteratura russa e, da qualche anno a questa parte, anche del balletto pur ancorando il coraggioso libretto alla straordinaria classe della compagnia di balletto dell’ensemble di Boris Eifman all’ennesima prova di forza nel cuore della letteratura.
Massimiliano Craus – www.fanpage.it