Balletto
in due parti | Soggetto
e coreografia | Maurice Béjart |
Musica | Pierre
Henry e Piotr Ilich Chaikovsky | Prima
rappresentazione | Bruxelles, Forest National,
Ballet du XXè Siècle, 8 ottobre 1971 | Interpreti | Jorge
Donn, Paolo Bortoluzzi, Daniel Lommell, Micha van Hoecke, Jorg Lanner, Suzanne
Farrell, Angèle Albrecht, Pierre Dobrievich, Victor Ullate, Dyane Gray-Cullert | Scenografia
e costumi | Joëlle Roustan e Roger Bernard |
Balletto basato su un collage di musiche e su estratti
dell'ormai celebre "Diario" del grande e sfortunato Vaslav
Nijinski. Lo spettacolo non si propone di certo la ricostruzione della vicenda
biografica di Nijinski, ma è costituito da una serie di quadri ed episodi
riguardanti un giovane continuamente alla ricerca disperata della verità
della vita. Spectre de la rose, Shéhérezade, Petrouchka
e il Faune, quattro fra le più fortunate e celebri interpretazioni
di Nijinski, costituiscono la struttura portante di questo fantasioso spettacolo. Il
lavoro ha poi subito un riadattamento in vista delle commemorazioni e celebrazioni
della nascita di Vaslav Nijinski (1889-1950. Nel 1989 è stato tutto un
fiorire di spettacoli, conferenze, libri, saggi, lezioni, momenti di riflessione
su uno dei casi più pietosi della storia del teatro moderno. Nel febbraio
1983, Lindsay Kemp aveva già dato il suo contributo di uomo di teatro e
artista, mettendo in scena lo spettacolo Nijinski, il matto. Nella
nuova versione di Béjart, il Nijinski, clown de Dieu si è
ristretto a due soli personaggi: il danzatore Jorge Donn e l'attrice Cipe Lincovsky.
In questo nuovo lavoro a due, dalle parvenze di recital, né Donn, né
la Lincovsky interpretano il personaggio di Nijinski che fu, nel primo periodo
dei leggendari Ballets Russes, l'anima candida del complesso in contrapposizione
all'anima nera di Diaghilev, il direttore-impresario-tiranno. È uno spettacolo
nel quale c'è una inisistente miscela di parole, suoni, movimenti esagitati,
frammenti dal diario, musiche di autori vari, come Beethoven, Chaikovski, Mahler
e altri. E in più, effetti di luci violente, apparizioni clownesche, il
tutto senza una vera e propria commozione (non un momento di contenuta, intima
emozione). Insomma, uno spettacolo tronfio e magniloquente alla Béjart,
di grande presa sul pubblico anche per la bravura, dispiegata a pieno ritmo, del
fedelissimo Donn. Nulla a che fare con ilprimitivo Nijinski, clown de Dieu.
Per questa ripresa o rifacimento ( per una maggiore facilità di allestimento
nelle vorticose tournées della compagnia), Béjart ha sottolineato
lo spettacolo «sognatoe realizzato attraverso l'anima del più grande
ballerino di tutti i tempi». La prima rappresentazione
in Italia si tenne al Teatro Nuovo di Milano il 23 ottobre 1990. Un
altro importante spettacolo in occasione del centenario della nascita di Nijinski
andava in scena al Teatro San Carlo di Napoli l'11 aprile 1989 con il titolo Nijinski,
memoria di giovinezza. Ideato da Beppe Menegatti (su testo di Domenico De
Martino), con regia dello stesso Menegatti, coreografie di autori vari, aveva
come interpreti Carla Fracci, Ekaterina Maximova e Eric Vu An (scene e costumi
di Luisa Spinatelli). |