Azione coreografica,
storica, allegorica in 6 parti e 11 quadri | Coreografia
e libretto | Luigi Manzotti | Musica | Romualdo
Marenco | Prima rappresentazione | Milano,
Teatro alla Scala, 11 gennaio 1881 | Interpreti | Bice
Vergani (Luce), Carlo Montanara (Tenebre), Rosina Viale (Civiltà),
Carlo Coppi (Dionisio Papin), Angelo Cuccoli (Alessandro Volta),
F. Razzani, Geninazzi, Coppini Bartolini, May, Hofschuller, Radice, Achille
Balbiani, Vismara. | Scenografia
e costumi | Alfredo Edel | Sul
libretto, l'autore scrive:"Vidi il monumento innalzato a Torino in gloria
del portentoso traforo del Cenisio ed immaginai la presente composizione coreografica.
È la titanica lotta sostenuta dal Progresso contro il Regresso ch'io presento
a questo intelligente pubblico: è la grandezza della Civiltà che
vince, abbatte, distrugge, per il bene dei popoli, l'antico potere dell'oscurantismo
che li teneva nelle tenebre del servaggio e dell'ignominia. Partendo dall'epoca
dell'Inquisizione di Spagna arrivò al traforo del Cenisio, mostrando le
scoperte portentose, le opere gigantesche del nostro secolo. Ecco il mio Excelsior
che sottopongo al giudizio di questo colto pubblico." Manzotti
parte dall'Inquisizione di Spagna, massimo esempio di potenza raggiunta con iniquità,
che Luce e Civiltà riusciranno a sconfiggere (quadro I). La prima parte
termina con il trionfo di un'epoca nuova grazie alla Scienza, alle scoperte, al
progresso di un'era moderna (quadro II).Ecco il primo battello a vapore (sulle
sponde del fiume Weser, vicino alla città di Brema) inventato da Dionisio
Papin e poi distrutto dagli stessi battellieri istigati dall'Oscurantismo (quadro
III); il quadro successivo vedrà però gli sviluppi della sua invenzione,
cioè un grande piroscafo (quadro IV). Il quadro V mette in scena Alessandro
Volta, genio dell' elettricità, mentre il VI espone l'invenzione del telegrafo.
Permane ancora la lotta tra il Genio delle Tenebre e la Luce: a viaggiatori travolti
da una tempesta di sabbia del deserto, la luce indica la salvezza (quadro VII),
ed ecco che in luogo del deserto si scorge un largo canale, l'istmo di Suez. Uomini
di tutte le nazioni si abbracciano fraternamente. In un lungo pas
de deux, la Civiltà libera lo Schiavo dalle sue catene (quadro
VIII). Nel quadro successivo ingegneri ed operai italiani e francesi fanno esplodere
l'ultima mina consentendo l'apertura del traforo del Cenisio. Gli ultimi due quadri
inneggiano alla vittoria della Scienza sull'Oscurantismo in un'apoteosi della
filosofia positivista. Di tutti i"grandi balli"
di Luigi Manzotti (1835-1905), l'Excelsior è il più popolare
di tutti e rallegrò le più vaste platee in ogni parte d'Europa.
Nella sola annata 1881 ebbe oltre cento repliche e fu ripreso negli anni 1883,
1888, 1894 con un altro centinaio di rappresentazioni (sempre alla Scala). Ebbe
anche edizioni a Vienna (1885) e a Londra (Her Majesty's Theatre, 22 gennaio 1885,
con Enrico Cecchetti). Nel corso di una trentina di anni riuscì a toccare
le 330 repliche. Nel XX secolo fu ripreso alla Scala (1916 nella versione di Renato
Simoni) e al San Carlo di Napoli (1931, versione di Giovanni Pratesi ). Una delle
più recenti edizioni è stata curata dal regista Filippo Crivelli
in collaborazione con il coreografo Ugo dell'Ara per il 30 Maggio Musicale Fiorentino
al Teatro Comunale di Firenze (prima rappresentazione 27 giugno 1967) con ripresa
l'anno successivo. Scene e costumi erano di Giulio Coltellacci, mentre gli interpreti
erano Ludmilla Tcherina (Luce), Ugo dell'Ara (Oscurantismo), Carla
Fracci (Civiltà), direttore d'orchestra Franco Mannino. Con Carla
Fracci e Paolo Bortoluzzi nei ruoli della Civiltà e dello Schiavo, il ballo
di Manzotti e Marenco ricompariva alla Scala il 16 settembre 1974 e alle Terme
di Caracalla di Roma (stagione estiva 1976 con il complesso di ballo del Teatro
dell'Opera). Nell'estate 1978, in occasione dei duecento anni di storia della
Scala, il famoso teatro milanese riproponeva ancora una volta Excelsior
di nuovo con Carla Fracci (Civiltà), e Paolo Bortoluzzi (Schiavo),
Enrico De Mori dirigeva l'orchestra che suonava il Marenco rivisitato da Fiorenzo
Carpi. Il balletto prelude ad un nuovo genere di spettacolo,
la rivista, anche grazie alla spettacolarità degli effetti scenici e delle
macchine teatrali in uso nel balletto barocco. La coreografia di Manzotti è
impiegata in questo ballo secondo i canoni che erano appartenuti alle evoluzioni
geometriche, alle file, ai cerchi e alle diagonali dei cortei, tra l'atletismo
e la ginnastica. Fra le molte versioni e riproduzioni
dell'Excelsior in Europa e nel mondo sono da ricordare un'edizione, parzialmente
filmata, a cura di Luca Comerio nel 1914 e quella realizzata con le marionette
del Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca e dei Fratelli Colla di Milano alla
Piccola Scala (1969) e al Festival di Spoleto (1970-1990). Recentemente,
il Teatro alla Scala di Milano ha riallestito il ballo Excelsior. |