Balletto
in un atto | Libretto | G.
Martinez Sierra (da un racconto di P. de Alarcon) | Coreografia | Léonide
Massine | Musica | Manuel
de Falla | Prima rapppresentazione | Madrid,
1917, con il titolo El corregidor y la molinera (pantomima). In forma di
balletto:Londra, Alhambra Theatre, 22 luglio 1919 (Ballets Russes di Serge de
Diaghilev) | Interpreti | Tamara
Karsavina (la mugnaia), Léonide Massine (il mugnaio), Léon
Woizikowsky (il governatore), Stanislas Idzikowsky (il Dandy), Alanova
(la moglie del Governatore), | Scenografia
e costumi | Pablo Picasso | Direttore
d'orchestra | Ernest Ansermet | Tit.
orig. spagnolo | El sombrero de tres picos | L'
azione del balletto si svolge in Spagna verso la fine del XVIII secolo. È
pomeriggio, nella piazzetta di un tranquillo paese il mugnaio e la moglie sono
occupati nel loro lavoro. Si interrompono per osservare il corteo del governatore
che passa con il suo seguito. Affascinato dalla bellezza della mugnaia, il governatore
le fa un gesto di intesa, ma si riprende subito di fronte allo sguardo della moglie
che gli offre il braccio: i due si allontanano. Non passa molto tempo che il governatore
fa ritorno al mulino. Il mugnaio si indispettisce ma la moglie riesce a calmarlo
invitandolo a nascondersi per vedere come lei riuscirà a prendere in giro
il notabile. Essa inizia a ballare un fandango. Il ballo è seducente
e l'anziano signore, ormai privo di forze, crolla a terra. Appare il mugnaio,
minaccioso, e il governatore capisce di essre stato preso in giro dai due giovani
sposi e se ne va, mentre i due riprendono a danzare il fandango. Al
mulino sopraggiungono i vicini dal paese e danzano (qui è inserita la ben
nota danza del mugnaio detta farruca). È la notte di S. Giovanni.
La festa si interrompe all'arrivo delle guardie del governatore con l'ordine di
arrestare il mugnaio. Dopo un po' di tempo, il governatore,
liberatosi del mugnaio, torna al mulino ma è respinto dalla mugnaia che,
nel divincolarsi, lo fa ruzzolare dal ponte in un corso d'acqua e fugge via. Rimasto
solo, il governatore si ritira nella casa dei due sposi, si spoglia, mette gli
abiti bagnati ad asciugare fuori della casa e si accomoda nel letto matrimoniale
per riposarsi e riaversi dalla spiacevole avventura. Nel frattempo il mugnaio,
sfuggito alle guardie, fa ritorno a casa e subito si accorge degli abiti stesi
ad asciugare. Prende il tricorno e si cambia gli abiti con quelli del governatore.
Quando il governatore si accorge di essere rimasto senza vestiti, si mette quelli
del mugnaio ma viene scambiato per l'evaso dai gendarmi e arrestato. Nel frattempo
torna anche la mugnaia e credendo che l'arrestato sia suo marito tenta di salvarlo.
Tutti si fanno intorno, anche il mugnaio nei panni del governatore che, vedendo
la moglie difendere il rivale, si indispettisce e lotta con questi.Nonostante
la confusione generale, l'anziano signore viene riconosciuto e i due sposi fanno
pace. A sottolineare la sconfitta del tiranno, i popolani lanciano in aria a più
riprese il fantoccio (el pelele di goyesca memoria) che riproduce il governatore
in abito ufficiale con il tricorn : un tricorno che dà il titolo alla gustosa
storia picaresca ma che è anche simbolo aborrito e inequivocabile di classe
e di potere. Numerosi sono stati, dalla prima rappresentazione,
i revivals del balletto messi in scena per differenti compagnie, molti dei quali
con la coreografia originale di Massine. In particolare ricordiamo le riprese
alla Scala a partire dal 1952 in poi con Luciana Novaro, una mugnaia di grande
rilievo. Massine allestì la sua versione per il Sadler's Wells Ballet (al
Covent Garden di Londra, interpreti lo stesso Massine e Margot Fonteyn, 1947e
all'Opera di Vienna, 1964), con il Robert Joffrey Ballet (1969) e con il London
Festival Ballet (1973). Da ricordare anche la versione di Antonio con la sua compagnia
(1963), e quelle di Lizzie Maudrick per la Scala (1934), di Aurelio Milloss (all'Opera
di Roma nel 1938 e al Palazzo dello Sport di Milano, con il complesso di ballo
della Scala, nel 1946), di Margherita Wallmann (Palermo, Teatro Massimo, 1954),
e ancora quella di Ugo dell'Ara (alle Terme di Caracalla con il complesso di ballo
del Teatro dell'Opera di Roma) per concludere con la recente versione di Amedeo
Amodio (Festival delle Ville Vesuviane a Villa Campolieto, Ercolano, 5 luglio
1990 e poi in tournée estiva oltre che nella stagione 1990-1991). |