| Libretto e
coreografia | Vaslav Nijinski |
Musica | Claude
Debussy (Prelude à l'après-midi d'un faune) | Prima
rappresentazione | Parigi, Théâtre
du Châtelet, Ballets Russes di Serge de Diaghilev, 19 maggio 1912 | Interpreti | Vaslav
Nijinski (il fauno), Lydia Nelidova (la ninfa) | In
un caldo pomeriggio d'estate il fauno, sopra una collinetta, si distende al sole,
carico di desiderio sessuale e rapito dal suono del suo flauto. Spinto da un tenero
sentimento, incomincia a danzare. In quel momento passano delle ninfe. Il fauno
le vede e si avvicina. Le ninfe si spaventano e fuggono, ma poi, incuriosite,
tornano sui loro passi. Il fauno riprende a danzare e le insegue. Una di esse
rimane indietro permettendo al fauno di raggiungerla. Il fauno tenta di abbracciarla,
ma lei, timida, sfugge dalle sue braccia e si ripara nel vicino boschetto perdendo,
nella fuga, una sciarpa. Il fauno, deluso ma felice, raccoglie il velo e lo alza
al cielo, poi lo bacia con trasporto, vi si adagia sopra e lo possiede, come fosse
l'oggetto del suo amore, in un ultimo slancio erotico. Il
balletto si basa sulla celebre partitura di Devussy, composta nel 1894 e ispirata
all'altrettanto celebre egloga di Stéphane Mallarmé (1876). Dal
punto di vista figurativo, Nijinski si ispirò ai bassorilievi ellenici
e cercò di riprodurli in una serie di movimenti e di atteggiamenti di profilo
e posizioni angolate. Alla prima parigina del balletto
una gran parte del pubblico si scandalizzò di fronte alla realistica scena
finale e caricò Nikjinski e Diaghilev di insulti. Successivamente, Serge
Lifar ne diede una versione in forma solistica (1935). Numerosissime le altre
versioni coreografiche del brano musicale. Fra le più rivoluzionarie si
ricorda quella di Jerome Robbins con il titolo Afternoon af a Faun (1953).
Fra le edizioni allestite in Italia, quella di Amedeo Amodio ha avuto notevole
successo, a partire dalla prima a Spoleto, Festival dei Due Mondi 1972. La coreografia
venne poi presentata alla Scala di Milano, con Amodio accanto a Luciana Savignano
(scena di Manzù), poi a Reggio Emilia con Aterballetto e infine nuovamente
alla Scala nel luglio 1991 con interpreti Luciana Savignano e Jorge Iancu. |