Non sapevo
fosse una donna, e che fosse
franco-spagnola, la coreografa
di questa stravagante ma stuzzicante
rivisitazione del famoso balletto-favola
su partitura di Prokof'ev.
Certo di
Cenerentola non s' è
mai imposta una versione di
riferimento con cui il ballettomane
medio possa identificare il
titolo, ma ci sono, e ci sono
stati, numerosi "remake":
il più famoso forse è
quello di Nureyev del 1984 (il
cui video con lo stesso Nureyev,
Sylvie Guillem e Charles Jude
è ampiamente diffuso),
ambientato nel mondo del cinema
anni '30...
Comunque
anche l' iconografia della versione
Marin è piuttosto nota
e diffusa, specie in Internet
che pullula d' immagini di ballerini/e
col volto sostituito da questa
maschera fissa leggermente inquietante
che li priva dello sguardo e
del sorriso.
Finalmente,
buon ultimo, Merc 29 Gen al
Comunale di Modena, l' ho visto
anchio: il lavoro, 1 ora e 27'
tutti di seguito, uno dei pochi
esempi di balletto narrativo
di Danza contemporanea, si lascia
seguire e non annoia mai, visto
il continuo e sorprendente ingresso
in scena di personaggi, sempre
in maschera ma coi costumi più
diversi, e di oggetti fantasiosi,
ma alla fine non lascia un segno
indelebile.
La Marin
s' è formata con Bejart,
ma deve aver visto anche molto
Mats Ek, dato che ci presenta
una danza originale, tutta potenza
e volutamente quasi impacciata
(si direbbe quasi a causa delle
maschere che, indossate da tutti
i ballerini, impediscono loro
una corretta visuale..).
Cenerentola
esordisce con la tradizionale
ramazza in mano e nulla sembra
alleviare il suo infelice stato:
alle prepotenze sadiche delle
immancabili, laide come non
mai, sorellastre s' aggiungono
quelle della matrigna, mentre
solo il padre sembra esprimerle
un barlume di tenerezza. Ma
ad un certo punto, aprendo un
cassonetto, ne esce vagendo
come 1 neonato un cugino di
E.T. (il film è del 1982,
la coreografia della Marin del
1985), che poi si trasforma
in fata. Gli animali che accompagnavano
lo strano essere diventano musicisti
vestiti di nero e rosso.
Tutto è
torbido ed anti-fiabesco in
questa lettura: il frequente
spargimento di fumo (ultimamente
molto impiegato negli spettacoli
di Danza...) in scena contribuisce
a creare l' atmosfera onirica,
mentre a volte (pure nel finale
ed ai saluti...) si ricorre
anche ad effetti luminosi di
tipo psichedelico. Lampadinette
ci sono nel gonnellino di Cenerentola
e brillantini sulle sue scarpine...
Comunque
Cenerentola sale su una macchinina
a pedali (il cocchio?) e se
ne va, credo, alla festa. La
vicenda della festa e relativa
perdita di scarpina c' è,
ma è poco chiara (o mi
sono distratto io!?...).
Comunque
bello e originale il Passo a
due: lento, all' unisono, con
ampio impiego di mani rasoterra...;
poi il principe se la mette
a cavalcioni e la fa rotolare
giù... Finito il passo
a due arriva la torta, ma poi
si fa il salto della corda:
prima il principe, poi 2 altri
personaggi, poi 3..., la corda
gira sempre più veloce
finchè Cenerentola inciampa
e cade...
Al secondo
piano si vede il principe partire
alla sua ricerca in sella ad
un cavallino (scenetta che probabilmente
dal loggione non avranno visto...).
Fatto sta che nella ricerca
spasmodica della proprietaria
della scarpina perduta né
un' affascinante spagnola con
lo strascico, nè una
conturbante araba, né
le odiose sorellastre hanno
successo nel calzarla.
Non appena
invece la prova riesce a Cenerentola,
un nobile dignitario sposa lei
ed il principe con la spada.
Poi entra una teoria di 16 pupazzetti
raffiguranti dei bambini urlanti:
il principe azzurro, lungi dall'
essere la realizzazione dei
sogni di una fanciulla, è
un futile ragazzaccio con la
spada sempre in mano, ma costituisce
una buona scusa per un matrimonio
di circostanza che le consenta
di cambiar aria...
Diciamo
che l' insieme non m' ha fatto
impazzire dal piacere, ma m'
ha attratto a sufficienza, spesso
affascinandomi per certi episodi
coreografici pressochè
inediti e comunque lontani dalle
sequenze di passi-base accademici,
tranne qualche tour en l' air.
Un po' di disturbo m'ha arrecato
solo la sospensione periodica
della Musica con la sua sostituzione
con suoni e rumori disarticolati,
anche se ammetto che era funzionale
alla lettura allucinata e pessimistica
della Marin.
Era in scena
proprio il Ballet de l' Opera
National de Lyon per cui il
balletto è stato creato
da Maguy Marin: prima ballerina
Ksenia Kastalskaia, primo ballerino
Andrew Boddington.
A
cura di Lucio Peres
(1 febbraio 2003)
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IT-ARTI-DANZA
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