Balletto in due tempi
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Coreografia | Loris Gai |
Musiche originali ed elaborazione su musiche d’epoca | Raf Cristiano |
Prima rappresentazione | Aglié (Torino), Teatro del Parco del Castello, Compagnia di Balletto del Teatro di Torino, 25 giugno 1983 |
Interpreti | Jean-Pierre Martal (Guido), Tiziana Spada (la madre), Laura Brusa/Patrizia Campassi (la sorella), Loredana Furno (Amalia) |
Scenografia e costumi | Luigi Le Voci |
Nel 1983 ricorreva il centenario della nascita di Guido Gozzano, per cui la città di Aglié Canavese organizzò una celebrazione in onore del poeta, morto trentatreenne di tubercolosi a Torino. La Compagnia del Teatro di Torino, diretta da Loredana Furno e Jean-Pierre Martal, pensò quindi a un balletto. Nacque così Amo le Rose che non Colsi, ispirato alla storia d’amore non vissuta fra Amalia Guglielminetti e il poeta. Due personaggi e una situazione che delineano un arco preciso tra il mondo dannunziano e quello che tentava di superarlo con un nuovo linguaggio, il cui interprete principale fu, per l’appunto, Guido Gozzano.
Per molto tempo, la fama del poeta torinese rimase legata ad alcune celebri frasi , quali «le buone cose di pessimo gusto» e «le cose che potevano essere e non sono state»; in seguito ci si accorse che in lui ironia e poesia di tipo colloquiale procedevano insieme. È difficile, quindi, trasformare in teatro, in immagine, in ambiente scenico ciò che è soprattutto parola, e spesso ossimoro, così come è arduo affrontare il personaggio introverso e complesso di Gozzano, proteso verso la nostalgia di amori più vagheggiati o sognati che realmente vissuti. Fonte principale della trasposizione teatrale di Loris Gai è stato l’epistolario fra Gozzano e la Guglielminetti, anch’ella poetessa, pubblicato postumo nel 1951 con il titolo Lettere d’amore, calato nell’ambiente che vide Torino, nei primi anni dello scorso secolo, divisa fra i languori crepuscolari e le prime avvisaglie del processo di industrializzazione.
Memore dell’alone letterario che circondò costantemente il dramma d’amore dei due poeti, Loris Gai ha dato loro la possibilità di esprimersi attraverso duetti di struggente espressività. Qui è l’amore che si offre e si nega, si lacera, si dispiega nelle situazioni più diverse, nel salotto fra intellettuali a convegno, nella vita che scorre al mare nella beata incoscienza, nello sciamare delle ragazze bene, nella ricerca di conoscenze legate alla natura (ad esempio la collezione di farfalle che darà vita a un singolare poemetto di Gozzano dedicato alla Guglielminetti) o nei viaggi lontani, per dimenticare.
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991