Balletto in tre atti
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Libretto | Jules Barbier e Baron de Reinach |
Coreografia | Louis Mérante |
Musica | Léo Delibes |
Prima rapppresentazione | Parigi, Opéra, 14 giugno 1876 |
Interpreti | Rita Sangalli (Sylvia), Louis Mérante (Aminta), Marco Magri (Orione), Marie Sanlaville (Eros), Louise Marquet (Diana) |
Scenografia | Jule Chéret, Alfred Rubé, Philippe M. Chaperon |
Costumi | Eugene Lacoste |
Il balletto racconta l’amore del pastore Aminta per Sylvia, ninfa di Diana. Egli è respinto come lo è il cacciatore nero Orione.. Con l’intervento di Eros la ninfa cambia di avviso ma l’amore di Aminta sarà più volte messo alla prova. Diana perdonerà l’infedeltà della ninfa e benedirà, infine, le sue nozze col pastore.
Il balletto è basato sul ben noto dramma pastorale “Aminta” di Torquato Tasso” (1573) e reca in sé tutte le incongruenze e soprattutto il pesante meccanismo del balletto d’azione di fine Ottocento. Il personaggio di Eros, per esempio, era sostenuto da un danzatore en travesti. La musica di Delibes ha non poche qualità ed è per quest motivo che Sylvia è stato ripreso più volte anche in differenti versioni, ad esempio all’Opéra di Parigi. ove nacque, con la coreografia di Léo Staats (1919). A Vienna la prima rappresentazione ebbe luogo nel 1877, a Berlino nel 1884. Il coreografo italiano Giorgio Saracco riprodusse, con inevitabili varianti, la coreografia di Mérante al Teatro alla Scala il 29 gennaio 1896, protagonista la celebre Carlotta Brianza che sei anni prima aveva interpretato a Pietroburgo l’Aurora di Bella addormentata. Lev Ivanov e Pavel Gerdt diedero una loro versione a Pietroburgo (Teatro Marijnski, 2 dicembre 1901= protagonista Olga Préobrajenskaja. All’Empire Theatre di Londra (teatro di buone tradizioni ballettistiche) si ebbe un’edizione del tutto rimaneggiata, praticamente nuova nella musica come nel libretto, ad opera di Fred Farren, (18 maggio 1911, interprete principale Lydia Kyasht). Serge Lifar ne mise in scena una sua versione all’Opéra il 5 febbraio 1941 (interpreti Lifar stesso e Lycette Darsonval). Molto curiosa la realizzazione, in formato ridotto, curata da Aurelio Milloss per il Festival Musicale di Venezia al Teatro La Fenice (9 settembre 1949), con il titolo La ninfa di Diana, protagonista Attilia Radice, scene e costumi di Filippo De Pisis. Anche Frederick Ashton ha dato una sua elegante lettura del balletto ottocentesco a Londra, Covent Garden, con il Sadler’s Wells Ballet, 3 settembre 1952, interpreti Margot Fonteyn e Michael Somes. La stessa versione in un atto, sempre in quella sede, fu rappresentata il 18 dicembre 1967, con interpreti Nadia Nerina e Gary Sherwood. Nel 1950 Balanchine preparò un passo a due (dal terzo atto del balletto) per due danzatori della statura di Maria Tallchief e André Eglevsky.
Si è dato il caso, più volte, dell’utilizzo della musica di Delibes per farne un altro balletto. Cisì è stato con Leonid Lavrovski che nel 1931 creò Fadetta (anche con altre musiche di Delibes) in occasione di una matinée della Scuola Coreografica di Leningrado. Fra le produzioni più vicine a noi è da ricordare il rifacimento operato da Lázló Seregi per il Balletto dell’Opera di Stato di Budapest nel 1972, versione portata anche in Italia dalla stessa compagnia al Teatro Regio di Torino con prima rappresentazione il 16 gennaio 1981, addirittura proiettata (come già fece Milloss a Venezia) nel mondo delle ballerine dell’epoca dei due autori Delibes e Mérante, che è poi anche il mondo di Degas.
Forse Sylvia sarebbe stata dimenticata, nella sua veste originaria di balletto, se non avesse avuto una partitura che è da considerare un piccolo capolavoro musicale.
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991