Balletto con prologo tre atti e otto quadri
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Libretto
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Mira Mendelssohn-Prokofieva e Leonid Lavrovsky
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Coreografia
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Leonid Lavrovsky
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Musica
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Sergei Prokofiev
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Prima rappresentazione
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Mosca, Teatro Bolshoi, 12 febbraio 1954
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Interpreti
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Galina Ulanova (Katerina), Maja Plisetskaja (regina della Montagna di Rame), Aleksei Yermolayev (Severjan), Vladimir Preobrajenski, Serge Koren
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Scenografia
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T. Starzhentsky
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Titolo originale russo | Kamenny tsvetok |
Titolo inglese | The Stone Flower |
Il balletto si basa su una fiaba tradizionale della regione dei monti Urali, raccolta da Pavel Bazhov e intitolata Lo scrigno di malachite.
Il fiore di pietra è l’ultimo dei nove balletti composti da Sergei Prokofiev. Ma non fu completato dall’autore che morì il 5 marzo 1953. Due brani della partitura vennero musicati da Dimitri Kabalevskij. La gestazione dell’opera fu assai laboriosa, in quanto l’autore non aderiva alla corrente realista socialista all’epoca dominante. Lo stesso Prokofiev, in quesgli anni per lui difficili e con il fisico provato nella salute, a proposito del balletto asserì: “è il balletto della gioia, della fatica creativa per il bene del popolo, della bellezza dell’uomo sovietico”. Le sue affermazioni sono però difficili da credere, dato che mentiva sapendo di mentire. Si trattava infatti di una rielaborazione di vecchi racconti, tratti da leggende popolari degli Urali, con l’utilizzo di musiche tradizionali di quella regione e di canti popolari russi.
La trama, nonostante l’inusuale lunghezza dello spettacolo (un prologo più otto quadri suddivisi in tre atti per un totale di circa tre ore), è piuttosto semplice. Si racconta l’amore di Katerina e Danilo ostacolato da un signorotto del luogo. L’amore dei due giovani viene dapprima messo alla prova e poi agevolato dalla regina della Montagna di Rame. La vicende, sia quando si svolge nel villaggio, sia quando si sposti sulla montagna o sottoterra, dove la regina nasconde le sue pietre preziose e il fiore che trasforma in pietra chiunque lo guardi , offre molte occasioni per creare accattivanti colpi di scena.
Il balletto inizialmente non ebbe successo. Juri Grigirovich, con una nuova produzione per il Kirov di Leningrado (prima rappresentazione 27 aprile 1957, interpreti Irina Kolpakova come Katerina, Alla Osipenko come regina della Montagna di Rame, Gribov e Gridin, scenografia di Simon Virsaladze) provò a riproporlo in una versione che successivamente venne riprodotta per il Balletto del Bolshoi di Mosca e per il Balletto Reale Svedese nel 1962.
In Italia, un importante allestimento andò in scena nel marzo 1973 al Teatro Comunale di Bologna per la coreografia di Loris Gai, la regia di Beppe Menegatti e l’allestimento scenico di Anna Anni (prima rappresentazione 8 marzo 1973). Gli interpreti erano Carla Fracci (la regina della Montagna di Rame), James Urbain (Danilo), Anita Cardus (Katerina) e Roberto Fascilla (Severjan) con il corpo di ballo del Teatro Comunale e la direzione d’orchestra di Pierluigi Urbini. Su “La Stampa” dell’11 marzo 1973, Alberto Blandi commentò:
[…] Il balletto, sia pure ravvivato da quache momento intensamente drammatico e insaporito dal folclore, alterna i consueti assoli e pas de deux (alcuni sono davvero magnifici), a veri e propri divertissment e danze di carattere. La coreografia di Loris Gai ha probabilmente tenuto presenti le varie versioni sovietiche se a volte si ha l’impressione di uno spettacolo alla Bolshoi, o di una sua riproduzione, contribuendovi i costumi orientaleggianti e le scene monumentali di Anna Anni oltre, s’intende, alla stessa musica di Prokofiev, che ha pagine assai belle, ma anche altre un po’ effettistiche e magniloquenti […].
A cura di Alberto Soave
Fonti:
- Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991